Ars tra tetti, antimafia e poltrone | Tante polemiche, poco lavoro - Live Sicilia

Ars tra tetti, antimafia e poltrone | Tante polemiche, poco lavoro

Gli inquilini di Palazzo dei Normanni più impegnati nelle polemiche che a produrre leggi.

PALAZZO DEI NORMANNI
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PALERMO – Si è insediata da poco meno di un mese ma la nuova Assemblea regionale siciliana può già essere definita “Ars delle polemiche”. Più che produrre leggi e atti di loro competenza, i settanta inquilini di Palazzo dei Normanni, presidente in testa, sono stati coinvolti in tanti piccoli o grandi casi.

Nelle sette sedute che si sono svolte dall’insediamento, l’Ars ha approvato una sola legge, l’autorizzazione all’esercizio provvisorio, da cui però sono state stralciate tutte le norme più significative del testo. Per il resto, il Palazzo è stato più che altro coinvolto in una lunga serie di “scandali”, da quello sul tetto degli stipendi, a quello sulla nomina di Patrizia Monterosso alla Fondazione Federico II, passando per le dichiarazioni sulla commissione antimafia e le polemiche sull’elezione dei membri del Consiglio di presidenza. Cinque anni fa, più o meno nello stesso periodo di tempo, il Parlamento guidato da Giovanni Ardizzone, che pure non ha brillato per produttività, aveva già approvato tre leggi, di cui una norma sui precari e una sui rifiuti, senza contare quelle approdate a Sala d’Ercole dopo il via libera delle Commissioni (otto norme: il bilancio, la Finanziaria, quella sui casino di Taormina e Palermo, la legge sull’amianto, il mutuo per i pagamenti della pubblica amministrazione e l’anticipazione a Riscossione Sicilia). L’Ars aveva anche trovato il tempo di affrontare temi delicati quali le questioni del Muos di Niscemi e dell’abolizione dell’Arsea, un “ente inutile”.

ANTIMAFIA – Protagonista di quasi tutte le polemiche è sempre il presidente dell’Ars Gianfranco Miccichè. Ultima, ma solo in ordine di tempo, quella scoppiata ieri per la decisione di offrire all’assessore Sgarbi la sala Mattarella di Palazzo dei Normanni per la proiezione del docufilm “Generale Mori – Un’Italia a testa alta” di Ambrogio Crespi. “Ci eravamo lamentati per l’immobilismo del governo, dobbiamo ricrederci. Forse è meglio, molto meglio quando l’esecutivo dorme. Qui è andato oltre: ha gettato discredito sulle istituzioni”. Sono le dure parole del vicepresidente grillino dell’Ars, Giancarlo Cancelleri, venuto a conoscenza del fatto che Mori e De Donno saranno anche ospiti del convegno che precederà la proiezione. Il generale Mario Mori e il colonnello Giuseppe De Donno, ex ufficiali del Ros, sono accusati nel processo sulla presunta trattativa stato mafia di aver fatto da mediatori tra i vertici di Cosa nostra e pezzi dello Stato negli anni ’90 e di aver agevolato il “dialogo” occulto e illegale tra mafia e Stato. “È inopportuno – ha aggiunto il capogruppo del Pd all’Ars, Giuseppe Lupo – autorizzare l’utilizzo di spazi di elevata rilevanza istituzionale di Palazzo dei Normanni per iniziative che generano polemiche e che nulla hanno a che vedere con l’attività dell’Assemblea regionale siciliana”. Il duo Sgarbi-Miccichè, comunque, non ha fatto marcia indietro e, a braccetto, “come il gatto e la volpe”, così li ha definiti Cancelleri, hanno tirato dritto per la loro strada. “La sola ‘vergogna’ – ha replicato Sgarbi – è che il generale dell’Arma dei Carabinieri Mario Mori, eroe, e più volte assolto, sia considerato colpevole perché imputato per ragioni politiche”. A proposito di lotta a Cosa nostra, è emersa in occasione dell’elezione di Gianfranco Micciché l’intenzione del presidente dell’Ars di modificare la commissione Antimafia. “Così come è non funziona”.

TETTO AGLI STIPENDI – E non aveva ancora messo piede in Torre Pisana, dove si trovano i suoi uffici a Palazzo, che già Micciché aveva fatto infuriare tutti con le sue dichiarazioni sul tetto agli stipendi dell’Ars. “Nessuno mi chieda di fare tagli per risparmiare”, ha detto sempre nel suo discorso d’insediamento e ad approfittare dell’assist, primo tra tutti, è stato Massimo Giletti, paladino della spending review in chiave crocettiana, a cui poi ha fatto da sponda anche Myrta Merlino de “L’aria che tira”. La discussione sui tagli, attraverso La7, è diventata uno scandalo nazionale e Micciché non ha potuto far altro che lanciare l’allarme: “Se dite così io rischio la vita”. E poi ha aggiunto: “Non raccontiamo la fotografia di una situazione vergognosa, raccontiamo un film”, promettendo che le cose cambieranno, ma non spiegando come potrà succedere.

MONTEROSSO – Madre di tutte le polemiche, per chi sognava fratture nette con la precedente amministrazione Crocetta, è stata la nomina di Patrizia Monterosso alla Fondazione Federico II. Praticamente il primo atto da presidente di Miccichè. Una scelta che, stando alle rivelazioni del leader dei grillini siciliani Cancelleri, sarebbe stata concordata con lo stesso Musumeci. Un’affermazione mai confermata, ma i fatti non cambiano: Musumeci ha mantenuto la “promessa” di rimuovere il Segretario generale, già condannata dalla Corte dei conti per un danno all’erario di circa 1,4 milioni di euro, ma nel frattempo Micciché ha scelto la stessa burocrate per un incarico di prestigio.

Insomma, dopo l’ultima seduta dell’Ars, lo scorso 9 gennaio, con le dichiarazioni programmatiche di Nello Musumeci, Sala d’Ercole torna a riunirsi domani, 17 gennaio, a più di una settimana di distanza. All’ordine del giorno: comunicazioni. Che vuol dire tutto e vuol dire niente. A Palazzo, infatti, le voci sono concordi: anche domani in Aula non si farà nulla. Chissà, forse dopo le elezioni politiche, i parlamentari siciliani avranno più tempo per concentrarsi sulla Sicilia.


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