Si apre l'anno giudiziario |"Attenzione nel non isolare i giudici" - Live Sicilia

Si apre l’anno giudiziario |”Attenzione nel non isolare i giudici”

Un invito a non lasciare fronti scoperti. A lanciarlo è il presidente della Corte d'appello, Ivan Marino, nella relazione che inaugura l'anno giudiziario nel distretto di Palermo. Un distretto che vive una stagione di paura per l'allarme attentati. Le voci di Scarpinato, Di Matteo e Lo Voi.

PALERMO – Un grido d’allarme. Un invito a non lasciare fronti scoperti. Sono fin troppo chiare le parole inserite dal presidente reggente della Corte d’appello nella relazione che inaugura l’anno giudiziario nel distretto di Palermo.

“Non si può sottacere che la indubitabile contingente e pericolosissima esposizione a rischio in determinati processi – scrive Vito Ivan Marino – di taluno dei magistrati della requirente con conseguente adozione di dispositivi di protezione mai visti in precedenza, finisca per isolare e scoprire sempre di più i magistrati della giudicante titolari degli stessi processi”.

Il presidente sceglie il momento clou, quello dell’assise inaugurale a cui partecipano le toghe di ogni ordine e grado, quello in cui si traccia il bilancio del lavoro svolto e si guarda alla giustizia che verrà – tra vecchi malanni e speranze disperate di risollevare un malato ormai cronico – per spiegare che nel prossimo futuro non si può prescindere dalla necessità di mantenere alto il livello di protezione non solo per chi, e sono i pubblici ministeri, i mafiosi li fa arrestare e ne chiede la condanna, ma anche per coloro che spediscono i boss in carcere con le sentenze.

Marino raccoglie un sentimento che più volte, in questi mesi, altri magistrati della giudicante hanno condiviso nel silenzio dei loro uffici. “Si sta verificando la stessa identica situazione degli anni ’80 allorché – si legge ancora nella relazione – la protezione era garantita per lo più, se non esclusivamente, ai magistrati facenti parte del pool antimafia dell’Ufficio istruzione e della Procura della Repubblica, con indifferenza verso la situazione della giudicante con la conseguenza che bastò un solo episodio criminoso che la riguardasse per porre in crisi lo Stato che dovette dall’oggi al domani garantire la massima protezione, non soltanto ai magistrati ordinari ma anche a tutti i giudici popolari”. Erano anni in cui la mafia minacciava i giudici popolari che nei grandi processi, allora come oggi, sedevano accanto a chi indossa la toga.

L’anno giudiziario si apre in un Palazzo dove alcuni pm della Direzione distrettuale antimafia si muovono doverosamente blindati per l’allarme attentati. È lo stesso Palazzo dove ora il presidente della Corte d’appello spiega che “d’altronde la situazione della sicurezza risponde ai corsi e ricorsi storici di vichiana memoria, non essendo mai stato adottato un piano di sicurezza che avesse il carattere della permanenza e costante efficienza, rispondendo le misure adottate esclusivamente alle emergenze contingenti”. Nel giorno dei numeri e dei bilanci, nel giorno in cui si descrive la mafia come capace di “un’incessante azione di riorganizzazione e consolidamento”, grazie all’opera di “autorevoli esponenti tornati in libertà”, parte una richiesta: non si lascino fronti scoperti.

Sono in calo tutti i reati contro la pubblica amministrazione nel distretto di Palermo (che include anche Trapani e Agrigento), soprattutto quelli di peculato, ridotti quasi del 30% rispetto all’anno precedente. Il dato emerge durante l’inaugurazione dell’anno giudiziario, nella relazione di Ivan Marino, presidente facente funzioni della Corte d’appello di Palermo. “La riduzione di questo tipo di reati – ha detto – è avvenuta anche grazie alle modifiche legislative che portano ad una maggiore ricorrenza di quelli di corruzione e di concussione mediante induzione, la cui decrescita è certamente minore. In totale, i reati contro la pubblica amministrazione sono passati da 2.720 a 2.566”. Tra questi, sono stati 44 i casi di corruzione, 27 di concussione e 85 per peculato (questi ultimi erano stati 120 nell’anno precedente). In significativa crescita invece i reati di indebita percezione di contributi pubblici: 41 l’anno scorso, 156 quest’anno.

