Buttafuoco, Fava e Ferrandelli | “La Sicilia oltre Crocetta” - Live Sicilia

Buttafuoco, Fava e Ferrandelli | “La Sicilia oltre Crocetta”

L'insolito trio si confronterà venerdì 23 ottobre a Palermo. Intervista a Claudio Fava: "Affrontare una volta e per tutte il problema dell'autonomia siciliana che forse è stata utilizzata dalle istituzioni regionali come alibi per mal governare".

L'intervista
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PALERMO – L’appuntamento è per il pomeriggio del 23 ottobre, a Palermo. Un insolito trio si incontrerà quel venerdì per ragionare di Sicilia: Pietrangelo Buttafuoco, Claudio Fava e Fabrizio Ferrandelli. “Proveremo a ragionare della questione siciliana nel suo complesso. Interrogarci se quello che è accaduto di misero di questi anni sia soltanto dovuto all’incapacità di Crocetta o se ci sia un problema di fondo”, spiega a Livesicilia Claudio Fava. Che nel presentare l’appuntamento palermitano – dal titolo “Noi siamo qua” – lo definisce “un confronto fuori da qualsiasi velleità elettorale”.

Come si ritrovano su un palco tre storie così diverse?

“Val la pena confrontarsi da punti di vista politicamente non ortodossi, noi non veniamo dalle file della stessa pratica politica, siamo tutti e tre abbastanza solitari. Io sono un indipendente di sinistra nel gruppo misto alla Camera, Ferrandelli credo sia ancora nel Pd ma mi sembra molto lontano dalle scelte del partito siciliano, Pietrangelo è un intellettuale trasversale, nel senso positivo del termine”.

E vi ritroverete alla Mondadori per parlare di…?

“Della Sicilia. Per affrontare una volta e per tutte il problema dell’autonomia siciliana che forse è stata utilizzata dalle istituzioni regionali come alibi per mal governare. Ma anche del raporto tra società e politica. Mi sembra intanto efficace la formula di questo confronto, questa discussione libera, fuori da qualsiasi velleità elettorale. Io sono convinto che questa stagione per la Regione siciliana si concluderà tra due anni perché manca il coraggio di trarre le conseguenze di questo fallimento. Tranne, va dato atto, a Ferrandelli”.

Dalle premesse, par di capire che il giudizio negativo su Crocetta sia un dato già acquisito.

“Crocetta è il peggiore dei presidenti che abbia avuto la Sicilia negli ultimi anni. A differenza di Lombardo e Cuffaro che hanno governato male ma con un disegno clientelare che ha devastato la Sicilia ma aveva la sua logica, Crocetta sembra un uomo che vive alla giornata, nel controcanto di se stesso, un’immagine riflessa. Non ha nemmeno l’ambizione di costruire una cordata di potere: Lombardo schedava i suoi piccoli e grandi elettori nei sui file, Cuffaro riceveva mille persone per rinsaldare i rapporti di fedeltà, Crocetta invece è un signore che si guarda allo specchio”.

Un fallimento che ha anche la firma del suo “cerchio magico”?

“Non conosco il suo cerchio magico, ma di certo gli amici non te li dà il destino o te li impone la divina provvidenza, ma te li scegli tu. La qualità di quello che fai si misura anche da quelli te li scegli”.

Lei quindi non crede a una fine anticipata della legislatura. I precedenti governatori però uscirono di scena per fatti traumatici non legati strettamente alla politica ma alla cronaca giudiziaria.

“Ma non è che uno si deve augurare uscite di scena per fatti traumatici, mi augurerei una fine per un fatto politico ma mi sembra che proprio la politica qui sia la grande assente. Non credo che ci siano grandi punti di condivisione, c’è un’idea di diminuzione del danno, che il Partito democratico sta portando avanti in Sicilia”.

Con Crocetta è tramontata anche una certa immagine di politica antimafia?

“È stata smascherata l’idea che l’antimafia possa essere una medaglietta al valore che ti permette di attraversare la vita senza essere giudicato per quello che fai. L’antimafia non è un titolo onorifico, la nomina a baronetto, è una pratica quotidiana, umile, che vive di comportamenti”.

Senta, lei qualche tempo fa difese pubblicamente un suo vecchio avversario come Mirello Crisafuilli dagli attacchi del Pd. Sono aspetti dello stesso moralismo come per quell’antimafia delle medagliette di cui parlava?

“E’ facile prendersela con Crisafulli. Io ho detto se lo ritenevate impresentabile non lo facevate diventare segretario di partito. Pd, abbi il coraggio delle tue opinioni”.

E quindi moralismo di facciata…

“Un moralismo che sceglie bersagli facili. I bersagli meno facili, quelli che ti portano non solo a indicare ma anche a spiegare e ad argomentare quelli mi sembrano meno popolari. In generale. C’è l’amico e collega Orioles che rischia la radiazione per 1.200 ero non pagati all’Ordine, ma perché queste regolette non le applicavate per chi per decenni ha fatto scempio della professione? Non ho mai avuto notizie, ad esempio, di un provvedimento dell’Ordine verso Mario Ciancio” (su questo punto l’Ordine ha dirmato una nota successiva alla realizzazione di quest’intervista, qui il link, ndr).

La notizia della radiazione è stata subito smentita dall’Ordine per la verità.

“Provino a smentire che il punto era messo all’ordine del giorno…”.

Tornando al tema, che era quello del Pd e della differenza tra morale e moralismo in politica…

“Morale è caricarsi dentro il partito profughi e transfughi di esperienze politiche fallite nel passato, uomini che hanno a lungo governato con Lombardo, Cuffaro e con altro, e adesso te li metti dentro? Qui la funzione morale della politica perde ogni valenza, è comodo prendersela con Crisafulli quando ti metti poi dentro un certo ceto politico”.

Da uomo di sinistra, come vede il futuro della sinistra siciliana?

“Non si può pensare a un futuro della sinistra siciliana separato da quello della sinistra in Italia, che deve trovare un’utilità. Spero che questo possa accadere. Ma è un processo che prescinde dal ceto politico”.

Dobbiamo tornare a quella che un tempo si chiamava società civile e oggi non so più come si chiama?

“Io credo che ci sia un pezzo di società italiana che non è quella che si autodefinisce di sinistra e che concretamente fa cose che vanno in quella direzione. Tsipras è arrivato in Grecia dopo anni in cui Syriza è stato un luogo di aggregazione sociale, a servizio della società. Non è solo una lista. Certo, è un processo faticoso”.

E le cose faticose non sono mai molto popolari.

“No”.


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