PALERMO – Potremmo essere di fronte ad un errore di persona. L’eritreo estradato dal Sudan in Italia potrebbe non essere il superboss della tratta di migranti. Gli investigatori davano la caccia al latitante Mered Yehdego Medhane, 35 anni, trafficante senza scrupoli che avrebbe organizzato la partenza dalla Libia di migliaia di disperati, lucrando sulla loro pelle una fortuna. E fino a ieri erano certi di averlo assicurato alla giustizia. Ora le certezze vacillano.
“Non è lui la persona che cercano. L’arrestato in realtà si chiama Mered Tesfamariam, ha 28 anni e non c’entra niente con il traffico di esseri umani”, assicurano alcuni amici del secondo Mered – che è stato catturato il 24 maggio scorso a Khartoum – interpellati dalla Bbc. L’uomo sarà interrogato domani nel carcere di Rebibbia. I familiari, assistiti dagli avvocati Michele Calantropo, Valentina Castellucci e Mauro Torti, parlano di clamoroso errore di persona. Le foto dei due protagonisti, messe l’uno accanto all’altro, sembrano confermare la loro tesi.
“C’è stato un errore, uno scambio di identità. Il nostro amico è innocente”. E, a conferma di quanto sostengono, anche alcune foto pubblicate dalla Bbc che ritraggono il giovane estradato a Roma. Uno degli amici, Hermon Berhe, ha detto alla polizia di essere cresciuto con lui: “Non credo possa essere coinvolto in niente del genere. E’ una persona buona”. Un altro eritreo ha raccontato di aver condiviso una casa in Sudan con l’arrestato. Ed ancora: una giornalista svedese di origine eritrea, che lo scorso anno intervistò Mered, sostiene che il giovane delle foto non sia lui, ma solo un ragazzo con lo stesso nome.
Di fronte a una tale quantità di testimonianze, la procura di Palermo – che ha coordinato le indagini che hanno portato alla cattura dell’uomo – ora vuole vederci chiaro. “Stiamo svolgendo gli opportuni accertamenti. Al momento tutto quello che possiamo dire è che la segnalazione del ricercato, il suo arresto, la consegna e l’estradizione in Italia ci sono stati comunicati in via ufficiale dalla National Crime Agency inglese e dalle autorità sudanesi tramite l’Interpol”, ha detto il procuratore Francesco Lo Voi, definendo la vicenda “singolare”.
“L’autorità giudiziaria sta facendo tutte le verifiche del caso”, ha aggiunto il Guardasigilli Andrea Orlando. “Attendiamo le risultanze che si basano su istituti di garanzia che valgono per i cittadini italiani, come per quelli di altri Paesi”. E proprio per venire a capo di questo giallo, Mered sarà interrogato domani nel carcere romano di Rebibbia. Ad assisterlo, nell’interrogatorio di garanzia davanti al gip, sarà l’avvocato palermitano Michele Calantropo, nominato dalla sorella dell’arrestato: “mio fratello non c’entra niente, ha solo lo stesso nome del ricercato”.
A fare chiarezza potrebbero essere anche i confronti fra le perizie foniche delle intercettazioni del trafficante, risalenti al 2014, con quelle recenti che hanno consentito la cattura dell’eritreo estradato. Mered è stato rintracciato a Khartoum dalla National Crime Agency inglese, che da mesi collaborava coi pm di Palermo, anche in seguito alla collaborazione di un ‘pentito’ della banda di trafficanti. Gli inglesi lo hanno segnalato alle autorità sudanesi che, il 24 maggio, lo hanno arrestato. Un blitz, scattato nella casa di un amico dell’eritreo, il quale ha subito dichiarato di essere innocente, sostenendo che si trattava di un errore. Ma con sé, a quanto si è appreso, aveva un documento di identità che riportava il nome del trafficante ricercato. Dalla cattura è scattata la corsa contro il tempo per l’estradizione. La richiesta è stata firmata da Orlando e trasmessa in una settimana al ministro della Giustizia sudanese. Martedì, in attesa della sua firma, un aereo italiano è partito per la capitale del Paese africano. Nella notte tra martedì e mercoledì l’uomo è atterrato a Roma.