Ars, l'incognita Miccichè: maggioranza alla prova dell'aula - Live Sicilia

Ars, l’incognita Miccichè: maggioranza alla prova dell’aula

Cresce l'attesa per la seduta di oggi.

PALERMO – La diciottesima legislatura si apre stamattina con il giuramento dei deputati e l’elezione del presidente dell’Assemblea Siciliana. Soltanto alla fine di questa lunga giornata potremo dire “les jeux sont faits”. O alla peggio domani, se il voto di oggi a Sala d’Ercole dovesse andare a vuoto. 

Le procedure di voto, i numeri in aula e l’incognita Miccichè

Pallottoliere alla mano servono 47 voti (i due terzi dell’assemblea) per eleggere il presidente alla prima votazione, 36 alla seconda. Se nessun deputato dovesse ottenere la metà più uno dei voti, venerdì si terrebbe una nuova votazione: per spuntarla servirebbe la maggioranza assoluta. In caso contrario si procederà alla quarta votazione tra i due candidati che hanno ottenuto il maggior numero di voti: chi si aggiudica la maggioranza relativa è incoronato sullo scranno più alto di Sala d’Ercole. La vigilia del voto è stata scandita da tensioni a livello carsico (e non solo) da una serie di tensioni pronte a esplodere in aula. Gli occhi sono puntati, neanche a dirlo, sull’ex presidente dell’Ars Gianfranco Miccichè, mattatore d’eccezione esperto in colpi di scena e capovolgimenti di fronte. Nonostante le rassicurazioni ufficiali c’è chi è pronto a scommettere che in aula non mancherà il ruggito di Miccichè (anche a costo di imbastire un’impresa destinata alla sconfitta). Un’ipotesi che creerebbe non poco scompiglio nella maggioranza e che il presidente Renato Schifani non farebbe passare come se nulla fosse. 

Schifani blinda la maggioranza ma…

La maggioranza dovrebbe puntare le proprie fiches sul pupillo di Ignazio La Russa, Gaetano Galvagno. Sulla carta parte da 40 voti contro i 30 delle opposizioni (11 a testa per Pd e M5s, 8 per De Luca), ma le cronache degli ultimi giorni (o meglio degli ultimi mesi) raccontano altro. L’insofferenza di Miccichè e dei suoi fedelissimi nei confronti degli alleati meloniani e del presidente Schifani non si è placata e l’occasione dello scrutinio segreto è un’occasione troppo ghiotta per non dare un segnale magari sfruttando i malumori di altri deputati appartenenti a svariati gruppi della maggioranza. Di certo c’è che Schifani non si farà trovare impreparato, vendo già di fatto blindato la maggioranza attraverso la mossa dei deputati-assessori. Il resto si farà in sede di vicepresidenza, presidenze di commissioni e di elezione di deputati segretari e questori. Un gioco ad incastri (che comprende anche le opposizioni) in grado di mettere in cassaforte l’elezione del presidente dell’Ars (che da accordo spetta a Fratelli d’Italia). E c’è chi ancora spera che arrivi per Miccichè la presidenza della Commissione ambiente del Senato per tenerlo fuori dalla partita siciliana (ma fonti autorevoli smentiscono questa possibilità)

I giochi romani si faranno domani quasi in concomitanza con la votazione a Palazzo dei Normanni. Miccichè sarà Palermo (anche se la sua presenza non è essenziale in fase di votazione perché potrebbe farsi sostituire da un collega del gruppo come spiegano fonti della Capitale). Le ultime notizie trapelate fino al pomeriggio di ieri, dal quartiere generale di Gianfranco Miccichè, lasciano intendere che ci sarebbero almeno sei deputati azzurri (più un paio di altre formazioni) pronti a votare autonomamente dagli ordini di scuderia impartititi da presidente Schifani. Sarà vero? Non resta che attendere il voto di oggi. 


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