Io, innocente, ho pagato per tutti | Ministro Alfano, pensi mai a me? - Live Sicilia

Io, innocente, ho pagato per tutti | Ministro Alfano, pensi mai a me?

Angelino Alfano e Ram Lubhaya

Vi ricordate dell'indiano 'rapitore di bambini' e del ministro che si vantò di averlo cacciato?

Avevamo già scritto una lettera che lui, accusato di un reato mai commesso, non aveva scritto, immaginando cosa avrebbe voluto dirci. Ora torniamo sul fatto, allo stesso modo, con un’altra lettera immaginaria, perché…

 

Caro ministro dell’Interno Angelino Alfano,

Sono sperduto da qualche parte. E ti saluto. Ti ricordi di me? Ero il mostro, l’orco, il rapitore di bambini. Ero l’uomo nero nella favola e della paura. Ero e sono l’indiano di Scoglitti. Ma il mio nome non lo ripeto, perché sarebbe inutile. Quelli come me un nome non ce l’hanno, vengono chiamati con un fischio o con un cenno, senza benevolenza. Noi apparteniamo alla schiera dei deboli, dei paria che nessuno vuole difendere. Sarà per via della faccia, del colore della pelle, non so. Ci accucciamo in basso, sperando di non essere notati, in balia del primo predatore che può divorarci a sua discrezione.

Ricordi, Eccellenza, quello che hai dichiarato sul mio caso? Ti rinfresco la memoria, citando il resoconto dei giornali: “Abbiamo espulso dal territorio nazionale il cittadino indiano Ram Lubhaya che il 16 agosto scorso si era reso responsabile, a Scoglitti, in provincia di Ragusa, del tentato sequestro di una bambina. Abbiamo ritenuto necessaria, dunque, questa espulsione perché il cittadino indiano ha leso la pacifica convivenza della nostra società. Soggetti che si rendono responsabili di simili comportamenti sono arrestati o espulsi dal nostro territorio”. Così dicevi tu.

Eppure, il procuratore di Ragusa – non uno qualunque – aveva già precisato: “: “Il reato da contestare sarebbe quello di ‘presa di bambina in braccio’, ma il nostro Codice non lo prevede”.

Adesso arriva un’altra notizia che mi riguarda. Ha scritto il Corriere della Sera – non il Gazzettino di Scoglitti, con tutto il rispetto -: “Visto che è stato espulso, difficilmente verrà a conoscenza del fatto non c’è nemmeno bisogno del processo per chiarire i fatti di cui era stato accusato ingiustamente. Del fumus di reato, nessuna traccia. Si è chiusa con una sentenza di non luogo a procedere emessa dal Gip del Tribunale di Ragusa la vicenda giudiziaria di Ram Lubhaya”.

Non volevo rapire la bambina.

Non ti sto domandando di chiedermi scusa, però. Tu sei un potente, io sono nulla. Io avrò eternamente torto e quando si parlerà di me, nessuno si toglierà dalla testa che quella bambina avrei voluto veramente rapirla.

E’ andata così, pazienza. In tanti hanno portato la corda e il sapone. E tu – che avresti la responsabilità di salvare il debole: a che serve la politica, altrimenti? – non mi hai sostenuto. Anzi – sicuramente in buonafede, intriso di quella buonafede che lastrica le strade del dolore altrui – hai portato il tuo pezzettino, la tua scaglia di sapone.

Non voglio le tue scuse, no. Suonerebbero come una beffa. Voglio solo che tu pensi a me la sera, prima di addormentarti. Pensa alla mia faccia, alla mia cacciata che era corretta, ma che è stata favorita dalla suggestione di un reato che non ho mai commesso. Pensa ai miei fratelli, i centocinquantamila rifugiati che accogliete, ai miei fratelli che trovano qui un’affamata speranza. E pensa a me, che ho pagato per tutti.

Pensa a me, Eccellenza, nel tuo fresco Paradiso di prestigio, soldi e relazioni. Pensa al colpevole che era innocente. Pensami come un uomo e basta. Te ne sarò grato e ti manderò, per dimostrartelo, una cartolina dal mio ardente Inferno.


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