"Assistente parlamentare e mafioso"| Favori a Messina Denaro: 5 fermi - Live Sicilia

“Assistente parlamentare e mafioso”| Favori a Messina Denaro: 5 fermi

Antonello Nicosia incontrava i i boss in carcere. Falcone? "Un incidente sul lavoro" TUTTI IN NOMI

BLITZ DI GDF E ROS
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PALERMO – Avrebbe sfruttato il suo ruolo di assistente parlamentare di una deputata nazionale per entrare in carcere, parlare con potenti mafiosi e portarne all’esterno le direttive, minacciare altri detenuti: era meglio che tenessero la bocca chiusa. Fra i boss che Antonello Nicosia ha incontrato c’è anche il cognato di Matteo Messina Denaro. Definiva la strage di Capaci in cui morì Giovanni Falcone “un incidente sul lavoro” e per il latitante di Castelvetrano usava parole come “primo ministro”.

Sono pesantissime le accuse che portano all’arresto di Nicosia, editore e conduttore televisivo della trasmissione “Mezz’ora d’aria”, molto noto a Sciacca, in prima linea nel movimento nazionale in difesa dei diritti dei detenuti.

La Procura di Palermo gli contesta il reato di associazione mafiosa. Nicosia è stato fermato nella notte in un blitz dei finanzieri del Gico del Nucleo di polizia economico-finanziaria, dei carabinieri del Ros e del Comando provinciale di Agrigento.

Assieme a lui finiscono in carcere altre quattro persone:il boss di Sciacca, Accursio Dimino, pure lui indagato per mafia, e tre presunti favoreggiatori. Si tratta di Massimiliano Mandracchia, Luigi e Paolo Ciaccio.

È inquietante Il quadro che viene fuori dalle indagini coordinate dal procuratore di Palermo Francesco Lo Voi, dall’aggiunto Paolo Guido e dai sostituti Francesca Dessì e Calogero Ferrara.

Nicosia, oltre ad occuparsi di estorsioni, avrebbe messo a disposizione di Cosa Nostra la sua immagine pubblica. Da anni si batte per migliorare le condizioni carcerarie, tanto da essere diventato direttore dell’Osservatorio internazionale dei diritti umani ed entrare a far parte del Comitato nazionale dei Radicali.

“Piccoli passi avanti”, scriveva pochi giorni fa quando la Consulta dichiarò incostituzionale l’ergastolo ostativo.

I finanzieri del Nucleo speciale di polizia economico-finanziaria tenevano d’occhio da tempo Nicosia, sulla cui figura c’è stata la convergenza del lavoro dei carabinieri del Ros. Sono i militari che danno la caccia a Messina Denaro e che, a loro volta, tenevano sotto osservazioni Nicosia sul fronte della ricerca del latitante.

Secondo gli investigatori, l’attività di Nicosia, fatta di continue visite nelle carceri e proposte al mondo politico, era solo strumentale. In realtà, il suo obiettivo sarebbe stato quello di aiutare i suoi amici mafiosi.

E così avrebbe sfruttato il ruolo di assistente parlamentare della deputata Giuseppina Occhionero, eletta in Molise per Leu, tra le prime ad approdare a Italia viva, il neo partito di Matteo Renzi. Occhionero era inconsapevole di ciò che Nicosia tramasse alle sue spalle. A prestato il fianco senza colpe al gioco sporco dell’uomo.

Quando in carcere si presenta una delegazione parlamentare le maglie dei controlli si allentano. E così è stato facile per Nicosia, che ha anche un precedente penale pesante per droga, incontrare i mafiosi. Uno in particolare, Filippo Guttadauro, cognato di Messina Denaro per averne sposato la sorella Rosalia, fratello del boss di Brancaccio, Giuseppe, e tra gli uomini più fidati di Bernardo Provenzano.

C’è una vicenda che inquieta più di altre. Dalle intercettazioni sarebbe emerso che Nicosia sia andato a trovare in carcere un detenuto del clan di Castelvetrano.

Nel corso del faccia faccia carcerario, dietro il paravento del suo ruolo di assistente parlamentare che gli ha garantito riservatezza, Nicosia avrebbe minacciato l’uomo. Doveva tenere la bocca chiusa. Qualcuno temeva forse si pentisse. Il fermo è stato eseguito nella notte. Bisognava bloccare gli indagati con urgenza. Nel corso delle indagini sarebbe emerso il loro obiettivo di trasferirsi all’estero. In particolare negli Stati Uniti, dove ad attenderli c’erano i boss della potente famiglia mafiosa dei Gambino.

 


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