Sicilia, Ars convocata ma Musumeci è a Catania - Live Sicilia

Ars riunita ma Musumeci assente, Miccichè: non c’era fiducia VIDEO

Una seduta surreale
IL CASO
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PALERMO – Un aula di pochi minuti, semideserta, e con diversi addii. La seduta dell’Ars che avrebbe dovuto accogliere il governatore Nello Musumeci, che si trovava invece a Catania, è stata soft. Oltre alla sedia del presidente della Regione, a Sala d’Ercole erano vuote anche le sedie del governo: dei rappresentanti della giunta era infatti presente in aula solo l’assessore alla Formazione Alessandro Aricò, che però si è seduto tra i banchi dei parlamentari.

Il deserto dell’Ars

In un’aula semivuota, il presidente dell’Ars Gianfranco Miccichè ha letto la lettera con la quale il presidente della Regione ha comunicato le proprie “irrevocabili dimissioni”. Come lasciato trapelare nelle scorse ore, Musumeci non si è presentato a Sala d’Ercole in quanto impegnato a Catania nella cerimonia della posa della prima pietra della nuova cittadella giudiziaria.

Miccichè: “Spesso venuta meno la fiducia Musumeci-Ars”

Miccichè ha salutato tutti: “Ho fatto tante cose, sono stato anche ministro, ma essere stato presidente dell’Ars è la cosa più bella che mi sia capitata nella vita”, è stato l’incipit del suo intervento durante il quale ha ringraziato e salutato i funzionari, i dipendenti del Palazzo dei Normanni ed i deputati regionali. Poi un cenno al rapporto che Musumeci ha avuto con l’Ars nel corso della legislatura: “Il concetto di democrazia è un concetto forte – ha detto Miccichè – non dico che Musumeci non sia stato un presidente democratico, dico però che molte volte è venuto meno il rapporto di fiducia e di collaborazione tra il presidente della Regione e il parlamento regionale”.

Le grandi manovre

Nel centrodestra, intanto, sono partite le grandi manovre. Poco dopo le dimissioni di Musumeci, che comunque lascia intendere di volere restare in campo per la successione a se stesso dicendosi “disponibile” a guidare la coalizione alle Regionali, Silvio Berlusconi ha accelerato chiamando Stefania Prestigiacomo e chiedendole di accettare la candidatura a Palazzo d’Orleans. Anche la Lega, con Nino Minardo, si è detta “pronta a governare”, mentre dal commissario della Dc Totò Cuffaro è arrivato l’invito a trovare un nome unitario per tutta la coalizione.


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