Incatenato ai cancelli del tribunale di Gela, ha iniziato lo sciopero della fame l’imprenditore edile, Emilio Missuto, di 40 anni, che pur vantando crediti per diversi milioni di euro presso enti locali, si è visto pignorare i beni con un decreto del tribunale ed è stato costretto a chiudere la sua impresa e licenziare i 15 dipendenti per non avere pagato alcuni suoi fornitori.
Missuto attenderebbe da sei anni il pagamento di oltre un milione e mezzo di euro dall’amministrazione comunale sarda di Santadi (Carbonia Iglesias) per opere pubbliche realizzate regolarmente e mai saldate. “Un imprenditore non può morire a causa dell’inefficienza dello Stato – ha dichiarato Missuto – Alcuni frammenti di questo Stato (cioé i Comuni) non mi hanno pagato i lavori regolarmente eseguiti e una sua costola (il tribunale di Gela) ha dichiarato lo stesso il mio fallimento”. “E’ un’ingiustizia, una beffa amara e insopportabile!”, conclude.
Dopo essere stato ricevuto dal sindaco di Gela, Angelo Fasulo, chiede di incontrare il presidente del tribunale e il prefetto di Caltanissetta. Poi intende recarsi a Bologna per portare la sua solidarietà a Tiziana Marrone, moglie di Giuseppe Campaniello, l’artigiano bolognese morto dopo essersi dato fuoco davanti alla sede dell’agenzia delle entrate della sua città.
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