Ars, salva-ineleggibili sulle montagne russe: stoppata l'accelerazione sul ddl - Live Sicilia

Ars, salva-ineleggibili sulle montagne russe: stoppata l’accelerazione sul ddl

Dc, Pd e Sud chiama nord contrari

PALERMO – Norma salva-ineleggibili, atto secondo. Le modifiche all’interpretazione della legge che impedisce l’elezione all’Ars di alcune figure, come i vertici o i dipendenti degli enti controllati o vigilati dalla Regione, rispuntano in commissione Affari istituzionali come ddl autonomo. Una circostanza già prevista dopo lo stralcio dell’aula, ma non con questa celerità, tuttavia “la mancanza di una unità di intenti nella maggioranza”, per dirla con le parole del presidente Ignazio Abbate, blocca qualsiasi accelerazione. La riunione di questa mattina, infatti, si è conclusa con un nulla di fatto: opposizioni schierate contro ogni ipotesi di esame della norma, che è stata rinviata di 24 ore.

La norma salva-ineleggibili

La norma salva-ineleggibili, che aveva provocato diverse polemiche sia nella maggioranza che tra le opposizioni, era stata stralciata dal Collegato ter e rispedita in commissione. A questo punto tutti hanno pensato al tramonto di un provvedimento che inciderebbe direttamente sulle cause civili al momento in corso per quattro deputati, ma così non è stato. Parti della maggioranza, come risulta a LiveSicilia, sono in pressing su Abbate affinché si incardini e si esamini subito la norma, diventata ddl autonomo.

Quattro ricorsi pendenti

Un nuovo blitz, dopo quello sulla riforma delle Province, che però avrebbe protagonisti diversi. Diretti interessati sono il presidente della commissione Bilancio Dario Daidone (FdI), con i colleghi di partito Nicola e Giuseppe Catania, e Davide Vasta (Sud chiama nord). Il cambio di regole in corsa annullerebbe le cause di ineleggibilità, vanificando i ricorsi di Carmelo Nicotra, Peppe Bica, Salvatore Scruvera e Santo Primavera. Dietro le quinte c’è il tentativo di stoppare sul nascere una possibile riconfigurazione della maggioranza che sostiene il governo Schifani. Almeno uno dei quattro aspiranti deputati, infatti, Nicotra, avrebbe lasciato i lidi FdI, partito che non sempre si è allineato sulle decisioni di Palazzo d’Orleans, per avvicinarsi alla Lega. Se il ricorso contro Daidone dovesse andare a bersaglio, i meloniani perderebbero la presidenza della commissione Bilancio: un ruolo di peso per le dinamiche parlamentari.

Abbate: “Nessuna accelerazione”

Abbate, però, non intende accelerare. “Incardineremo il testo ma serviranno approfondimenti accurati e minuziosi”, dice l’esponente della Democrazia cristiana che sul punto ha la copertura del partito. Le divisioni si allargano anche a FdI, dove diverse voci non accettano una norma considerata “ad personam”. Abbate, ad ogni modo, frena le spinte che arrivano per l’esame del ddl: “Si tratta di una norma delicatissima, che incide profondamente anche in un procedimento che è in corso – aggiunge Abbate -. Bisognerà avere la massima cautela, ascoltare esperti giuridici e non fare passi azzardati o fughe in avanti”. Contrario anche il Pd, che con il capogruppo Michele Catanzaro e Nello Dipasquale blocca sul nascere ogni possibilità: “La norma non può passare”, assicurano. Prende posizione anche Sud chiama nord, con il suo leader Cateno De Luca: “Ribadiamo con fermezza il nostro No alla norma salva-ineleggibili”, dice. “Non è pensabile che si cerchi di modificare lo status dei parlamentari con dei contenziosi ancora in corso”, aggiunge il sindaco di Taormina.


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