All'ombra del Covid, Vitale rilegge e critica la gestione pandemica

All’ombra del Covid, Vitale rilegge e critica la gestione pandemica

La prefazione è di Vittorio Sgarbi. Che non si risparmia affatto nei toni e negli argomenti.

Appena un anno fa, discutevamo con toni apocalittici se i cenoni di Natale avrebbero o no fatto schizzare il numero dei ricoveri ospedalieri per polmonite da Covid 19. In effetti, sembra passata un’era da quei giorni (benché l’emergenza pandemica non è ancora del tutto archiviata). In due anni, però, è davvero successo tanto che ha messo a dura prova le libertà individuali e non solo. Aldo Rocco Vitale, giurista catanese con cattedra presso la facoltà di bioetica dell’Ateneo Pontificio Regina Apostolorum, ha affrontato molte questioni ancora aperte con il saggio All’Ombra del Covid-19. Guida critica e biogiuridica alla tragedia della Pandemia (Il Cerchio iniziative editoriale, 2022).  

Il volume, oltre alla ricostruzione cronistorica dei fatti e degli avvenimenti principali della pandemia, passa in rassegna critica i più rilevanti profili problematici che hanno caratterizzato la pandemia sotto il profilo epistemologico, filosofico-giuridico, teologico-morale e biogiuridico. Il testo orbita attorno ad un interrogativo centrale: cosa rimane dell’umanità dell’uomo, del diritto e della giustizia nell’epoca pandemica e post-pandemica? Un interrogativo sconcertante. 

Mai abbiamo raggiunto un livello di privazione delle libertà personali così feroce come in questi devastanti due anni. Se tutto ciò fosse giustificato da evidenze scientifiche incontrovertibili, magari avremmo potuto anche accettarlo, parzialmente o per intero”, scrive Vittorio Sgarbi nella prefazione. Ed solo l’inizio, perché il critico d’arte ferrarese lancia uno j’accuse implacabile. Parole al vetriolo che faranno ringalluzzire sicuramente i no-vax, ma allo stesso tempo susciteranno gli interrogativi di quanti fanno sicuro affidamento alla razionalità.  

Eccole: “Abbiamo assistito all’indegno spettacolo di esperti che in televisione smentivano altri esperti, e poi non contenti smentivano se stessi; abbiamo dovuto ascoltare numeri, dati, conteggi che definire dubbi sarebbe un eufemismo; abbiamo subito ordinanze da sindaci che giocavano a fare i duri più dei presidenti di Regione, mentre i presidenti di Regione giocavano a fare i duri più dei presidenti del Consiglio; abbiamo rispettato la legge, e ciononostante siamo stati denunciati, sanzionati, braccati come selvaggina durante le battute di caccia; siamo stati mortificati attraverso aiuti economici farseschi, mentre assistevamo allo sfascio delle nostre attività lavorative, ingannati dalla promessa di finanziamenti che non vengono approvati e di fondi che non vengono erogati, e forse non lo saranno mai; abbiamo subito l’umiliazione di vedere che quasi ovunque nel mondo, i governi lasciavano inalterate le libertà fondamentali dei cittadini, contando sul loro senso di responsabilità, mentre noi venivamo trattati come bambini capricciosi e indisciplinati e intanto che i veri bambini (quelli che non avevano un parco privato a disposizione) marcivano in piccoli appartamenti di cemento senza che nessuno rivolgesse loro neppure un pensiero; siamo stati reclusi, privati della possibilità di fare esercizio fisico, privati perfino dei parchi pubblici, quando è evidente che ci si contagia molto di più negli ambienti chiusi che all’aperto, rispettando le distanze di sicurezza; siamo stati terrorizzati dai media che attribuivano al coronavirus qualunque decesso per qualunque causa, per poi essere smentiti dagli stessi parenti delle vittime; siamo stati sbeffeggiati se osavamo dubitare; siamo stati attenzionati dalle Task Force e messi a tacere dalle delibere che imponevano ai social network di oscurare e censurare; e infine siamo stati inseguiti e minacciati fin nel nostro intimo, laddove più voci dal mondo scientifico e ora anche istituzionale lamentano l’assenza di misure di obbligatorietà che impongano di rimuovere i cosiddetti asintomatici positivi dalle loro abitazioni (e delle due l’una: o parliamo di un agente altamente infettivo, e quindi è inutile allontanare un familiare da un nucleo già infetto, oppure parliamo di un agente che non è così contagioso, e allora non serve allontanare nessuno dalla propria casa e dai propri affetti, tantomeno se sta bene)”. 

Insomma, quella ricostruita da Sgarbi è la storia sintetica di una vicenda terribile che magari poteva essere gestita in modo differente, con meno terrore e più consapevolezza. Il testo di Vitale, tuttavia, non si ferma alla polemica. Ma, come segnala il sottolio, s’inoltra nel campo del campo della critica con argomenti drammaticamente seri. Per questo andrebbe letto con urgenza.  


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