Boss, finanziatori e professionisti| Caccia agli uomini d'oro della coca - Live Sicilia

Boss, finanziatori e professionisti| Caccia agli uomini d’oro della coca

I protagonisti dei traffici discutevano di importanti operazioni bancarie.

PALERMO – Alcuni personaggi sono arrestati. Molti altri restano da individuare. A cominciare dai finanziatori dei traffici di droga e dai professionisti al servizio di Antonino Lupo.

“Per quanto riguarda l’operazione bancaria che hai accennato pensi che le persone che ti hanno promesso manterranno la parola data?… Dimmi la tua reale sensazione”. Era preoccupato Vincenzo Civale, originario di Frosinone, che faceva da ponte fra Lupo e i narcos colombiani. Lupo, fratello del boss di Brancaccio, Cesare, lo tranquillizzava: “Ti dico che c’è gente che si trova lontano dalle loro famiglie da una settima e sono in Germania. Se non ci credono pensi che mancherebbero tutto questo tempo”.

C’era qualcuno in terra tedesca interessato al grande affare della cocaina.  Era uno dei finanziatori su cui si concentrano le indagini della Procura di Catania. Di finanziatori si parlava anche in una successiva intercettazione delle conversazioni via chat fra i due indagati. Quella volta, però, l’uomo misterioso non si era presentato all’appuntamento. Ancora Civale: “Io sono qui dal finanziatore che aveva dato appuntamento per stamattina per comprare tutto. E invece oggi guarda caso sta male ed ha il telefono spento”.

Lupo pensava di cambiare cavallo, di trovare qualcun altro disposto a metterci i soldi: “Caro fratello e te lo dico con tutto il cuore ti prometto che non perdo più tempo per questi quaquaraqua e li mando affanculo, non pensavo di meritare questo trattamento. Dirti che sono mortificato e il minimo. Ti chiedo umilmente scusa e spero che questi uomini di merda non ci compromettono i rapporti con i tuoi amici. Scusa nuovamente fra”.

I soldi li avrebbe trovati davvero se è vero come è vero che pochi giorni fa un container con 110 chili di cocaina è stato bloccato nel porto di Salerno. Lupo, secondo i finanzieri della polizia Tributaria, aveva organizzato un’associazione capace di occuparsi di tutti i passaggi della la filiera. Dall’importazione fino all’estrazione della cocaina. Qualche mese fa un viaggio è andato in porto. Nove chili di polvere bianca sono stati mescolati al carbone vegetale. E così il 4 febbraio 2017 Civale era di nuovo in Sicilia per “organizzare” l’arrivo dei “chimici” colombiani, i quali si sarebbero dovuti occupare del “recupero” della sostanza stupefacente sintetizzata”. Altro mistero da svelare: da qualche parte a Palermo era stata allestita una raffineria.

Ed è sempre a febbraio che Lupo, alias Ramon, e Civale, alias Pedro, ribadivano l’importanza di organizzare per bene le importazioni anche servendosi di un commercialista esperto in transazioni internazionali. Pochi giorno dopo era ancora Civale a spiegare che “domani sera ho un incontro con delle persone che sicuramente compreranno il nostro affare”. E qui siamo alla fase finale. Qualcuno, a Palermo, aveva comprato i 110 chili di stupefacenti che per errore erano arrivati in Campania. Gli spedizionieri avevano scritto Salerno, al posto di Palermo. Gli investigatori hanno pochi dubbi. Sono i nuovi boss di Cosa nostra che gestiscono anche la rete di spaccio che riempie di cocaina la città, segno che Lupo probabilmente avrebbe da collettore per altri clan.

 


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