PALERMO – Adesso basta. Giù le mani dalla “mia bambina”, dice la madre della sedicenne che un uomo che di anni ne ha il doppio di lei avrebbe fatto prostituire. E di danarosi professionisti palermitani pronti a pagare ce n’erano parecchi. La donna affida al suo legale, l’avvocato Toni Palazzotto, il compito di rendere pubblico il suo pensiero contenuto in una lettera.
“Mi rincresce e mi addolora leggere quasi giornalmente sui quotidiani locali – scrive la donna – le dichiarazioni rese dall’aguzzino della mia giovanissima figlia, Dario Nicolicchia, che nel tentativo di giustificare ciò che giustificabile non è, non abbia ancora mostrato neppure un barlume di pentimento e di mortificazione per il suo imperdonabile quanto riprovevole comportamento”.
Nicolicchia, infatti, nel corso dell’interrogatorio ha puntato il dito contro la minorenne. Sarebbe stata lei ad avere trasformato un gioco erotico in un affare. E, istigata dalla madre, così mette a verbale l’uomo, la ragazzina avrebbe infine deciso di rovinarlo per una ragione che neppure lui sa spiegare. Le parole della madre sono durissime: “Volere addossare a una bambina, perché questa era mia figlia all’epoca dei fatti, per come ha fatto Nicolicchia, delle colpe che lei non ha e che mai potrebbe avere per il solo fatto di aver avuto solo sedici anni di età, magari gli potrà tornare ‘utile’ a difendersi nel processo, ma non lo aiuterà di certo a ripulirsi la coscienza”.
Medici, avvocati, professionisti: in tanti hanno pagato per il corpo della minorenne. Ed è rivolgendosi a loro che la madre riserva il passaggio più drammatico della lettera: “A voi tutti, giovani e attempati professionisti, che avete saputo approfittare di lei, incuranti della sua giovinezza, vorrei dirvi che ci metterei ben volentieri la faccia per dirvi quanto dolore e frustrazione mi avete causato e ogni giorno continuate a provocarmi con le vostre più disparate giustificazioni, ma se non lo faccio, non è per mancanza di coraggio, ma solo per proteggere mia figlia. Sono orgogliosa di mia figlia e del coraggio che ha dimostrato nella sua scelta di confessarmi questa sua terribile esperienza”.
La donna spera che l’esempio di sua figlia sia seguito da altre sue coetanee: “Non auguro a nessuna famiglia di vivere l’incubo che stiamo vivendo noi. Quanto alle altri giovani donne, che ancora si trovano nelle stesse condizioni di mia figlia, dico di avere coraggio e fiducia nei vostri genitori, perché solo grazie a loro potrete essere strappati ai vostri aguzzini”.
Infine un appello ai giornalisti: “Il clamore mediatico nuoce a mia figlia che per anni dovrà combattere contro i suoi fantasmi, per cui chiedo anche a voi giornalisti tanta moderazione e coscienza nel trattare le notizie che la riguardano. Perché quello che fa notizia per l’opinione pubblica, per mia figlia è fonte di ulteriore angoscia, dolore e frustrazione. Da mamma, vi chiedo di aiutarmi ad aiutare mia figlia”.