PALERMO – “Un ci diri ca ti cafuddau (non dire che ti ho picchiata ndr)”, così diceva la madre alla figlia.
Credeva di poterla convincere a restare in silenzio. Ed invece l’orrore è venuto a galla grazie ad un medico di base e agli assistenti sociali.
I carabinieri della compagnia di Partinico hanno arrestato padre, madre e figlio. Tutti e tre sarebbero responsabili dei maltrattamenti subiti da una ragazza disabile, picchiata anche con un bastone.
L’indagine nasce da una denuncia dei servizi sociali e scolastici del 2024 inviata ai carabinieri. Nella nota si segnalava “la grave situazione sociale e sanitaria in cui viveva la ragazza”.
Gli assistenti sociali del Comune in provincia di Palermo, dove vive la famiglia, erano andati a fare un controllo nella casa dopo aver parlato col medico di base della coppia. Il professionista aveva bollato come improbabili le spiegazioni dei genitori su alcune gravi ustioni riportate dalla ragazza.
La relazione del medico
“La giovane – si legge nella relazione – è stata vittima di un infortunio domestico che le ha causato una grave bruciatura al braccio destro e al fondo schiena, questo è quanto è stato segnalato alla scrivente chiedendo di intervenire. Si precisa che qualche giorno prima di tale segnalazione, anche la sorella della ragazza, manifestava la propria preoccupazione poiché i vicini di casa le avevano detto di sentire spesso urla e parole offensive, provenienti da casa dei suoi genitori”.
Nonostante le resistenze della madre, che accampava scuse per impedire l’accesso, gli assistenti sono riusciti a entrare in casa il 16 settembre scorso. Hanno trovato la vittima spaventata e i genitori preoccupati della loro visita. Nell’abitazione sono state piazzate microspie che hanno confermato i sospetti.
La madre della disabile, non sapendo di essere intercettata, cercava di convincere la figlia a non rivelare le violenze subite.
Gli investigatori hanno ascoltato la vittima. “C’è qualche persona con cui parla di più?”, le chiedevano. “Con mio padre e mia madre. Non ho amici perché mi sono ritirata da scuola e poi non li ho frequentati più – ha risposto -. Mi sono ritirata in terza media, volevo aiutare in casa perché non c’erano soldi”.
Le ustioni e le minacce
Dopo l’interrogatorio i familiari volevano sapere cosa avesse detto sulle ustioni. “Nulla, mi sono bruciata nella vasca”, è stata la sua risposta. “Non firmare niente se no ti ammazziamo a legnate”, concludevano i genitori riferendosi al verbale reso.
Ma ormai l’inchiesta della Procura di Palermo era partita e le intercettazioni hanno portato all’arresto.
Il Gip: “Maltrattamenti quotidiani”
“I maltrattamenti, come emerge drammaticamente dalle intercettazioni, si sono manifestati con condotte sia attive che omissive di vessazione di tipo psicologico e morale (umiliazioni, intimidazioni, minacce anche di morte o di gravi aggressioni all’incolumità personale, insulti, imprecazioni), sia di violenza fisica (strattonamenti, percosse anche con il bastone, schiaffi)”, scrive il Gip di Palermo che, accogliendo le richieste della Procura guidata da Maurizio de Lucia, ha arrestato una coppia e il figlio per aver vessato e picchiato per mesi la figlia disabile.
“Tali condotte si sono verificate con impressionante quotidianità come emerge dalla sequenza delle captazioni – continua ancora il Gip -, che dall’avvio di tale attività alla sua cessazione, hanno cristallizzato il gravissimo clima di sopraffazione ai danni della vittima, annichilita dalla complessiva violenza familiare ai suoi danni, vittima resa incapace di reagire anche verbalmente alle offese, alle minacce e alle intimidazioni”.
“L’ormai incancrenito clima familiare, che trova il suo riflesso nell’assoggettamento totale della vittima alle condotte violente dei familiari, è peraltro indicativo della risalenza nel tempo delle violenze, a dispetto del suo recente accertamento, a conferma del carattere abituale della condotta”, aggiunge il giudice.
“L’elevata spinta criminogena manifestata dagli indagati, sostenuta dal sentimento immutato di profondo e compulsivo disprezzo verso la vittima, legittima senza dubbio un giudizio decisamente negativo sulla pericolosità sociale degli indagati nonché sulla loro capacità di autocontrollo” spiega il gip parlando di “condivisione dei maltrattamenti inflitti dalla madre da parte del marito e dell’altro figlio”.