CATANIA – L’anno 1946 non fa più capolino nel logo/scudetto del Catania Fc. Una scelta che la società di Ross Pelligra ha già varato mesi fa, ma è soltanto da ieri che i tifosi se ne sono accorti. Complice il cambio di avatar sui canali ufficiali del club rossoazzurro. Un dettaglio, sì. Dietro quella data c’è però tantissimo. Per comprendere la questione bisogna fare un salto nella burroscosa estate del 1993, quando il Catania subì il tentativo di radiazione e l’obbligo di ripartire dalle serie minori.
La storia
In quella frase controversa, al Cibali si presenta l’Atletico Leonzio appena ribattezzato Atletico Catania. Un’operazione che a molti non piace, perché letta alla stregua di una usurpazione. Tant’è che il richiamo all’anno di rifondazione della società guidata per tantissimi anni da Angelo Massimino diventa un marchio identitario. La città è divisa tra “i veri catanesi” (i Quarantasei, appunto) e i contraffatti (in dialetto suonava diversamente), cioè gli atletisti. Una disputa tanto penosa quanto profonda che in qualla fase ha una duplice valenza sociale e politica. Ma che oggi non si pone più.
Gli storici del club hanno fatto però presente che il Catania calcio era nato nel 1929, per poi essere sciolto nel 1943 dagli Alleati perché la società era partecipata dal Regime mussoliniano. Il club che nascerà tre anni dopo, nel 1946, non sarà altro che l’erede diretto (nei dirigenti, nel logo e nei colori) di quel Catania che fu allenato da Geza Kertsz, lo Schindler rossoazzurro, il cui volto è tra i murales delle bandiere del club fuori dall’ex stadio Cibali.
No alla cesura storica
Esultano, intanto, gli animatori del collettivo storico-sportivo Tutto il Catania minuto per minuto per la decisione del Catania Fc: “Questo aggiornamento – hanno scritto – ci vede particolarmente d’accordo visto che, già un anno fa, il riferimento al 1946 ci sembrava un’anacronistica cesura con il periodo pre-bellico”.