Auto blu, il taglio non c'è più - Live Sicilia

Auto blu, il taglio non c’è più

Il taglio delle vetture di servizio della Regione era stato approvato in Finanziaria. Ma la legge imponeva, entro agosto, l'approvazione in giunta del "Piano di dismissione". Di cui non c'è traccia. I grillini, che avevano voluto quel taglio, oggi attaccano: "Le solite promesse non mantenute". Ma l'assessore Valenti precisa: "Emessa una direttiva per fare rispettare la norma".

PALERMO – Il Piano? Avanti piano. Anzi, per il momento, è ancora in garage. Eppure, la legge parlava chiaro. Il “Piano di dismissione delle auto di servizio” doveva essere redatto entro agosto. E portato in giunta per l’approvazione. Ma come detto, ancora nulla di fatto.

La legge in questione, per intenderci, è nientemeno che la Finanziaria regionale. E la scelta di abbattere le auto blu era stata salutata come uno dei più “rivoluzionari” interventi decisi dal parlamento regionale. Un intervento, è giusto ricordarlo, caldeggiato e voluto fortemente dal Movimento cinque stelle, che propose un emendamento in questo senso. All’inizio, a dire il vero, i grillini erano stati ancora più categorici di quanto poi troverà spazio nella legge di stabilità, proponendo addirittura che a dotarsi delle auto blu fossero soltanto il presidente della Regione e quello dell’Assemblea regionale. Alla fine, nella formulazione approvata dal parlamento, le vetture di servizio spettano soltanto ai componenti della giunta. Il governatore, oltre ai dodici assessori. Tredici, in tutto.

Ma al di là dei “titolari” delle auto blu, la novità è data dai soggetti che, per legge, dovrebbero rinunciare al simbolo della “casta”, dei privilegi. “È fatto divieto alle società regionali, alle società partecipate dalla Regione a prevalente capitale pubblico, alle agenzie regionali, alle aziende regionali, alle aziende sanitarie ed ospedaliere nonché agli enti sottoposti a controllo di cui all’articolo 1 della legge regionale 15 maggio 2000, n. 10, – si legge infatti all’articolo 22 della legge finanziaria, apparsa sulla Gazzetta ufficiale il 17 maggio di quest’anno – di possedere e utilizzare auto di rappresentanza. Le auto di servizio, esclusivamente in uso condiviso (car sharing), non possono superare i 1.300 cc di cilindrata”. Stop, insomma, all’auto blu per presidenti di società partecipate, commissari e direttori delle Asp, presidenti e direttori generali delle aziende regionali di ogni tipo. Chi proprio ne ha bisogno dovrà limitarsi a una modesta utilitaria. Tutta un’altra cosa.

Insomma, la legge parlerebbe chiaro. Anzi. Fisserebbe persino alcuni tempi certi per la dismissione di queste auto. Ma il condizionale è d’obbligo. Perché di i tempi certi sono diventati maledettamente “incerti”.

“Entro novanta giorni dalla data di entrata in vigore della presente legge, – si legge ancora nella Finanziaria – i predetti soggetti comunicano all’amministrazione regionale l’adozione del piano di dismissione delle autovetture di servizio”. Ma di questi Piani, alla Regione pare non esserci traccia. Anzi. È la Regione stessa, da questo punto di vista, a essere in ritardo. A dare, insomma, il “cattivo esempio”. Già, perché lo stesso articolo della Finanziaria, nel comma che riguarda espressamente l’amministrazione regionale (quindi presidenza, assessorati e dipartimenti) precisa: “Nella Regione l’utilizzo delle automobili di rappresentanza è riservato, esclusivamente, al Presidente della Regione ed agli Assessori regionali. L’Assessore regionale per le autonomie locali e la funzione pubblica predispone, entro novanta giorni dalla data di entrata in vigore della presente legge, un piano di dismissione delle autovetture di proprietà della Regione, da sottoporre all’approvazione della Giunta regionale”. Novanta giorni dalla pubblicazione della Finanziaria. Giunta in Gazzetta ufficiale a metà maggio. Questo il termine, previsto dalla legge, entro il quale il governo avrebbe dovuto dare il proprio via libera allo schema di dismissione delle autovetture. Un progetto salutato con entusiasmo in occasione dell’apporovazione della legge di stabilità: “La Regione taglia le autoblu da oltre 400 ad appena 13”. Ma tutto, come detto, è rimasto sulla carta. E oggi, i promotori di quell’emendamento, tornano all’attacco: “Attendiamo ancora – commenta il capogruppo del Movimento cinque stelle Giancarlo Cancelleri – nonostante ì i termini siano abbondantemente scaduti, che venga dato seguito a un articolo della legge in Finanziaria. A dire il vero – aggiunge – non siamo affatto stupiti che anche su questo punto il governo non abbia mantenuto le promesse. Un atteggiamento costante, in questi mesi, che ci ha spinti, non a caso, ad avanzare la mozione di sfiducia. Speriamo solo – conclude Cancelleri – di non continuare a sentire i rappresentanti dell’esecutivo raccontare del loro impegno nel taglio degli sprechi, visto che non riescono, nono stante gli annunci, a eliminare proprio il simbolo dello spreco della casta”.

E del resto, era stato persino il ministro della Funzione pubblica Gianpiero D’Alia, pochi mesi fa a definire “irresponsabile l’ostentazione dell’auto blu come status symbol. Dai dati che noi abbiamo nell’ultimo anno sul censimento del rapporto tra le auto blu e le auto di servizio, – ha aggiunto il ministro – possiamo dire che il numero si è ridotto in tutta Italia. In Sicilia è ancora troppo alto questo rapporto. Ci sono troppe auto blu, una usanza odiosa soprattutto in questo momento di crisi”.

I dati cui fa riferimento D’Alia, in effetti, fanno un certo effetto. E sono quelli forniti ogni anno dal Formez, per conto del ministero della Funzione pubblica. Fino a quest’estate, in effetti, sono molto lontani dall’obiettivo che si è posto la Regione siciliana in Finanziaria. Dall’ultimo censimento, ad esempio, le auto blu a disposizione della sola amministrazione regionale erano ben 80 (73 in noleggio e 7 in comodato d’uso). Di queste, ben 26 di cilindrata uguale o superiore ai 1900 cc. “Ma quei dati non sono aggiornati – precisa l’assessore Patrizia Valenti – visto che alla Regione le auto blu sono già scese alle 13 previste: ne possono usufruire solo il presidente e l’assessore”. Ma il simbolo del privilegio è “parcheggiato” un po’ ovunque. Soprattutto in quegli enti per i quali la legge dispone a dismissione totale. Insomma, gli ultimi dai del ministero della funzione pubblica, ad esempio, raccontano la strana storia delle 88 auto di servizio dell’Esa, le 32 dell’Arpa, le 8 all’Ersu di Catania. “Una mia direttiva – ha precisato però sempre l’assessore Valenti – invita tutti gli enti regionali ad attenersi alla norma prevista in Finanziaria. Insomma, stiamo cercando di dare un ‘impulso’ a questi soggetti”. Insomma, un invito a spegnere le macchine. Che sarebbe dovuto giungere già due mesi fa. Sotto forma di “Piano di dismissione”. Il documento che, approvato in giunta, avrebbe dovuto trasformare l’annuncio in un fatto concreto. Ma quel Piano va avanti pano. Anzi, è rimasto in garage.


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