PALERMO – Ricapitalizzare l’azienda, aumentare il contratto di servizio, assumere 198 unità di cui 100 già da quest’anno, rivedere gli abbonamenti e inasprire i controlli sui “furbetti”, oltre a istituire una cabina di regia interna che monitori la situazione. Altrimenti si dovranno tagliare i servizi, aumentare i biglietti e i livelli occupazionali potrebbero essere a rischio. Ecco la ricetta dell’Amat per uscire dalla crisi e tornare con i conti in ordine, contenuta nel Piano di risanamento presentato al comune di Palermo e che adesso passerà anche all’esame del consiglio comunale.
Oltre 80 pagine di tabelle, grafici e proiezioni in cui l’Amat prova a immaginare come riportare in ordine conti che al momento sono in profondo rosso: il 2018, stando al preconsuntivo, si è chiuso con un buco da 50,6 milioni di euro, di cui 45,4 di stralcio dei disallineamenti e altri cinque di deficit strutturale che però, escluse le una tantum, arrivano a 8,2. Una situazione resa ancora più precaria da un tram che non solo non riceve contributi pubblici, ma distoglie gli autisti dal gommato che riceve così meno finanziamenti; da servizi come la rimozione e il car sharing in perenne rosso e che quindi vanno finanziati o ceduti; da un personale ormai carente e spesso adibito a mansioni superiori, il che provoca contenziosi.
“La necessità di adottare ogni possibile intervento riequilibratore costituisce elemento necessario per scongiurare una crisi aziendale che può persino compromettere anche gli attuali livelli occupazionali”, si legge nel Piano. E per risalire la china e riportare in pareggio i conti, evitando anche i licenziamenti, l’Amat ha così presentato un Piano di risanamento oneroso per Palazzo delle Aquile che prevede, solo quest’anno, un contributo aggiuntivo di sei milioni di euro, cento assunzioni e investimenti nell’innovazione, come le carte ricaricabili multifunzione, oltre all’adeguamento del contratto con 1,4 milioni solo per la rimozione e il car sharing. Ma se l’opzione venisse scartata, ecco il piano “B”: taglio dei servizi e aumento dei biglietti, ma senza poter assicurare quanto previsto dal contratto. Insomma, in un modo o nell’altro l’azienda vuole tornare in equilibrio e se il Comune non sarà pronto ad allargare i cordoni della borsa dovrà accontentarsi di prestazioni inferiori.
“Il Piano di risanamento serve a rilanciare e riorganizzare l’azienda, ed è un elemento necessario per scongiurare una crisi – dice l’amministratore unico Michele Cimino – Noi andiamo avanti grazie all’impegno quotidiano e serio di tutti i dipendenti dell’Amat, che potrà solo aumentare e non diminuire”. “E’ un’ottima base per costruire il futuro florido dell’azienda – lo definisce l’assessore Giusto Catania – Un elaborato fondamentale per giungere a una ricapitalizzazione dell’azienda, eliminando le difficoltà strutturali e congiunturali manifestate nel tempo. Questo passaggio avrà una tappa fondamentale nel corso dell’assemblea dei soci del 7 maggio, quando il piano tecnico economico sarà presentato formalmente all’assemblea dei soci. Nelle prossime settimane il piano di risanamento comincerà la sua fase di attuazione e sarà supportato dai passaggi necessari che serviranno alla definizione del piano del fabbisogno, del nuovo piano industriale e della revisione del contratto di servizio. Amat è un’azienda dalle grandissime potenzialità e gli investimenti in materia di mobilità urbana serviranno a rendere più efficiente il servizio di trasporto che, sempre di più, diventerà ecologico, attento alle nuove tecnologie e capillare. Siamo molto fiduciosi e questa capacità progettuale, costruita in sinergia tra Amat e Comune, sgombra il campo dalle campagne di mistificazione costruite ad arte per minare la solidità dell’azienda”.
Ma il confronto in Aula si annuncia serrato: “I dati sono oltremodo preoccupanti, si ventilano addirittura tagli al personale – dice il capogruppo del M5s Concetta Amella – Non possono essere i lavoratori a pagare per errori gestionali. Una situazione ampiamente prevedibile e quindi arginabile prima di giungere a questo punto di non ritorno”.
I CONTI DI AMAT E IL TRAM
Ma com’è la situazione di Amat? Non certo rosea, stando ai conti del preconsuntivo 2018. L’azienda ha infatti chiuso con un passivo di 50,6 milioni di euro: di questi cinque sono di perdita strutturale e 45,4 di disallineamenti, a loro volta divisi in 18,7 milioni da restituire e 25,5 milioni di crediti da stralciare. Ma la perdita strutturale è in realtà più alta e si attesta, in modo stabile, a circa sette milioni l’anno. Un buco creato da alcuni servizi costantemente in perdita, come il car e bike sharing (-17%, cioè un milione l’anno) e i servizi di rimozione e segnaletica (-6,4% l’uno), ma anche dal tram che affossa i conti del trasporto pubblico.
