Annullato il sequestro ai Rappa | "Non sono eredi del nonno" - Live Sicilia

Annullato il sequestro ai Rappa | “Non sono eredi del nonno”

La concessionaria Nuova Sport Car

Si tratta del complesso di beni che vale 800 milioni e che è finito al centro dello scandalo giudiziario che ha portato all'azzeramento della sezione Misure di prevenzione del Tribunale di Palermo. Il patrimonio resta bloccato in virtù di un altro decreto.

PALERMO – La Cassazione annulla il sequestro del patrimonio degli imprenditori Rappa. Non sono tecnicamente eredi del nonno condannato per mafia con sentenza definitiva. Si tratta del complesso di beni che vale 800 milioni e che è finito al centro dello scandalo giudiziario che ha portato all’azzeramento della sezione Misure di prevenzione del Tribunale di Palermo, presieduta da Silvana Saguto. Fu il suo collegio  a emettere il provvedimento, affidando il patrimonio all’amministratore giudiziario Walter Virga, pure lui sotto inchiesta.

I beni dei Rappa – società, aziende, televisioni e le concessionarie di macchine Nuova Sport Car – resta però bloccato in virtù di un secondo decreto di sequestro. Il primo, quello annullato nelal tarda serata di ieri, eseguito nel marzo 2014, aveva colpito i Rappa a cascata, in virtù della parentela con il nonno Vincenzo. Nel febbraio successivo la loro situazione si complicò. Arrivò, infatti, una nuova misura di prevenzione patrimoniale che riguardava direttamente Filippo Rappa e i figli Vincenzo Corrado e Gabriele. Gli imprenditori venivano bollati come “socialmente pericolosi”.

“È lecito ritenere che tali soggetti, nel momento in cui si sono prestati a tale condotta agevolatrice – scriveva allora il Tribunale riferendosi ai passaggi societari dal nonno al figlio e ai nipoti – dovevano essere al corrente delle articolate vicende giudiziarie relative al congiunto”. Ed ancora: “Essi non avevano disponibilità economiche lecite idonee a giustificare la legittima provenienza dei beni a loro intestati”. I difensori degli imprenditori sono ora convinti che il dissequestro sancito dai supremi giudici non potrà non avere refluenze sull’intera vicenda giudiziaria. L’annullamento è senza rinvio per i figli di Filippo, Vincenzo Corrado e Gabriele, mentre per il padre e i suoi due fratelli, Sergio e Maurizio, si dovrà celebrare un nuovo giudizio in cui accertare se effettivamente siano eredi di circa il 20 per cento del patrimonio sequestrato.

Fu la Procura della Repubbloca a chiedere il secondo sequestro, concentrandosi su alcuni passaggi societari della famiglia e sottolineando, ad esempio nel caso di Trm, che “Filippo Rappa vende ai figli nel ’97 le quote societarie due mesi prima di essere raggiunto da un’ordinanza di custodia cautelare in carcere assieme al padre (Filippo Rappa sarà poi scagionato ndr)”. Un’operazione che, secondo i giudici, “risulta priva di giustificazione finanziaria lecita”. Gli eredi non avrebbero avuto i soldi necessari – circa 300 milioni di lire – per portare a termine l’operazione. Così come non convinceva il passaggio successivo quando, ad un mese dall’arresto, i “figli fondano Telemed poco più che ventenni e senza un adeguato reddito di provenienza lecita”.

Si chiude, dunque, quasi del tutto la faccenda legata all’eredità di Vincenzo Rappa, condannato con sentenza definitiva a quattro anni per concorso esterno in associazione mafiosa. Era un imprenditore, scrissero i giudici che lo condannarono, in affari con Cosa nostra. Da imprenditori edile costretto a pagare il pizzo era diventato un punto di rifermento per potenti famiglie mafiose come quelle della Noce, di Resuttana e dell’Acquasanta.

I legali dei Rappa, gli avvocati Alberto Stagno D’Alcontres, Simone Lonati, Giuseppe Oddo, Giovanni Di Benedetto, Salvino Mondello, Mauro Torti, Raffaele Bonsignore, in occasione del secondo sequestro si dissero sorpresi: “I dottori Rappa sono noti e stimati imprenditori, rimasti estranei a qualsivoglia vicenda giudiziaria e che, sino ad ora, erano stati coinvolti in un procedimento di prevenzione quali eredi del nonno Vincenzo Rappa, deceduto nel lontano 2009. Colpisce, oltre ai modi, i tempi del provvedimento, che interviene a distanza di un anno da quello precedente (basato, lo si ripete, su valutazioni totalmente diverse) ed in prossimità della pronuncia della Cassazione sui ricorsi proposti dalle difese”.

Le difese avevano già tentato di ottenere il dissequestro, ma le Misure di prevenzione confermarono l’esistenza dei presupposti e respinsero anche la tesi che il provvedimento nei confronti egli eredi fosse stato emesso oltre il termine di prescrizione fissato entro i cinque anni dalla morte di Vincenzo Rappa. Ora la Cassazione sancisce che gli eredi non sono tali, resta aperta la partita sulla presunta pericolosità sociale.


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