"Borsellino, accuse false su di me" - Live Sicilia

“Borsellino, accuse false su di me”

Via D'Amelio. Parla Subranni
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“Le notizie stampa sul delitto del dottor Paolo Borsellino, con riferimento alle accuse a me rivolte sono totalmente false ed in sede giudiziaria, ove necessario, fornirò ampie e incontrovertibili prove in tal senso”. Lo dice, in una nota, il generale dei carabinieri Antonio Subranni, in relazione all’inchiesta sulla strage di via D’Amelio, condotta dai pm di Caltanissetta, che ieri ha portato a quattro arresti. Nell’ordinanza emerge che nella seconda metà di giugno del 1992 Paolo Borsellino disse che un suo amico lo aveva tradito. A ricostruire l’episodio sono due magistrati che con il giudice avevano lavorato a Marsala: Alessandra Camassa e Massimo Russo, attuale assessore alla Sanità della Regione Siciliana. Ai colleghi che la interrogarono Alessandra Camassa disse: “La mia impressione fu che Paolo si sentisse tradito da una persona adulta autorevole, con la quale vi era un rapporto d’affetto: pensai che potesse trattarsi di un ufficiale di carabinieri”.

La moglie del giudice, Agnese Piraino, fu più esplicita e in una deposizione resa il 27 gennaio del 2010 ricorda che suo marito alla metà di giugno del 1992 si sfogò rivelandole, testualmente, che “c’era un colloquio tra la mafia e parti infedeli dello Stato”. Paolo Borsellino aveva preso l’abitudine di raccontare pochi particolari alla moglie per non metterla in pericolo. “Confermo però – fa mettere a verbale la vedova del giudice – che mi disse che il generale Subranni era ‘punciutu'”. Il generale è stato recentemente interrogato dai pm di Palermo che indagano sulla trattativa tra mafia e Stato e si è avvalso della facoltà di non rispondere, una “chance” concessagli in quanto indagato in un procedimento connesso. Si tratta dell’inchiesta aperta dalla procura di Caltanissetta sui cosiddetti mandanti esterni della strage di via d’Amelio in cui Subranni è indagato per concorso in associazione mafiosa. Subranni ha invece ribadito la correttezza del suo operato ai pm che indagano sulla morte di Peppino Impastato. Nel 1978, infatti, Subranni era comandante del reparto operativo di Palermo e in questa veste indagò sull’omicidio del militante di Democrazia Proletaria.

(Fonte ANSA)


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