Annega trascinato dalle onde: era venuto a trovare il fratello - Live Sicilia

Annega trascinato dalle onde: era venuto a trovare il fratello

L'uomo si è tuffato ieri pomeriggio a Santa Maria La Scala ed è stato travolto dalla risacca

CATANIA – Era venuto dalla Calabria per vedere il fratello minore, a cui era legatissimo. Boughouraf Acheref, 26 anni, originario della Tunisia, è morto in un pomeriggio di inizio primavera che lo ha tratto in inganno, facendogli credere che il mare fosse già adatto a un tuffo in acqua. Ma il vento da nord est e le onde alte fino a un metro hanno creato una risacca molto potente che lo ha trascinato a dieci metri di profondità. Dove è stato ritrovato senza vita ieri verso le 18:30, dai sommozzatori dei Vigili del fuoco.

Il bagno in mare

Non era la prima volta che i due fratelli facevano il bagno nelle acque di Santa Maria la Scala. Già da qualche giorno, infatti, si tuffavano nella zona interna del molo, con fondale basso, e forse proprio per questo, presi di coraggio, ieri hanno deciso di gettarsi in acqua dalla parte del mulino, anche se il mare stava peggiorando e nessuno dei due sapeva nuotare.

Il primo a entrare in acqua è stato proprio il 26enne, che ha subito avuto difficoltà a rimanere a galla a causa della risacca. A quel punto si è tuffato anche il fratello minore per aiutarlo, ma anche lui ha rischiato di essere travolto ed è stato salvato da un passante. A quel punto, però, Acheref era scomparso, e sono scattate subito le ricerche, durate circa tre ore, e che hanno avuto l’esito peggiore verso sera, quando è stato comunicato il ritrovamento del cadavere.

La visita

L’uomo era arrivato in Sicilia da circa una settimana per andare a trovare il fratello minore, a cui era molto legato. Li ha visti spesso, in questi giorni, don Francesco Mazzoli, parroco di Santa Maria La Scala: “Spesso facevano il bagno nel molo, proprio tenendosi attaccati alla banchina. Ieri devono avere pensato di potersi reggere agli scogli, e questa scelta è costata la vita di questo ragazzo, che già aveva sofferto per arrivare qui in Italia, attraverso il Canale di Sicilia”.

Per don Francesco si tratta di “una bravata” che è costata cara, ma che richiama l’attenzione anche sull’accoglienza delle persone extracomunitarie, soprattutto dei giovani: “Da parroco ed educatore – dice – richiamo l’attenzione su chi può vigilare sulla vita di questi ragazzi, e più in generale su quali funzioni abbia l’accoglienza nel nostro paese. Lo Stato dovrebbe chiedersi che tipo di accoglienza pensa di dare, se sia solo una questione economica o dare davvero delle prospettive a queste persone”.


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