Beni confiscati, altri immobili dei mafiosi vanno al Comune - Live Sicilia

Beni confiscati, altri immobili dei mafiosi vanno al Comune

Ecco cosa l'Agenzia nazionale per i beni tolti alla criminalità organizzata ha affidato al municipio

CATANIA – Finito il 2022 è finito anche il ciclo annuale di assegnazioni di immobili da parte dell’Agenzia nazionale per i beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata. Così, elenchi pubblici alla mano, si scopre che il Comune di Catania continua a incrementare un patrimonio già corposo di immobili tolti alla mafia e attribuiti alla collettività, aggiungendone almeno altri quattro. I nuovi trasferimenti al patrimonio del capoluogo etneo sono arrivati il 30 dicembre, mentre all’ombra dell’Etna arrivavano oltre due milioni di euro del Pnrr (Piano nazionale di ripresa e resilienza) proprio per la riqualificazione di case e botteghe confiscate.

Palazzo degli elefanti, adesso, dovrà prendersi cura di queste nuove quattro assegnazioni. Solo alcune di quelle che il Comune aveva chiesto all’Agenzia nazionale lo scorso 29 novembre 2022, con una delibera proposta dal dipartimento Urbanistica del municipio e sottoscritta dal commissario straordinario Federico Portoghese. In quella data, Catania si dichiarava “interessata ad acquisire al patrimonio indisponibile del Comune i beni immobili definitivamente confiscati alla criminalità organizzata”, da usare “per finalità istituzionali o sociali”, o anche per attività economiche, a patto che eventuali finalità venissero reimpiegate per “finalità sociali/istituzionali”. L’elenco era composto di undici voci, cioè undici richieste formulate, ma solo alcune delle richieste sembrano essere state accolte.

L’Agenzia per i beni confiscati ha assegnato al capoluogo etneo un deposito in via Zia Lisa 196, utilizzato fino a poco tempo fa come officina meccanica e deposito per auto. All’interno del terreno, il cui valore stimato è di oltre 365mila euro per 311 metri quadrati, ci sono alcuni fabbricati e adesso il municipio prevede di farne uso sociale. Il procedimento penale a cui è legata la confisca è del 2004 e riguarda Alfio Aiello, fratello del capomafia catanese Vincenzo (meglio noto come Enzo), di cui è accusato di essere l’ombra. Per i magistrati, che lo hanno coinvolto prima nel processo Iblis su mafia politica e imprenditoria e poi nel blitz Caronte sugli affari nei trasporti via mare degli Ercolano, Alfio Aiello avrebbe fatto le veci del fratello, rappresentante provinciale di Cosa nostra.

Sempre alla famiglia catanese di Cosa nostra sono stati poi tolti altri tre immobili affidati alle cure del Comune, tutti al civico 142 di via Curia, nel quartiere di Cibali. La confisca è diventata definitiva nel 2018, a carico di un altro pezzo da novanta della mafia etnea: il boss Maurizio Zuccaro, parente di Nitto Santapaola, condannato in via definitiva per più di un omicidio. Per un periodo ai domiciliari, Zuccaro viene inquadrato dalle telecamere fatte mettere dalla procura nei bagni del reparto di Ematologia dell’ospedale Ferrarotto: si costringeva a sanguinare per aggravare le sue condizioni cliniche e fare sì che la sua posizione rimanesse incompatibile con il regime carcerario, secondo gli investigatori.

Maurizio Zuccaro era al carcere duro entrambe le volte in cui i suoi due figli sono stati arrestati: Rosario e Filippo, il primo coinvolto nel blitz Piramidi, il secondo nell’operazione Zeta. Una denominazione che deriva dal nome d’arte di Filippo Zuccaro, noto al grande pubblico per il suo talento da cantante neomelodico come Andrea Zeta. Delle case degli Zuccaro si è parlato a lungo, nel 2020, quando le associazioni I Siciliani giovani e Arci Catania sono riuscite a entrare nelle ville di via Filippo Corridoni, nel Comune di Gravina di Catania, una strada diventata il quartier generale dell’intera famiglia. Nonostante la confisca fosse vecchia di anni, era chiaro già allora che quelle case non fossero abbandonate. In un appartamento era stata perfino trovata una mascherina, fresca di pandemia.

Adesso che i fabbricati di via Curia 142 sono destinati al Comune, il municipio dovrà deciderne cosa fare. Nei dati pubblicati dall’Agenzia nazionale per i beni confiscati si parla di scopi sociali, mentre la richiesta di Palazzo degli elefanti parla di “area parcheggio istituzioni“.

Non è detto, però, che questi siano gli unici affidamenti previsti per Palazzo degli Elefanti, poiché i dati dell’Agenzia sono ancora in fase di aggiornamento. Gli usi possibili, poi, sono un capitolo ancora aperto. Che dovrebbe passare anche dall’approvazione del nuovo regolamento per i beni confiscati. Esitato dalla giunta dimissionaria, il documento deve ancora passare dal vaglio dell’aula consiliare.


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