Le sfide dell'avvocatura: un siciliano nell'Unione delle camere penali - Live Sicilia

Le sfide dell’avvocatura: un siciliano nell’Unione delle camere penali

Dalla separazione delle carriere all'intelligenza artificiale

PALERMO – C’è un siciliano, l’unico, nella nuova giunta dell’Unione delle Camere penali. Al congresso di Firenze i penalisti italiani hanno eletto Francesco Petrelli presidente per il prossimo biennio. Della sua squadra, composta da dodici avvocati, fa parte Luigi Miceli, già componente del direttivo della Camera penale di Palermo, oggi guidata da Vincenzo Zummo.

Come sarà il nuovo corso dell’Unione?
“Finalizzato al perseguimento dell’effettiva applicazione dei principi costituzionali del diritto di difesa, della presunzione di non colpevolezza, del giusto processo e della funzione rieducativa della pena”.

La separazione delle carriere continuerà ad essere una vostra priorità?
“La separazione delle carriere è uno scatto culturale, una esigenza costituzionale, una questione ordinamentale necessaria a conferire maggiore credibilità al sistema, nei confronti degli operatori del processo e di tutti i cittadini. Non è più una battaglia di minoranza ma è stata inserita nel programma di governo della coalizione che ha vinto le elezioni politiche”.

Perché ancora non decolla? Forse per la presenza di tante toghe fuori ruolo al ministero della giustizia o in altri luoghi vitali per il governo?
“Al ministero non ci dovrebbero stare né i magistrati né gli avvocati, ma una struttura amministrativa adeguata e ordinaria. Ciò escluderebbe, inoltre, il rischio di possibile collateralismo tra Asm e ministero della Giustizia”.

Anche la giustizia presto si confronterà con l’intelligenza artificiale. Si parla di giurimetria, l’applicazione dell’informatica al diritto, e giustizia predittiva che utilizza algoritmi per prendere decisioni giudiziarie o prevedere gli esiti delle decisioni. Che succederà alla figura dell’avvocato in un simile contesto?
“Il processo penale non è smaterializzabile, vive di un continuo confronto dialettico e intellettuale tra esseri umani presenti nel medesimo luogo fisico. La tecnologia deve supportare l’esercizio del diritto di difesa piuttosto che frapporre stupidi ostacoli all’attività degli avvocati, posti in posizione di ulteriore disparità rispetto ai pubblici ministeri”.

Siamo di fronte ad un cambiamento epocale del processo?
“Assistiamo semplicemente ad un ritorno al passato, che mette fortemente in discussione il modello accusatorio e i principi di oralità e immediatezza della decisione”.

Altro tema caldo: le misure alternative al carcere. All’avvocatura piacciono. Mi consenta la provocazione: perché è più facile difendere i clienti? E i cittadini? Non si corre il rischio di creare maggiore insicurezza?
“La questione deve essere affrontata in maniera esattamente opposta, con un diverso approccio culturale alla misure alternative alla detenzione. Il tasso di recidiva è, infatti, notevolmente inferiore per chi sconta la pena con una misura alternativa, mentre cresce sensibilmente per chi sconta l’intera pena in regime carcerario”.

Altro tema caldo: le misure di prevenzione, specie alla vigilia di un processo delicato come quello che coinvolge l’ex presidente Silvana Saguto. Serve una riforma?
“Inizialmente pensate per sorvegliare i nulla facenti, oggi sono direzionate principalmente verso la classe imprenditoriale, con una funzione sostanzialmente afflittiva. L’intero sistema deve essere ripensato e comunque interamente giurisdizionalizzato, anche in considerazione dell’evidente incidenza negativa sul tessuto economico, soprattutto in Sicilia. Francesco Petrelli è un fine giurista e un politico equilibrato e naturalmente votato al dialogo. La sua giunta lavorerà in costante sinergia con le camere penali territoriali. I penalisti continueranno a dare il loro contributo per il miglioramento del sistema giustizia, senza, tuttavia, arretrare sui principi costituzionali di riferimento”.


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