I 'narcos' del clan Cappello |Traffico di droga, 23 arresti - Live Sicilia

I ‘narcos’ del clan Cappello |Traffico di droga, 23 arresti

Coinvolto il collaboratore di giustizia Sebastiano Sardo. Due sono irreperibili.

CATANIA – Erano pronti a tutto pur di ottenere i soldi della droga. Agguerriti, freddi e spietati i narcotrafficanti finiti oggi in manette nell’ambito del blitz Double Track della Squadra Mobile. Il “cartello” criminale aveva come punto di riferimento Sebastiano Sardo, detto Occhiolino, da questa estate (come anticipato da LiveSiciliaCatania) collaboratore di giustizia. Il nuovo pentito è indagato nella maxi indagine della Dda di Catania che attraverso intercettazioni e strategie investigative ha ricostruito il canale della droga, dai fornitori fino agli acquirenti. Un traffico di cocaina, marijuana e hashish che aveva l’Etna crocevia di smistamento tra i venditori calabresi e gli acquirenti palermitani e siracusani. “Questa è un’indagine che ha permesso di smantellare un gruppo dedito al narcotraffico”, ha detto il dirigente della Squadra Mobile, Antonio Salvago.

Il cartello della droga era ben organizzato e operativo con diverse squadre in alcuni quartieri di Catania e della Provincia etnea. La Squadra Mobile di Catania ha arrestato, questa mattina, 23 persone (due sono irreperibili) tra la Sicilia e la Calabria (VIDEO).  I soldi degli stupefacenti gestiti dal gruppo di “Occhiolino” sarebbero serviti ad arricchire le casse del clan Cappello Bonaccorsi. Infatti ai componenti della sua squadra di “narcos” è contestata l’aggravante mafiosa.

IL GRUPPO DI “OCCHIOLINO” – Le figure di rilievo del gruppo dell’ex narcotrafficante dei Cappello Bonaccorsi, arrestato a gennaio nell’operazione Wink, sono Simone Guglielmino, Antonino Ivano Santangelo, Nunzio Davide Scrivano, Francesco Troina, Filippo Beninato e Giuseppe Scauzzo Treccarichi. La squadra di “Occhiolino” sarebbe stata in grado di gestire un ingente giro di stupefacenti: tra vendite e acquisti. Compravano droga dalle ‘ndrine calabresi della piana di Gioia Tauro e la rivendevano a Palermo e Siracusa, in particolare uomini del clan Bottaro-Attanasio. Gli “intermediari” del narcotraffico sarebbero i reggini Giuseppe e Gregorio Cacciola.  Le due donne del “gruppo”, Mattea Barbera e Santa Ramona Boncaldo, avevano il compito di custodire la droga e di confezionarla per la commercializzazione.

IL GRUPPO DI PALERMO. I palermitani si rifornivano dai catanesi. Manuele D’Antoni, Fabio Comito, Gabriele Lo Pinto, Onofrio Lo Nigro e Rocco Tutone sarebbero i componenti del gruppo che smerciavano la droga acquistata alle falde dell’Etna nelle strade palermitane.

PRONTI A SEQUESTRARE I DEBITORI. Narcotrafficanti senza scrupoli dicevamo. Simone Guglielmino e Antonino Ivano Santangelo avevano già dimostrato il loro carisma criminale lo scorso marzo del 2016, quando furono arrestati dai carabinieri a Messina dopo che avevano costretto una persona a salire su una Mercedes sotto la minaccia di una pistola per un debito di 130 mila euro dovuto a una partita di droga non pagata. L’uomo, padre del cliente dei catanesi, era stato rintracciato a Toravjanica (in provincia di Roma) per essere portato fino in Sicilia. Nei faldoni dell’inchiesta della Squadra Mobile finiscono le intercettazioni dai quali emerge un altro caso di sequestro. Un sms inviato da Scrivano a un acquirente palermitano non lascia adito a dubbi: “Ciao… sono Davide porta 16 mila euro a Catania e in più tuo cognato di Gabriele e ti vieni a prendere a Manuele”. Insomma il gruppo aveva “prelevato” da Palermo Manuel D’Antoni che sarebbe stato “liberato” solo dopo il versamento di 16 mila euro, un acconto per pagare la partita di stupefacenti. Ma non finisce qui: alcuni degli indagati avrebbero sequestrato il cane del fornitore di marijuana Cacciola che non avrebbe fatto trovare pronta la partita di droga ai catanesi che erano andati in Calabria appositamente. A titolo di garanzia i trafficanti etnei hanno sequestrato l’amico a quattro zampe del fornitore calabrese.

IL CANALE CON COSENZA. Non solo le ‘ndrine della Piana di Gioia Tauro, ma anche Cosenza come canale di rifornimento di cocaina e hashish. Il reggino Elia Giuseppe Giosafatte (chiamata “Pino Elia) ha creato il collegamento con i cosentini Pasquale Francavilla, Daniele Mirco Pucci e Marco Perna. Quest’ultimo è il figlio dello storico ‘padrino’ di Cosenza Franco Perna, da anni in carcere. Il paternese Salvatore Consolato Coppola trasportava lo stupefacente acquistato da Giosaffatte a bordo di alcuni camion grazie all’aiuto di un autista di tir, Francesco Pellegriti.

I SEQUESTRI. Nel corso delle indagini sono stati eseguiti vari sequestri di droga. A marzo del 2015 gli agenti della sezione Antidroga arrestarono Concetto Vitale che trasportava oltre tre chili e mezzo di cocaina. Il 12 aprile dello stesso anno è stato arrestato Luigi Scuderi che trasportava 28 kg di hashish. A Siracusa è finito in manette a maggio 2015 Francesco Troina pizzicato con un carico di un chilo di cocaina. Il mese dopo, a giugno, la Squadra Mobile di Torino Mohamed Lamine Zarouli, marocchino, Giuseppe Chiappetta, Marcello e Fabio Ritocco trovati in possesso di 11 chili di hashish. Infine il 27 giorno del 2015 (“attraverso lo strumento investigativo del sequestro differito e dell’arresto ritardato”, spiega Salvago) è finito in manette Antonino Ivano Santangelo e 48 chili di marijuana, droga che era stata nascosta in un canneto in via Zaccà a Catania (GUARDA IL VIDEO).

I nomi degli arrestati finiti in carcere: Simone Guglielmino, Ivano Antonino Santangelo, Cristian Domenico Santonicito, Davide Nunzio Scrivano, Giuseppe Treccarichi Scauzzo, Salvatore Consolato Coppola, Pietro Privitera, Francesco Troina, Giuseppe Cacciola, Gregorio Cacciola, Giuseppe Giosaffatte Elia, Pasquale Francavilla, Marco Perna, Filippo Beninato, Mirco Daniele Pucci. Sono finiti ai domiciliari: Mattea Barbera, Santa Ramona Boncaldo, Gabriele Lo Pinto, Rocco Tutone, Manuel D’Antoni, Fabio Comito, Onofrio Lo Nigro. GUARDA I VOLTI

 


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