PALERMO – La sentenza di condanna è stata messa in esecuzione dalla Procura generale di Caltanissetta. Antonello Montante è finito in carcere. Ha deciso di costituirsi nel carcere di Bollate, in provincia di Milano, subito dopo avere ricevuto la notifica del provvedimento.
Lo scorso ottobre la Corte di Cassazione ha annullato con rinvio la sentenza di appello, ma solo per stabilire l’entità della pena che secondo i magistrati nisseni non potrà essere inferiore a 4 anni, 5 mesi e 23 giorni (di cui circa un anno e mezzo già scontati nella fase cautelare delle indagini preliminari). Il suo legale, l’avvocato Giuseppe Panepinto, annuncia che farà ricorso contro l’esecuzione del provvedimento.
Il sistema, inteso come una banda di spioni e corrotti al servizio di Montante, non c’è stato. Ci furono dei singoli episodi di corruzione e di accesso abusivo al sistema informatico.
La Corte di Cassazione annullò senza rinvio “perché il fatto non sussiste” la condanna per associazione a delinquere nei confronti dell’ex presidente di Confindustria Sicilia e referente per la legalità dell’associazione nazionale degli industriali.
Cancellata anche la rivelazione del segreto di ufficio e l’accesso abusivo al sistema informatico “in questo ultimo caso – si leggeva nel provvedimento della Corte presieduta da Gianluca Fidelbo – limitatamente alle condotte poste in essere fino al giugno 2014” per intervenuta prescrizione.
Il nuovo processo di appello
Il nuovo processo d’appello per rideterminare la pena non è ancora iniziato per la difficoltà di formare un collegio. I magistrati in servizio hanno già affrontato indagini e processi che riguardavano Montante, dunque sono incompatibili. Il processo riguarderà le contestazioni di accesso abusivo compiute dopo il 2014 e la pena per la corruzione. Per quest’ultimo reato, però, i supremi giudici dichiararono “irrevocabile la responsabilità penale”. Montante è colpevole, non c’è possibilità che il nuovo processo cambi la sostanza delle cose.
Da qui la decisione di mettere in esecuzione la sentenza. Di fatto si è ripetuto quanto già accaduto per Silvana Saguto, ex presidente della sezione misure di prevenzione del tribunale di Palermo che fu arrestata prima del nuovo pronunciamento della Corte d’Appello. Cristallizzata la colpevolezza non c’era bisogno di attendere di conoscere l’entità della nuova pena che in ogni caso non poteva essere inferiore ai quattro anni, limite oltre il quale non si può accedere a trattamenti alternativi alla detenzione in carcere.
La pena per Montante potrebbe essere rivista al ribasso, ma non a tal punto da evitargli il carcere. Si parte infatti dagli otto anni che gli erano stati inflitti in appello (sei in meno del verdetto di primo grado).
Gli altri imputati
Il provvedimento di carcerazione riguarda il solo Montante. In Cassazione era caduta l’accusa per un’attività di dossieraggio anche per Diego Di Simone, ex capo della security di Confindustria, e per il sostituto commissario Marco De Angelis, difesi dagli avvocati Marcello Montalbano e Monica Genovese. Erano stati condannati rispettivamente a 5 anni e 3 anni e 3 mesi. Anche per loro le pene dovranno essere riviste al ribasso.
L’inchiesta su Antonello Montante
Era il 2015 quando Montante finì coinvolto in un’inchiesta per mafia che non ebbe sbocchi processuali. Allora era un paladino della legalità, in prima linea nella ribellione contro il pizzo, esempio di rettitudine contro la connivenze di chi sta nella zona grigia e strizza l’occhio ai mafiosi per ingrossare il portafoglio con gli affari sporchi. Un’impostura, secondo l”accusa.
Fu ricostruita la sua attività di dossieraggio per colpire gli avversari, organizzando una rete di spionaggio per condizionare la vita politica e amministrativa siciliana. Infedeli in divisa acquisivano informazioni nelle banche dati e le consegnavano all’amico Montante. Il giorno in cui i poliziotti andarono a casa per arrestarlo, il 14 maggio del 2018, Montante si chiuse nell’appartamento e distrusse oltre 20 pen drive e decine di documenti.
Il dossieraggio di Montante
“L’ex leader di Confindustria, si leggeva nella sentenza di appello, “raccoglieva informazioni e le custodiva”, “ciò era noto nella sua cerchia e tra le persone a lui vicine, l’uso che ne avrebbe potuto fare era chiaro”, “plurime fonti riferiscono che egli si vantava di avere a disposizione dossier, pronti all’uso. In contesti per nulla occulti o riservati erano note non solo la sua capacità di influenza nelle più alte sfere degli ambienti istituzionali ed economici, non tanto del territorio, ma della Regione e del Paese. Ed era nota anche la sua complessa rete informativa”.
Montante ha sempre negato ogni accusa. A Caltanissetta è in corso un secondo processo in cui Montante è imputato assieme ad imprenditori, altri esponenti delle forze dell’ordine e della politica.