Il presidente reggente della corte d’appello durante un pausa della cerimonia dell’apertura dell’anno giudiziario è caduto sbattendo la testa e ferendosi. Il magistrato soccorso è stato portato nella guardia medica del palazzo di giustizia.

La crisi spinge in alto il numero dei reati di furto, rapina, usura. In aumento anche le estorsioni (+20%), ma soprattutto le frodi comunitarie (+246%). Il dato emerge durante l’inaugurazione dell’anno giudiziario, nella relazione di Ivan Marino, presidente facente funzioni della Corte d’appello di Palermo. Il disagio economico di molte famiglie del distretto è evidente nel maggiore ricorso agli usurai. I reati di questo tipo sono passati da 80 a 95 nell’ultimo anno (+19%). Dopo aver fatto registrare nel 2013 un forte calo, anche per la chiusura di numerose attività imprenditoriali, risale il numero delle estorsioni: quest’anno sono state 515 (430 l’anno scorso). In calo, invece, il furto in abitazioni: passato da 3.876 casi del 2013 a 2.823 di quest’anno.

 “Cosa nostra continua ad essere un’organizzazione potente, fortemente strutturata nel territorio, riconosciuta per autorevolezza da vasti strati della popolazione, dotata ancora di risorse economiche sconfinate ed intatte e dunque in grado di esercitare un forte controllo sociale e svolgere opera di proselitismo”. Lo dice, nella sua relazione, Ivan Marino, presidente reggente della corte d’appello di Palermo durante la cerimonia di inaugurazione dell’anno giudiziario. Marino, però, non tace i risultati raggiunti nel contrasto alla mafia grazie all’impegno delle forze dell’ordine, ma anche grazie all’atteggiamento delle vittime, soprattutto nel caso delle estorsioni. “Sono sensibilmente aumentate le indagini con esito positivo – spiega – scaturite dalle coraggiose denunce di commercianti e imprenditori”.

LE VOCI DEI PROTAGONISTI

SCARPINATO “L’attuale composizione sociale della popolazione carceraria è analoga a quella dell’Italia del 1860″: in carcere ad espiare la pena finiscono soprattutto i ceti popolari, mentre la giunta dei colletti bianchi è statisticamente irrilevante”. A parlare di politica criminale del “doppio binario” e a denunciare “l’incoerenza del prodotto finale del sistema penale con il principio di uguaglianza dei cittadini davanti alla legge” è il procuratore generale di Palermo Roberto Scarpinato”. Il magistrato, intervenuto alla cerimonia di inaugurazione dell’anno giudiziario, ha fatto notare che su 24 mila 744 detenuti solo 31 erano in cella per reati di corruzione. Numeri, che a dire del pg, impongono interrogativi su quale giustizia venga amministrata e “pongono in luce un grave deficit del sistema sanzionatorio penale come sistema di regolazione delle relazioni sociali”.

Nonostante i successi messi a segno dagli inquirenti nel contrasto a Cosa nostra c’è “un incessante turn over tra i mafiosi arrestati che entrano in carcere e quelli che escono per espiazione pena”. Lo denuncia, nel suo intervento all’inaugurazione dell’anno giudiziario, il pg di Palermo Roberto Scarpinato. Il magistrato punta il dito contro gli sconti di pena che derivano dall’uso massiccio del rito abbreviato e gli sconti di pena assicurati dal ricorso alla continuazione. Scarpinato fa un esempio per tutti: un mafioso condannato per estorsione che grazie agli sconti di pena sconterà solo tre anni e otto mesi.

