Strage di Altavilla, "gruppo religioso più ampio". In tanti sapevano

Strage di Altavilla, “un gruppo religioso più ampio”. In tanti sapevano

Lla casa della strage di Altavilla Milicia
Ipotizzata una "estensione criminale più ampia"

PALERMO – Le indagini sulla strage di Altavilla Milicia proseguono. In tanti credevano che alcuni componenti della famiglia Barreca fossero posseduti dal demonio. E sapevano che nella villetta di Altavilla Milicia si stava combattendo una “battaglia” contro Satana. Ciò che viene escluso, al momento, è che qualcuno fosse informato che il rito di purificazione prevedesse sevizie e morte.

La strage di Altavilla Milicia

Il giudice per le indagini preliminari di Termini Imerese Valeria Gioeli, che ha firmato l’ordinanza di custodia cautelare, scrive che potrebbe esserci “una connotazione ed estensione criminale anche più ampia”. Giovanni Barreca e la coppia Massimo Carendente e Sabrina Fina, si legge ancora nelle valutazione del gip, “risultano inseriti all’interno di un gruppo religioso più ampio al quale era stata rappresentata la situazione del nucleo familiare preso di mira dai due correi”. Ecco la conferma che altri sapevano della missione che Carandente e Fina erano andati a compiere. I tre arrestati frequentavano un gruppo che si era staccato dalla comunità evangelica.

Gli altri “fratelli di fede”

Si indaga da Palermo fino a Termini Imerese. Ad altri “fratelli di fede, i quali non si sono impegnati se non riunendosi in preghiera”, ha fatto riferimento Carandente al momento del fermo e durante la perquisizione della sua casa a Sferracavallo. Un altro riferimento è arrivato dalla figlia diciassettenne di Barreca, arrestata per il triplice omicidio: “Massimo e Sabrina ci avevano detto che domenica saremmo dovuti andare nella loro chiesa per testimoniare, credo che la chiesa sia a Termini Imerese”.

Le indagini proseguono

Le indagini della Procura guidata da Ambrogio Cartosio stanno scandagliando il gruppo religioso. Chi ne faceva parte? Cosa si sono detti nei giorni antecedenti alla strage? È stata un’iniziativa della coppia o c’è un ispiratore che ha agito nell’ombra? Le risposte potrebbero essere contenute nei cellulari finiti sotto sequestro, soprattutto della coppia, e dal materiale religioso trovato nella casa in cui vivevano a Sferracavallo. Nella custodia del cellulare di Sabrina Fina c’erano anche i biglietti da visita di un’agenzia immobiliare. Anche questa è una pista su cui si indaga per capire se avessero interessi sull’immobile.

Qualcosa potrebbe aggiungere anche la figlia diciassettenne dei Barreca. All’inizio si era cucita addosso il ruolo della vittima costretta ad assistere alle torture e scampata alla violenza che ad un certo punto stava per colpire anche lei. Per certi versi ha anche depistato le indagini e difeso il padre, a cui aveva attribuito un ruolo subalterno rispetto alla coppia. Poi ha confessato e ammesso di avere partecipato al macabro rituale. Di lei il giudice Alessandra Puglisi del tribunale per i minorenni scrive: “La minore era pienamente inserita nella vita sociale e scolastica e ha descritto con chiarezza le relazioni familiari e la sua condotta dimostrando nel racconto di essere ben consapevole dell’evidente disvalore del delitto commesso e delle sue valenze morali prima che giuridiche”.

Ci sono poi coloro che hanno saputo che qualcosa di strano stava accadendo nella vita dei Barreca e nella villetta di Altavilla Milicia. Probabilmente troppo giovani, però, per averne piena coscienza. Ci sono ad esempio gli amici di Kevin, una delle tre vittime, al quale il sedicenne aveva confidato in chat che “i fratelli di Dio” erano arrivati a casa sua per liberarli dagli spiriti maligni, che la madre parlava in una lingua incomprensibile, che era molto malata e addirittura stava morendo perché posseduta dal demonio.


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