PALERMO – Il segretario regionale del Pd, Anthony Barbagallo, fa il punto in vista del voto d’aula di domani e traccia la direttrice lungo la quale si muoverà il partito: “Non faremo sconti alla maggioranza”. Da Palermo e Roma, la linea non cambia. Dalla gestione dell’emergenza migranti al Ponte sullo Stretto, Barbagallo boccia le prime mosse del governo guidato da Giorgia Meloni. E sul futuro del partito sposa la proposta del segretario Enrico Letta, un percorso da intraprendere anche in Sicilia.
Onorevole, la vicenda dei migranti bloccati a largo delle coste catanesi si è conclusa. Come ne esce il governo Meloni? Come valuta l’operato della maggioranza?
Lo considero il primo scivolone del governo rispetto alle previsioni amministrative del provvedimento di Piantedosi che non hanno trovato riscontro nella realtà. Un provvedimento cervellotico, senza nessun profilo di umanità che calpestava diritti inviolabili della persona riconosciuti da diverse convenzioni internazionali. Insomma, il primo provvedimento della Meloni si è sciolto come neve al sole. C’è un cuore che batte nel Paese, in tanti la pensano diversamente da un governo, che ha sì avuto la maggioranza dei seggi e vinto le elezioni ma è distante dal sentire del Paese come abbiamo visto in questi giorni a Catania. C’è un cuore che batte e che ha una visione del Paese opposta a quella di Meloni e Salvini.
A proposito di Salvini. Ieri il Ministro delle infrastrutture e il presidente della Regione, Schifani hanno, avuto un’interlocuzione e sembrano volere accelerare sul Ponte di Messina…
Aspettiamo concretezza. Alcuni autorevoli esponenti del centrodestra si sono contraddistinti in questi anni per una politica degli annunci, noi vogliamo invece valutare l’operato del governo sulle cose concrete. La relazione di ieri, di primo acchito, sembra essere caratterizzata soltanto dalla solita fuffa. Noi, invece, in Commissione trasporti alla Camera aspetteremo atti concreti non soltanto rispetto al Ponte sullo Stretto ma anche sulla definizione dell’appalto della Catania-Ragusa e sulla definizione delle problematiche relative alla Caltanissetta-Agrigento e dell’anello ferroviario. C’è tanto da fare in Sicilia e nel Mezzogiorno. Il governo andrebbe misurato sui fatti e non sugli annunci: e l’inizio non promette bene.
Sicilia, capitolo Ars. Come vi muoverete in aula domani? Ci sono margini per spaccare la maggioranza con qualche problema?
Il centrodestra in Sicilia inizia da dove aveva finito la scorsa legislatura con una litigiosità fuori dal comune e una contesa sui posti di governo e sottogoverno mai vista prima. Inizia con le solite facce e i soliti noti. I soliti uomini impegnati nel centrodestra siciliano da trent’anni a questa parte. Noi arriviamo con una certa freschezza in aula. All’Ars abbiamo eletto tanti giovani e diversi sindaci: il Pd lavorerà da subito senza fare sconti né favori alla maggioranza per mettere in piedi una opposizione dura e ferma nell’interesse dei siciliani.
Enrico Letta ha recentemente presentato una proposta per rigenerare il partito. Come la valuta?
Inizierà un percorso congressuale nazionale che mi auguro sia quanto più condiviso e aperto possibile. Un percorso che dovrà essere stimolato e accompagnato su tutto il territorio nazionale. Anche in Sicilia.
In Sicilia che cosa farete per superare la fase di impasse?
In Sicilia definiremo presto una nuova segreteria regionale all’insegna della rigenerazione e dell’alternativa per un partito che guardi avanti e sia pronto a raccogliere sfide nuove. Ma anche con la freschezza di una classe dirigente di un partito che si rigenera per affrontare le sfide di Ragusa, Siracusa, Catania e Trapani: i comuni siciliani più popolosi chiamati al voto nella prossima tornata delle amministrative.