PALERMO – Il governo regionale mette mano nel settore appalti e lancia la sfida a Roma per ottenere la modifica del codice. La giunta ha approvato un disegno di legge che interviene sulla Cuc, la Centrale unica di committenza, modifica i controlli antisismici del Genio civile e modifica i tempi di proroga degli Urega, uffici regionali per l’espletamento delle gare di lavori pubblici. Ma il ddl è destinato a fare discutere per le modifiche agli articoli 95 e 97 del codice degli appalti.
Quest’ultima modifica proposta, se approvata dall’Assemblea regionale siciliana, sarebbe un’aperta sfida allo Stato dato che la Corte costituzionale nel 2016 ha dichiarato che le gare d’appalto sarebbero competenza esclusiva dello Stato in quanto relative alla tutela della concorrenza. A questo riguardo l’assessore alle Infrastrutture Marco Falcone conferma la chiara intenzione di porre la questione al governo nazionale. “Il governo Musumeci – ha affermato – con questo disegno di legge intende focalizzare l’attenzione sulle esigenze di modifica del codice degli appalti avanzate dalle associazioni di rappresentanza degli operatori economici. Il codice non ha accelerato ne’ semplificato le procedure ed anzi sta strangolando le piccole e medie imprese”.
La modifica del codice degli appalti è quindi il tema più spinoso. Il governo regionale sfida quello nazionale sperando non solo che non impugni, ma con la volontà di aprire un dibattito sulla necessità di modifica di un testo che avrebbe immobilizzato le pubbliche amministrazioni e che è stato indicato come uno dei principali motivi del rallentamento della capacità di spesa dei fondi comunitari. Le correzioni proposte riguardano solo due dei 217 articoli del codice. Modifiche che colpiscono il cuore delle procedure di affidamento dei lavori pubblici.
La modifica principale riguarda infatti la possibilità di dare gli appalti con la procedura più semplice del prezzo più basso. Attualmente i lavori che hanno un valore superiore a un milione devono essere fatti attraverso l’offerta economicamente più vantaggiosa, una offerta con la quale l’ente che deve affidare il lavoro dialoga con le imprese per capire quella che offre il servizio migliore. Questo però comporta numerosi aggravi per le commissioni di gara, maggior tempo nella valutazione delle offerte e maggiore rischio di contenziosi; le commissioni tecniche infatti hanno un potere di valutazione e di discrezione ampissimo. Con l’approvazione della legge salterebbe dal codice degli appalti questa regola fino agli appalti di valore pari alla soglia comunitaria che, ad esempio, per i lavori pubblici e per le concessioni è di 5 milioni.
Ma la trappola che si annida dietro le offerte al maggior ribasso è quello di ribassi eccessivi che conducono a una concorrenza spietata e al rischio di opere incompiute. Per questo allora il ddl prevede di rivedere i criteri per la valutazione delle offerte che risultino poco convincenti. Attualmente questi criteri di valutazione sono cinque: quattro sono a ribasso e uno a rialzo. La Giunta invece ha approvato un modifica che prevede nuovi criteri: tre al rialzo e due al ribasso. Questo dovrebbe evitare qualsiasi ribasso “sospetto”.
Tra le altre novità varate dal governo c’è poi la decisione di sdoppiare la Centrale unica di committenza, l’ufficio fortemente voluto dal governo Crocetta e attorno al quale montò anche una accesa polemica tra il governatore e l’allora assessore Alessandro Baccei, che fino ad oggi si è occupato delle gare d’appalto per l’acquisizione di beni e servizi, inquadrato nell’assessorato al’economia. Agli uffici della Cuc incardinati al Bilancio, quindi si aggiungeranno quelli che verranno creato nell’assessorato alle Infrastrutture.
Il motivo di questo sdoppiamento? Il disegno di legge approvato dalla giunta interviene aggiungendo gli appalti di lavori pubblici alle competenze della Centrale unica che finora si era occupata, appunto, principalmente di beni e forniture. Ma così si rischierebbe di lasciare agli impiegati dell’assessorato all’economia il compito di fare gare d’appalto altamente tecniche come quelle per i lavori. Ecco perché con l’approvazione della legge la Centrale unica di committenza avrà due uffici appunto: quello presso il dipartimento del Bilancio e del tesoro e quello presso il dipartimento regionale tecnico.
Tra le altre novità che il disegno di legge introduce ci sono alcune nuove regole per le commissioni di gara: la possibilità che diventino presidenti delle commissioni di gara anche i consulenti e una riduzione del trattamento economico accessorio del personale non dirigente che appartiene all’ufficio di segreteria tecnico-amministrativa delle commissioni di gara. Cambia infine la durata degli Urega, gli uffici che fanno le gare. Questi sono prorogabili fino a due anni. Quando però avviene la nomina del nuovo Urega il tempo per concludere tutte le gare d’appalto è di tre mesi e non più di sei come attualmente disposto.
Infine, di sono le norme di snellimento degli uffici del Genio civile con le novità per la prevenzione del rischio sismico. Il ddl infatti prevede che l’assessore alle infrastrutture abbia la delega a scrivere un regolamento che si occupi dello snellimento burocratico e dei controlli sulle costruzioni. Dopo l’eliminazione dell’autocertificazione i geni civili sono stati invasi dalle pratiche di verifica dei lavori di costruzioni antisismiche o d quelli di adeguamento sismico degli edifici. Il disegno è quello di attivare un meccanismo di controlli a campione.