Alfano parla, Renzi lo stoppa |Il gioco di Angelino sul referendum - Live Sicilia

Alfano parla, Renzi lo stoppa |Il gioco di Angelino sul referendum

Cosa c'è dietro la sortita del ministro sul rinvio del voto, subito stoppata dal premier.

PALERMO – L’uscita è stata subito stoppata da Matteo Renzi. Ma certo ha fatto discutere e non poteva essere altrimenti. La mezza apertura di Angelino Alfano su un rinvio del referendum per via del terremoto, ma solo se lo volessero le opposizioni, è stata subito archiviata dal premier come “surreale”: “Non esiste”, ha detto il presidente del Consiglio commentando l’ipotetica apertura del ministro dell’Interno. Una scenetta che certo ha trasmesso un’immagine non perfettamente sincronizzata del governo nazionale. E sul cui significato si esercitano oggi i quotidiani nazionali.

Improvvida sortita del ministro dell’Interno o gioco delle parti tra Alfano e Renzi? Difficile capirlo, quel che è certo è che nella maggioranza di governo la tensione è sempre più alta in vista del 4 dicembre e della sfida che nei sondaggi vede prevalere il No. Dietro al “buonsenso” evocato da Alfano, che in questi giorni ha abbandonato l’impegno referendario per dedicarsi all’emergenza del sisma, si nascondono anche motivazioni politiche, scriveva oggi Repubblica. Motivazioni che, secondo quella che è anche la lettura del Corriere della Sera, stanno nel tentativo di dialogo tra l’area di governo e Silvio Berlusconi, a cui Alfano avrebbe lanciato l’assist. Lo spostamento della data del referendum, ancora possibile per ragioni tecniche (il ricorso sullo ‘spacchettamento’ pendente a Milano) potrebbe essere, secondo il Corriere, “l’inizio di una rivoluzione politica”. Perché permetterebbe di lavorare, prima del voto referendario, alla riforma dell’Italicum in Parlamento, rilanciando il patto del Nazareno tra Renzi e Berlusconi, ammorbidendo la posizione di Forza Italia oggi schierata per il No.

La strada, però, è impervia. E i silenzi e le proteste seguite al timido accenno di Angelino di ieri lo testimoniano. Tanto da aver spinto Renzi a chiuderla subito lì, per non offrire un’immagine di debolezza del governo. L’operazione però, secondo i retroscena non sarebbe definitivamente fallita.

Alfano e il suo Ncd hanno un doppio interesse sul tavolo. Da una parte quello che il renzismo, su cui l’ex delfino di Berlusconi ha puntato tutte le sue fiches con il suo plotoncino di fuoriusciti, non venga travolto dalla sconfitta referendaria. Dall’altra, l’esigenza che l’Italicum cambi in modo da offrire qualche chance di sopravvivenza al suo minipartito centrista, che oggi rischierebbe di sparire dalla circolazione senza una modifica della legge elettorale (ammesso che davvero Renzi gliela conceda), a meno che Angelino e qualche altro “centrista per il sì” non opti per la Canossa di un ingresso nel Pd, peraltro tutto da patteggiare. E non così semplice alla luce della lunga scia di piccoli e grandi scandali e polemiche che hanno accompagnato il cammino politico di Alfano e degli alfaniani in questi ultimi anni, dalle vicissitudini lavorative dei familiari alla ancora tutta da approfondire vicenda della gestione dei profughi da parte delle strutture straordinarie pagate dalle prefetture di cui ha scritto L’Espresso, senza scomodare le vicende giudiziarie degli alfaniani di Sicilia.

Tra il dire e il fare c’è di mezzo il referendum e, ancora una volta, Berlusconi. A lui Renzi, tramite Alfano (se la sortita del ministro è stata concordata col premier, come interpreta Il Manifesto che oggi titola con un letterario “Il pollo di Renzi”), avrebbe lasciato l’onere della mossa di una richiesta di rinvio. Su di lui e sull’ala più “ragionevole” di Forza Italia sono riposte le speranze di una più ampia intesa che salvi legislatura e legge elettorale. E secondo le ricostruzioni del Fatto quotidiano, sherpa renziani e berlusconiani avrebbero avuto contatti in questo senso. L’ultima “speranza” per i tifosi del rinvio sta nel ricorso presentato dal giurista Valerio Onida che chiede di spacchettare il quesito referendario. Dovesse essere accolto, la probabilità di uno slittamento del voto potrebbe essere concreta. Alfano e il suo piccolo Ncd stanno in mezzo, aspettando gli eventi. Il 4 dicembre rappresenta un “all in” per la sua parrocchia di centristi pararenziani. Ma a decidere la partita ancora una volta saranno altri e non lui.

 


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