Viaggi di lusso in Medio Oriente | Gli affari di Graziano in Bahrain - Live Sicilia

Viaggi di lusso in Medio Oriente | Gli affari di Graziano in Bahrain

La rotta degli investimenti Palermo-Bahrain

Si spostano all'estero le indagini dei finanzieri a caccia degli investimenti della potente famiglia mafiosa palermitana. Alcune piste portano pure in Romania e a Malta dove l'avvocato Marcello Marcatajo progettava di trasferire il patrimonio. Sequestrati pc, pen drive e documenti.

OPERAZIONE CICERO - LE INTERCETTAZIONI
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PALERMO – Poco prima che lo arrestassero, nel giugno 2014, Francesco Graziano chiudeva chissà quali affari in Bahrain. A bordo di una macchina lussuosa scriveva via Sms alla moglie Maria Virginia Inserillo, pure lei arrestata la notte scorsa nel blitz della Polizia valutaria: “Buongiorno vituccia sono in bentley stiamo andando in ufficio che devo firmare minchia la prossima macchina è questa se dio vuole..”; “C’è il proprietario e un ragazzo e corre come un malato e la musica araba ad alto volume”; ”No aspetto di chiudere una cosa e poi a Palermo verro solo per qualche giorno”.

Adesso è la pista estera che batteranno i finanzieri per trovare il tesoro dei boss. C’è il forte sospetto che le operazioni finanziarie e i beni finora scoperti e sequestrati siano soltanto le briciole. Basta leggere le frasi intercettate per capire che i patrimoni accumulati illecitamente sono stati nascosti lontano dalla Sicilia con una pista che conduce fino al lontano paese Medio Orientale.

Contestualmente agli arresti gli uomini della Polizia valutaria hanno sequestrato le società Igm srl e Sicinvest srl, entrambe con sede nello studio dell’avvocato Marcello Marcatajo, oltre ad una serie di appartamenti a Palermo (in via Libertà, vicolo della Stecca e Mondello) e a San Vito a San Vito Lo Capo (contrada Piano di Sopra e via San Vito).

I finanzieri, agli ordini del tenente colonnello Calogero Scibetta, ora guardarono altrove. È stato lo stesso Marcatajo a fornire gli spunti investigativi. L’avvocato, parlando con il collega Giandomenico Bondì, spiegava che Francesco Graziano aveva prelevato somme di denaro dalla Igm per nuovi investimenti: “… lui se la fa tra la Toscana… Roma e Bahrain e la Romania, sta organizzando centomila cose, poi glieli sequestreranno… continua a dire…”. Graziano avrebbe proposto di sfruttare la figura del figlio del civilista, Giorgio, da oggi ai domiciliari, per schermare gli affari: “… perché non mettiamo Giorgio, weh, le faccio guadagnare centocinquantamila euro”. L’obiettivo di Graziano sarebbe stato quello di trovare nuove fonti di guadagnando per coprire i buchi provocati nei conti dell’Igm: “… non mi interessa niente, gli fallisce la Costanza, non mi interessa, non può l’Igm restare senza un centesimo perché deve coprire la Costanza e lui si va a pigliare lavori in giro per il mondo, guadagna soldi e io resto come… i discorsi sono, io sento e ho capito che c’è Bahrain, che doveva andare… e non capisce un cazzo… a combinare guai, in posti dove ci tagliano le mani…”.

All’ipotesi estero avrebbe pensato lo stesso Marcatajo, preoccupato che le sue cointeressenze con i Graziano prima o poi gli avrebbero provocato dei guai seri. Ne discuteva con l’ingegnere Francesco Cuccio, anche lui coinvolto nel blitz. “Per soldi in banche svizzere come si può fare?”, chiedeva l’avvocato. E l’ingegnere rispondeva: “Non si può più fare perché quando tu ti presenti vogliono una certificazione che quel denaro è legale e su cui sono state pagate le tasse…”. Marcatajo: “… nel momento in cui… discutiamo l’articolo dell’eredità di mio suocero io…non lo so se a mia moglie le conviene portarseli…”. Cuccio aveva una soluzione: “Marcello a Malta… io ora ci devo andare con mio nipote. Se vuoi ti faccio la strada. Oltretutto all’aeroporto di Catania passi come niente fosse”. E così si è iniziato a indagare sui conti esteri. La traccia di eventuali investimenti potrebbe essere nascosta nei faldoni che a decine sono stati sequestrati oggi nello studio di Marcatajo, in via Enrico Albanese. O nei suoi computer e pen drive che potrebbe custodire quei file che, per stessa ammissione del civilista ed ex docente universitario, andavano distrutti. 


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