Biagio, ora basta. Interrompi la tua protesta e torna a casa. Ci sono battaglie terribili da affrontare sotto le stelle di Palermo. E ci sarà bisogno di te, nel pieno delle forze.
Da una settimana, ormai, dormi tra le colonne delle Poste di via Roma, osservi il digiuno, interrotto dalla comunione. La tua forza interiore ti sorregge, ma il corpo si sta fiaccando. Oggi, per l’ennesima volta, alcuni passanti spaventati hanno chiamato l’ambulanza dopo un tuo malore. Erano terrorizzati, perché nessuno sa immaginarsi, quaggiù, senza di te.
Non ci sono solo gli ultimi che hai accolto togliendoli dalla strada, con tutta la fatica e i percorsi difficili che la solidarietà comporta. Non c’è solo il peso materiale e necessario del servizio della Missione. Tu rappresenti la sottolineatura irrinunciabile delle nostre contraddizioni, il punto di domanda, l’invito a uno sguardo differente.
Noi andiamo sicuri, noncuranti delle anime e dei corpi che scavalchiamo. Tu sei l’anima e il corpo che si fanno marciapiede, nel momento in cui diamo al nostro terrore il soprannome dell’indifferenza. Ci stai insegnando che si può rinunciare quasi a tutto, pur di essere uomini liberi, sotto le stelle.
Perfino una comunità inerte si è accorta di te, del tuo giaciglio e sta ripensando – non tutta, ma nelle sue parti più sensibili – il paradigma del suo esserci. C’è bisogno di te e del tuo ritorno a casa.
Era questo, forse, il messaggio implicito anche di Don Corrado – l’arcivescovo di Palermo – che è salito fino alla tua dimora sotto i portici. Una richiesta dolce ma inderogabile. Abbandona il cartone e le notti fredde. Non sarà una resa, ma una speranza che continua.
