Il volo gentile del piccolo Giovanni | Una cicogna lo riporterà a casa - Live Sicilia

Il volo gentile del piccolo Giovanni | Una cicogna lo riporterà a casa

Foto d'archivio

La storia di un bambino. Le speranze dei suoi genitori. Un piccolo miracolo all'ospedale dei Bambini

PALERMO – Giovanni dorme, attaccato alle macchine della rianimazione dell’Ospedale dei Bambini. Non si chiama così: questo è il nome scelto per raccontare di lui. Giovanni dorme, mentre un pigolio traduce in suoni il battito del suo piccolo cuore. Chissà se sogna qualcosa, quando muove le piccole braccia dietro le ombre gentili che accompagnano il sonno di un bimbo di sei mesi. Forse sogna il ritorno nella casa che gli appartiene e che non ha mai conosciuto.

E’ una storia che ricuce nello stesso lembo speranza e dolore, quella di Giovanni. Agrodolce, come molte delle storie che si narrano nel luogo della sofferenza dei bambini, delle lacrime che incitano alla ribellione, perché sempre divampa la rabbia quando l’oltraggio di una malattia colpisce l’innocenza. Qui ci sono papà e mamme, anche loro ombre gentili che sognano il figlio dietro la porta a vetri, sorvegliata da dottori e infermieri con lo scrupolo di cicogne che non hanno finito il turno. E sognano pure i padri e le madri, che ci siano dei passi in corridoio, domani. E baci. E candeline di compleanno, rosse e azzurre, a sgocciolare sulla torta. E una finestra per vedere andare via il bambino di ieri diventato uomo.

Giovanni è nato a Palermo, da genitori che non vivono a Palermo, ecco la sua storia. Erano qui per trovare dei parenti. Il parto è arrivato prima del previsto. Era lo scorso aprile. Ma c’era già un drago contro cui combattere. La voce che spiega, chiede restare anonima – richiesta di una insolita discrezione – anche se ha accudito e provveduto in prima persona, con il suo cuore di medico: “Perché non voglio dare l’impressione di vantarmi di cose che, per noi, in trincea, sono normali”. Dunque, il drago: “Giovanni ha una grave malformazione che lo metteva a rischio. Subito dopo la nascita, è stato ricoverato d’urgenza all’Ingrassia’ e poi all’Ospedale dei Bambini”. E ha subito un delicatissimo e provvidenziale intervento che gli ha consentito di sottrarsi all’immediato pericolo, ma, adesso, ha bisogno di terapie e di cure particolari. “Noi a Palermo siamo in grado di fornirle, però si poneva un problema logistico”.

Il papà e la mamma di Giovanni abitano in Toscana, dove lavorano. Da aprile a oggi hanno usufruito di permessi e congedi che sono ormai terminati. Pazientemente, grazie a un alloggio di fortuna, sono rimasti dietro quella porta a vetri, di sogni e di cicogne, sfidando la stanchezza con il coraggio dell’amore che solo un padre e una madre sperimentano. Ma tutto è stato ancora più sfiancante, aggiungendo il disagio della lontananza alla paura.

L’Ospedale dei Bambini si è adoperato. Le sue ombre gentili hanno tempestato di mail il ministero della Salute, l’assessorato, la prefettura. Ed è grazie a quest’ultima che pochi, giorni fa, è arrivata, finalmente, una buona notizia. Giovanni tornerà nella terra che, fin qui, non è mai stata sua; sarà ricoverato in un ospedale attrezzatissimo, a Firenze, per mezzo di un volo di Stato: l’unico in grado di garantire l’assistenza necessaria per il viaggio.

All’ingresso della Rianimazione, suo padre lotta tra l’ansia e le speranze. Abbraccia tutti. E dice: “Palermo e la Sicilia ci hanno amato come se fossimo suoi figli. Siamo stati accolti e sostenuti, con calore. E tutti si sono spesi per noi. Posso solo esprimere la mia gratitudine e le nostre benedizioni, non vi dimenticheremo mai”.

Questa, del resto, è la missione delle cicogne, non essere mai dimenticate del tutto. Portare i bambini lì dove sarà più semplice amarli. E poi volare via, lasciando tracce di piume bianche e preghiere sopra un piccolo cuore addormentato.


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