“Il popolo lo stiamo smarrendo. E la libertà è finita”. Innocenza Leontini suona il requiem del Popolo delle libertà. Di quello siciliano, perlomeno. O almeno di una sua parte. Perché ciò che è stato presentato oggi in una gremita Sala gialla di Palazzo dei Normanni, è qualcosa di nuovo. Che somiglia a qualcosa di vecchio, di perduto. A un’aggregazione, spiega Leontini “nella quale si possa ricominciare a dialogare, in un periodo in cui i fili sembrano ossidati, in ogni direzione”.
E il dialogo, in questo caso, è davvero aperto a tutti. A tutte quelle forze, quantomeno, “che hanno giocato il ruolo di opposizione a Lombardo”. Anche se oggi appare più arduo quello con l’Udc “che ci accomuna al governatore. Dice che non parla né con noi, né con Lombardo. Ma noi – chiede Leontini – che c’entriamo con Lombardo? Da tre anni siamo all’opposizione, in trincea, a differenza dell’Udc che è uscito dal governo pochi mesi fa e che, come il Pd, sembra cercare una nuova verginità”.
Quindi, niente Udc. E del resto, poche ore fa il segretario regionale dei centristi aveva nuovamente chiuso al Cantiere popolare, altra forza “fondatrice” della nuova aggregazione. E che oggi si presentava a Palazzo dei Normanni in “formazione tipo” con Saverio Romano, Antonello Antinoro, Rudy Maira, Toto Cordaro, Marianna Caronia, Salvatore Cascio.
“Oggi piantiamo un seme nuovo – ha detto a margine dell’incontro il leader nazionale del Cantiere popolare Saverio Romano – per ricostruire un tessuto politico che si era lacerato. Da qui partirà anche una forte proposta di governo per risanare anche una società dilaniata da un ribaltone. E a proposito del governo Lombardo, diciamo che fino al giorno delle sue dimissioni, noi saremo forza d’opposizione. Da quel giorno, visto che Lombardo, di fatto, sparirà dalla scena, potrà iniziare la ricostruzione dalle macerie lasciate dai suoi governi”. Una ricostruzione che ripartirà anche dall’apertura agli esponenti dell’Mpa, ma anche dal tentativo di riportare nell’alveo di questa nuova formazione la parte del Pdl più legata ad Angelino Alfano, che non ha sposato l’idea fin dall’inizio: “Sono convinto – ha concluso Romano – che tutto il Pdl capirà che è il caso di mettere da parte divisioni e contrapposizione per qualcosa di più grande, e vincente”.
Il Pdl, appunto, non è al completo. E non è nemmeno compatto. I deputati promotori di questa nuova aggregazione sono Nino Beninati, Fabio Mancuso, Innocenzo Leontini e Edoardo Leanza del Pdl. Manca il presidente dell’Ars Francesco Cascio, manca il coordinatore provinciale Francesco Scoma. E le frizioni all’interno del partito son tutte nelle parole di Leontini, che ha lamentato il “verticismo di un partito che alle prossime regionali potrebbe propinarci un ‘Costa 2’: un’altra polpetta avvelenata”. Da qui, la necessità di ripartire “dal territorio, dalla Sicilia, dove ogni giorno dirigenti ed esponenti di partito chiedono un cambiamento. E non capisco perché – affonda Leontini – questo cambiamento se lo propongo io debba venire visto con sospetto, mentre a livello nazionale, se lo propone Pisanu o la Polverini, passando per i giovani che chiedono la ‘formattazione’ del partito, venga guardato con attenzione. In fondo – prosegue – anche il presidente Berlusconi ha avvertito questa esigenza e starebbe pensando a una nuova creatura, dal nuovo nome”.
E in Sicilia questo potrebbe avvenire prima che altrove. “Al momento – ha puntualizzato Leontini – vediamo di ritrovarci sulle idee, sui contenuti. Poi potremo pensare all’organizzazione, a una nuova lista o a un nuovo nome”. Già, perché il popolo non c’è più. E la libertà è finita. “Dopo le amministrative palermitane – spiega il capogruppo del Pdl – ci ritroviamo ridotti numericamente e isolati politicamente. Bisogna invece unire, riallacciare i contatti”.
E oggi in sala non mancano le occasione per tessere questa nuova tela moderata. Ti guardi attorno e trovi persino Roberto Di Mauro, esponente di punta dell’Mpa ad Agrigento. Potrebbe essere lui il prossimo transfuga autonomista, dopo gli addii eccellenti di Musotto, Leanza, Lo Monte e anche di Ruggirello, assai vicino, quest’ultimo, alla nuova formazione moderata presentata oggi. Ma in sala c’è anche Silvio Cuffaro, fratello dell’ex presidente della Regione Totò, c’è il presidente della provincia di Palermo Giovanni Avanti, ci sono i deputati di Grande Sud Michele Cimino, Titti Bufardeci, Franco Mineo.
E del resto, ha spiegato il capogruppo del Cantiere popolare Rudy Maira, “oggi qui a Palazzo dei Normanni ci siamo ritrovati i veri oppositori dei governi ribaltonisti di Lombardo, ma siamo anche coloro – ha aggiunto – i quali le elezioni le hanno vinte nel 2008 con il consenso popolare, senza quindi la logica dei “nominati” ma con quella delle preferenze. Vogliamo quindi ricostruire un aggregazione dei moderati attorno ad una figura di presidente della Regione che garantisca il nostro progetto politico che è anche quello di ‘deputati Incazzati’ rispetto alla fine che sta facendo la Sicilia, sull’orlo del baratro per l’azione dannosa dei governi di Raffaele Lombardo e del Pd che li ha sostenuti da quattro anni”.
Intanto, fino al 28 luglio, “nessuno si faccia strane idee – precisa Leontini – e nessuno ci strumentalizzi. Noi rappresentiamo la trincea dell’opposizione a Lombardo”. Ma dopo quella data, “le sigle vanno consegnate alla storia. Oggi – conclude Leontini – serve una classe politica più impegnata, anche più estremista”. In grado, magari, di riconquistare un po’ di popolo. E anche un po’ di libertà.