DI MATTEO “Non voglio commentare le dichiarazioni del presidente reggente della corte di appello di Palermo Ivan Marino”. Il pm Nino Di Matteo sceglie di non commentare uno dei passaggi più significativi della relazione di inaugurazione dell’anno giudiziario del presidente reggente della corte d’appello di Palermo Ivan Marino. Marino ha affermato che la pericolosissima esposizione al rischio di alcuni pm finisce per isolare e scoprire i magistrati della giudicante. Di Matteo, titolare del procedimento della trattativa Stato-mafia, non è presente ala cerimonia essendo, a quanto pare, impegnato in attività professionali fuori dal palazzo di giustizia. Assenti anche gli altri magistrati che rappresentano l’accusa al processo sui presunti patti tra pezzi delle istituzioni e Cosa nostra.

MOROSINI “Occorre approvare oggi una riforma credibile della prescrizione. Dopo la condanna di primo grado il reato non deve più prescriversi. E’ assurdo che processi per corruzione in atti giudiziari cadano nel vuoto a dispetto di indagini durate anni”. A invocare una riforma della normativa sulla prescrizione è il consigliere del Csm Piergiorgio Morosini intervenuto, a Palermo, alla cerimonia di inaugurazione dell’anno giudiziario. Morosini, che ha tracciato un quadro delle recenti riforme in materia civile e penale, ha fatto un accenno alle tensioni tra magistratura e politica: “25 anni di crisi nei rapporti tra politica e mafia – ha detto – lasciano il segno”. E a chi critica le toghe facendo leva sulla loro produttività, Morosini ha rimproverato di “indebolire la tutela dei diritti”. Il consigliere del Csm, infine, ha auspicato che “dalla nuova grammatica del dibattito pubblico sulla giustizia non esca fuori un giudice concentrato solo sulla produttività, ma disimpegnato e senza anima”.

CONSOLO “L’anno trascorso ha segnato l’inizio di un percorso di un grande cambiamento nell’amministrazione del giustizia. C’è stato un contenimento della spesa per gli organismi amministrativi con un risparmio di 63 milioni di euro”. L’ha detto Santi Consolo, capo del Dap, all’inaugurazione dell’anno giudiziario di Palermo, in rappresentanza del ministro della Giustizia. “E’ chiaro che ancora molto resta da fare – ha proseguito – ma l’informatizzazione avanzata con l’obbligatorietà del processo civile telematico hanno portato buoni risultati. Nel 2014 quasi un milione e mezzo di atti digitali sono stati depositati in Italia. Si va verso la digitalizzazione integrale anche dei procedimenti penali”. Secondo Consolo, è auspicabile sul fronte penale una “decisa azione di riduzione e semplificazione del sistema delle incriminazioni e l’introduzione di sistemi di detenzione diversi dal carcere”.

GRECO “Non può esistere in Italia una categoria che non risponde degli errori commessi, parlo ovviamente degli errori per dolo o colpa grave”. Lo ha detto Francesco Greco, presidente dell’ordine degli avvocati di Palermo, intervenendo all’inaugurazione dell’anno giudiziario nel capoluogo siciliano, e rispondendo così alle affermazioni del procuratore generale, Roberto Scarpinato, sulla possibile introduzione della responsabilità civile dei magistrati.

LO VOI “Nonostante i segnali non incoraggianti che destano preoccupazione, la Procura di Palermo non arretrerà di un millimetro e non rallenterà la sua azione”. Lo ha detto, nel corso della cerimonia di inaugurazione dell’anno giudiziario, il neo procuratore di Palermo Franco Lo Voi. Chiaro il riferimento del capo dei pm alle minacce subite da alcuni magistrati, in particolare quelli che indagano sulla trattativa Stato-mafia. “A chi lancia e ha lanciato quei segnali – ha aggiunto – voglio dire con chiarezza che farà meglio a cambiare la sua prospettiva”. Concludendo il suo intervento Lo Voi, citando le parole del giurista Glauco Giostra, ha auspicato che i magistrati lavorino con umile orgoglio e composta e modesta determinazione e ha ribadito l’unità della Procura di Palermo.

 


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