CATANIA- Prosegue il processo in primo grado a carico di Angelo Lombardo, accusato di concorso esterno in associazione mafiosa e voto di scambio. La prima parte dell’udienza di oggi è stata dedicata al presunto pestaggio subito dal fratello dall’ex parlamentare della Repubblica a opera di soggetti appartenenti alla criminalità organizzata. Il primo teste chiamato a rispondere alle domande dei pm Antonino Fanara e Agata Santonocito è Angelo Pellicanò, ex direttore sanitario dell’Azienda Cannizzaro. La difesa ha sempre sostenuto che il ricovero presso la struttura ospedaliera fosse avvenuto a seguito di una “crisi ipertensiva”, circostanza confermata dallo stesso Pellicanò: “Conoscevo Angelo Lombardo per motivi legati al suo ruolo istituzionale come del resto anche suo fratello. Lo andai a trovare in stanza per una breve visita di cortesia – afferma in udienza – ma non ho avuto nessun motivo di dubitare che il suo stato di salute dipendesse da fattori diversi da quelli conosciuti. In quell’occasione fui solamente informato della sua presenza in reparto da Sandro Di Stefano, medico personale di Lombardo”.
Ma è sulla presunta telefonata arrivata alla direzione sanitaria da parte della segreteria di Pino Firrarello che si soffermano le domande dei pm: “Riportai la richiesta di notizie sul suo stato di salute allo stesso Angelo Lombardo con una battuta – continua Pellicanò – successivamente la stampa ne ha parlato diffusamente”. É lo stesso Pino Firrarello a contraddire Pellicanò, rispondendo in udienza di fronte al collegio giudicante presieduto dalla giudice Graziana Caserta: “Io non avevo alcun motivo di telefonare per chiedere notizie sulla salute di Angelo Lombardo, poiché non ho rapporti personali con lui. Escludo inoltre che possa aver chiamato qualcuno dalla mia segreteria poiché anche i miei collaboratori sono consapevoli di quest’assenza di rapporti”. Anche lui ha dichiarato di aver appreso i dettagli dalla stampa, procedendo prontamente a “querelare” chiunque lo tirasse in ballo.
La seconda parte dell’udienza si è soffermata sui contatti intercorsi tra Paolo Giarocca responsabile in Sicilia della Safab – impresa di costruzioni venuta alla ribalta nelle cronache giudiziarie nell’inchiesta Iblis per i rapporti con cosa nostra – e Angelo Lombardo: “Ci fu proposto di occuparci del residence per gli americani – dichiara Giarocca rispondendo alle domande dei pm – dovevamo curare tutto: dall’acquisizione dei terreni alla richiesta delle autorizzazioni fino ad arrivare alla costruzione e ai contratti di locazione da stipulare con il governo statunitense. Eravamo in competizione con Maltauro e non so nulla del coinvolgimento di Mario Ciancio Sanfilippo nell’affare”. Secondo quello che Giarocca ha riportato in udienza, “era la criminalità organizzata a voler entrare in contatto con la Safab”.
Il primo approccio fu a Gela in occasione della realizzazione delle opere di irrigazione: “Sandro Missuto, un imprenditore del luogo si propose come fornitore e contestualmente come intermediario per le ‘messe a posto’, dicendo che lui era in grado di non farci avere nessun tipo di problema”. “Come?” Chiede Fanara, “semplicemente pagando” risponde Giarocca. In sostanza il denaro destinato alla criminalità transitava grazie alle fatture maggiorate emesse dall’azienda di Missuto. Giarocca riferisce di aver incontrato Angelo Santapaola presso una concessionaria di auto alla periferia di Catania: “Mi chiese ventimila euro, ma l’incontro presumo fu fatto solo per tastare il tipo di persona che aveva di fronte”. È il geologo Giovanni Barbagallo a entrare in gioco quando si tratta di dover chiedere un’interessamento “politico” per far sbloccare il progetto del residence per gli americani, fermo per un parere del genio civile: “Barbagallo ci fu indicato in maniera disinteressata dall’entourage dell’Assessorato Ambiente e Territorio della Regione Siciliana. Fu lui in seguito a suggerirci di trovare una sponda politica per la risoluzione della questione. Tramite Barbagallo – continua – incontrai Angelo Lombardo tre volte, una volta a Catania e due volte a Roma. Durante il congresso del Movimento per l’Autonomia all’Hotel Marriott a Roma, Angelo Lombardo mi presentò l’ingegnere Salvatore Ragusa del Genio Civile, che però non mostrò alcun interesse al problema sollevato”.
L’udienza si conclude con la testimonianza di Rossanna Interlandi, ex assessore Regionale all’Ambiente e Territorio che dichiara di conoscere Giovanni Barbagallo durante la campagna elettorale che la vide protagonista a Niscemi, ma di non averlo mai segnalato ad alcuno.