Il tram infatti non solo non riceve il contributo chilometrico, al contrario del gommato che viene pagato, ma soprattutto ha assorbito 55 autisti che prima erano sugli autobus e comportato il taglio di 14 linee: in parole povere l’avvio del tram, che non riceve un euro dalla Regione, ha penalizzato gli autobus che invece il contributo chilometrico lo ricevono. A conti fatti, il passivo del solo Tpl è di ben sette milioni di euro.
La contribuzione chilometrica, sia comunale che regionale, è inferiore agli standard nazionali e la Ztl non ha portato i 30 milioni l’anno annunciata, ma appena 2,6; il personale addetto alla segnaletica stradale è poco e anziano e quindi si incassano 2,4 milioni l’anno anziché i tre previsti; l’officina è sguarnita e così si ricorrere agli esterni; mancano i livelli intermedi, il che genera contenziosi; non è ancora risolta la lite col Comune su Tarsu e Tosap che vale milioni di euro. E dire che l’Amat è la quinta azienda italiana di trasporto pubblico, muove un indotto di 30 milioni l’anno tramite i fornitori e ne paga 60 di personale (di cui un quarto all’Inps).
IL “PIANO A”
L’Amat pensa di poter riequilibrare i suoi conti, obiettivo che il Piano definisce “ampiamente raggiungibile”. Per farlo però servono alcune misure correttive che riportino i numeri in attivo nel prossimo triennio: anzitutto va ricapitalizzata l’azienda, come il Comune ha già promesso di voler fare, ma vanno anche fatte le assunzioni, va attivato il contratto di secondo livello e creato un sistema di incentivi e premi connessi agli obiettivi, oltre a un nuovo sistema di controlli e protocollo. Inoltre bisogna recuperare la produttività con più ore, grazie all’accordo coi sindacati, e passare a tempo pieno i dipendenti part-time. E ancora infomobilità, biglietti più facili da acquistare, carte ricaricabili multifunzione, più frequenze e mezzi più veloci, un aumento delle tariffe, abbonamenti per famiglie e pensionati e formule per le grandi aziende, lotta ai “portoghesi”. Taglio netto dei servizi all’area metropolitana e per finire una cabina di regia per l’attuazione del piano, la riorganizzazione del personale, l’aumento dei ricavi dalle zone blu e i servizi rimozione e car-bike sharing da cedere a terzi o remunerare meglio.
Conti alla mano, da un valore della produzione di 95 milioni del preconsuntivo 2018 si passerebbe ai 102,6 del budget 2021, con un attivo di 277 mila euro nel 2020 e di 800 mila in quello successivo. Il comune dovrebbe pagare una tantum di sei milioni nel 2019, per coprire i quattro in meno della Regione (dovuti ai minori chilometri percorsi per la carenza di autisti); aumentare il contratto di servizio di 1,8 milioni e i ricavi aziendali di 5,8 milioni (biglietti, abbonamenti, Ztl e sosta tariffata); dare un contributo speciale di 1,4 milioni per pareggiare i conti del car sharing e del servizio rimozione. In totale 7,6 milioni in più da qui al 2021, anche se non è chiaro come aumenteranno i ricavi da Ztl, abbonamenti e sosta tariffata, se con gli aumenti delle tariffe o maggiori controlli. Basti pensare che dai soli ticket l’azienda prevede di passare da nove a 14 milioni in tre anni, con un aumento del 20% nel solo 2019.
Le tabelle parlano, per quest’anno, di ricavi in aumento del 20% da biglietti, segnaletica e sosta tariffata, 50% dal car sharing, 10% dalla Ztl, 161 mila euro in più per il trasporto studenti, più pubblicità. Provvedimenti che il piano definisce “non necessariamente facili e a prima vista popolari, ma indispensabili per superare il perdurare di una strutturale condizione di disequilibrio”.
LE ASSUNZIONI
Ad oggi l’Amat conta su 1.418 dipendenti ma all’appello mancano gli autisti, i tecnici dell’officina (definita “un fiore all’occhiello” dell’azienda), gli addetti alla segnaletica stradale ma anche i controllori nelle zone blu. E nel prossimo triennio dovrebbero esserci circa 200 pensionamenti. La società prevede così di assumere 198 unità: 100 nel 2019, 40 nel 2020 e 58 nel 2021. E siccome i neo assunti costerebbero in media 32 mila euro contro i 54 mila di chi se ne va e l’azienda potrebbe fatturare più servizi, alla fine si risparmierebbe fino a un milione di euro l’anno.
IL “PIANO B”
E se il Comune non accettasse le proposte dell’Amat? Ecco che, solo in quel caso, scatterebbe il “piano B”, ossia l’alternativa per far pareggiare i conti senza nuove entrate: l’azienda rinuncerebbe al servizio rimozione e a car e bike sharing, bloccherebbe le assunzioni ma senza poter garantire i servizi, chiederebbe di aumentare i costi dei biglietti e di rivedere la Ztl, oltre a non poter sostenere il costo del tram.
