"Bomba biologica a orologeria | No ospedale-Covid a Partinico" - Live Sicilia

“Bomba biologica a orologeria | No ospedale-Covid a Partinico”

La denuncia del sindacato Cimo: "Mancano strutture, attrezzature, personale adeguato"

CORONAVIRUS
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“La scelta operata dall’ASP Palermo di individuare l’ospedale di Partinico come Covid center è una scelta imprudente e poco funzionale che rischia di configurarsi come inefficace operazione mediatica dal momento che la struttura non è idonea e pronta ad accogliere l’afflusso di pazienti Covid positivi, in particolar modo i pazienti gravi”. Lo dichiara il vicesegretario regionale vicario del sindacato Cimo, Angelo Collodoro.

“La CIMO – prosegue la nota – esprime preoccupazione per le carenze e le criticità strutturali e di percorsi del presidio di Partinico che rischiano di fare divenire lo stesso una ‘bomba biologica’ ad orologeria. Ad avviso della CIMO si sarebbero potute adottare altre scelte, più razionali e funzionali, anche all’interno della città stessa di Palermo, utilizzando altre strutture dell’ASP Palermo. La posizione critica della CIMO – precisa Collodoro – non è né emotiva né sterile, bensì fondata sull’analisi di dati oggettivi che rappresentano la preoccupazione di tutti gli operatori sanitari del presidio ospedaliero”.

E nella nota vengono elencate alcune delle criticità riscontrate dal sindacato. A cominciare dagli “aspetti strutturali”: “Necessario adeguamento scarichi reflui: l’attuale sistema non è adeguato ad assolvere quanto richiesto per un ospedale per pazienti infettivi; necessario adeguamento deposito rifiuti speciali, poiché tutti i rifiuti, anche i residui dei pasti, diventano a rischio infettivo; creazione di zona filtro per il personale (in atto del tutto assente) con spogliatoi adeguati e arredati con armadi a norma e dotati di docce); area vestizione/svestizione e zona filtro nelle camere di degenza assente; zona filtro e percorsi (fisici non funzionali) per i pazienti che accedono al PS, che sarà solo infettivologico, nonché all’ingresso dei reparti; assenza di pressione negativa e di filtri assoluti; mancato adeguamento dell’impianto dei gas alle esigenze dei malati COVID 19 (alti flussi!); utilizzo di una degenza al IV piano oggetto di lavori di ristrutturazione e mai formalmente consegnata (non è noto se esista certificazione impianto gas e prove di identità dei gas)”.

A questi problemi si aggiungerebbero quelli che riguardano il personale. Secondo Cimo, infatti, l’ospedale “non ha in organico infettivologi e in atto la richiesta è di utilizzare tutti indistintamente nell’assistenza ai COVID (internisti, cardiologi, ginecologi, forse anche pediatri); il personale non ha ricevuto alcuna formazione (vestizione/svestizione), rischi specifici e aspetti clinici: sarà fatta domani una mega formazione nell’aula del PO, che può ospitare 66 persone, solo su aspetti vestizione/svestizione e ritengo rischi specifici; non è praticamente presente personale di supporto (OSS); non è stato individuato un responsabile scientifico”.

Infine, il problema delle attrezzature: “Non è possibile in atto – denuncia Cimo – una seria ricognizione delle apparecchiature necessarie nelle aree non intensive, poiché è stato detto all’inizio che sarebbero stati ricoverati pazienti paucisintomatici, mentre oggi si parla di pazienti gravi; il numero dei respiratori per NiV é insufficiente; i Dpi (dispositivi di protezione individuale come le mascherine e le tute, ndr) consegnati solo oggi non sono sufficienti a garantire la sicurezza del personale; il Dvr (il documento sui rischi della struttura, ndr), ancora non formalizzato, dovrebbe essere sottoposto agli Rls (rappresentanti dei lavoratori per la sicurezza, ndr); non è stato possibile verificare l’idoneità dei lavoratori alle nuove mansioni; non disponiamo di farmaci specifici per il trattamento di una patologia che nessuno dei nostri medici conosce; in 24 ore è impossibile scrivere le procedure indispensabili”. Per tutti questi motivi secondo Cimo, l’ospedale di Partinico rischia di diventare una “bomba biologica a orologeria”.

Sulla vicenda si è espressa anche la segreteria provinciale di Rifondazione comunista: “Ciò che sta accadendo all’ospedale di Partinico è emblematico di come è stata ridotta la sanità pubblica dai governi regionali che si sono succeduti – dice in una nota Federica Fuoco, della segreteria provinciale -. Chi in questi giorni sta lanciando petizioni e raccolte firme creando rotture, scontri e rabbie in una popolazione già fortemente provata e angosciata sono gli stessi che in passato sono rimasti zitti di fronte al declassamento dell’ospedale e dinnanzi ai tagli continui alla sanità pubblica solo perché erano i loro referenti politici regionali ad averlo deciso. Il punto è mettere al centro del dibattito politico e sociale la difesa e il potenziamento della sanità pubblica e questo deve valere sempre. Occorre difendere un servizio pubblico che al sud e in Sicilia è collassato e proprio per questo a Partinico si è dovuto scegliere se prepararsi a fronteggiare un’emergenza sanitaria mondiale o continuare a fronteggiare le urgenze ordinarie. A questo disastro si aggiunge il fatto che che il nostro personale sanitario è costretto a lavorare senza adeguati dispositivi di protezione individuale”.

“Credo – conclude Fuoco – che oggi gli schieramenti non servano, le campagne elettorali non servano, credo che nessuno sia felice di non avere più un pronto soccorso qui, credo che tutti siamo angosciati e spaventati. Adesso pensiamo a fronteggiare questa emergenza e dopo, solo dopo, avviamo tutti i processi che è necessario avviare per creare consapevolezza e portare avanti le giuste lotte”.

 


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