LA POLITICA
Critico il M5s: “I mancati controlli sui viaggiatori privi di biglietto, le spese elefantiache per le nuove linee di tram e la manutenzione della rete già attiva, ma usata pochissimo dagli utenti, non hanno fatto altro che aggravare una condizione finanziaria già precaria da anni della società partecipata – aggiunge la Amella – E intanto parecchi autobus, per carenza di autisti, restano parcheggiati in deposito. Purtroppo anche nel caso dell’Amat, come accaduto soltanto qualche giorno fa per la Rap, l’amministrazione guidata dal sindaco Orlando si è accorta con colpevole ritardo dei problemi e ciò comporterà danni e disagi sia per i dipendenti che per i fruitori di servizi sempre più carenti, ma sempre più esosi. Chiamare il documento dell’Amat ‘piano di risanamento e di rilancio economico’, considerando i contenuti, appare dunque un evidente eufemismo”.
Fa quadrato la maggioranza. “Dobbiamo investire nell’Amat e metterla nelle condizioni di poter erogare servizi all’altezza delle aspettative dei palermitani: il trasporto pubblico è fondamentale per far diminuire il traffico e l’inquinamento, ma è chiaro che serve anche l’aiuto della Regione. Esamineremo il Piano con attenzione, ne va del futuro dei dipendenti e della città”, dice il presidente della commissione Aziende Paolo Caracausi (Idv).
Per il capogruppo del Pd, Dario Chinnici, “l’Amat è un patrimonio della nostra città e il suo futuro è legato a doppio filo a quello del Comune: in consiglio valuteremo con attenzione il piano di risanamento, anche in vista del nuovo contratto di servizio, con l’obiettivo di rilanciare il trasporto pubblico e di salvaguardare e rilanciare i livelli occupazionali. Risolto il nodo disallineamenti, le partecipate hanno bisogno di un sostegno che non faremo mancare”.
“L’obiettivo di tutti deve essere il mantenimento dei servizi e dei livelli occupazionali, Amat resta la quinta azienda italiana di trasporto pubblico locale e genera un indotto milionario di cui non si può non tenere conto – commenta Toni Sala, capogruppo di Palermo 2022 – Il personale va riqualificato e implementato, specie gli autisti, è necessario rivedere il contratto di servizio per rispondere al meglio alle esigenze della città ma bisogna anche aprire un tavolo di confronto con l’amministrazione comunale per risolvere in modo definitivo il contenzioso su Tarsu e Tosap”.
La nota dei sindacati. “L’Amat ha un bisogno urgente di autisti, meccanici e altre figure professionali, ma evidentemente non è ancora chiara, a chi detiene la responsabilità sul funzionamento del servizio, la gravità della situazione in cui versa l’Azienda che rischia ormai d’implodere sotto i botti della carenza d’organico e del suo bilancio che traballa”. Così in una nota unitaria i sindacati di Amat, le segreterie provinciali di Filt Cgil, Fit Cisl, Uiltrasporti, Faisa Cisal, Ugl, Cobas e Orsa, denunciano le condizioni economiche- finanziarie in cui si trova l’Azienda dei trasporti di Palermo, ma non solo. “Tra le imposizioni e le rivendicazioni contrattuali economico-finanziarie del socio unico Comune di Palermo, a torto o a ragione, nei confronti dell’Amat, l’Azienda resta in balìa di sé stessa e, come tutte le altre aziende del settore, vittima anche di una scelta politica dei trasporti che sta mettendo in ginocchio il Trasporto Pubblico Locale siciliano”. “Al di là dei rituali ritardi ogni mese nel pagamento degli stipendi, pesa la condizione generale. La mancanza della figura professionale del Direttore generale, in attesa dell’espletamento del concorso non è più sostenibile. Il presidente Cimino da solo non può reggere il peso politico e amministrativo dell’Azienda così come i lavoratori, attualmente in organico, non possono più reggere il peso del contratto di servizio”. I sindacati ribadiscono le richieste mai accolte rivolte all’Amat: “Abbiamo suggerito di porre correttivi all’impianto commerciale che necessita di migliori strumenti per aumentare i risultati; abbiamo sollecitato il rientro delle figure professionali alle destinazioni di maggior profitto commerciale e si tentenna; il turn-over delle figure mancanti e nessuno velocizza anzi, tutti corrono dietro a una norma o a un regolamento che da troppi anni ingessa il cammino dell’Azienda. Infine abbiamo chiesto l’adeguata copertura del servizio tram e ancora lo stesso è a carico del bilancio ormai indebolito anche dalla contrazione del capitale sociale”. Filt Cgil, Fit Cisl, Uiltrasporti, Faisa Cisal, Ugl, Cobas e Orsa aggiungono “intanto i lavoratori sono stanchi anche di tutte quelle responsabilità sul cattivo funzionamento del servizio, scaricate ingiustamente su di loro. Non bastano, per la loro tutela, le guardie giurate e bordo, servono maggiori risorse di mezzi e persone per garantire servizi di qualità che li mettano al riparo dalle possibili esasperazioni dell’utenza, che viene ammassata sulle tratte più frequentate. Servono trasferimenti di risorse vere e il rispetto del contratto di servizio con la copertura delle somme non più pervenute dalla ZTL”. E concludono “attendiamo risposte, senza le quali siamo pronti ad avviare tutte le azioni di protesta previste”.