Caltanissetta, a 17 anni ha aiutato un amico a suicidarsi

Caltanissetta, a 17 anni ha aiutato un amico a suicidarsi

La Procura chiede il rinvio a giudizio del ragazzo. La vittima aveva 26 anni

PALERMO – La Procura per i minorenni di Palermo ha chiesto il rinvio a giudizio del ragazzo di diciassette anni che avrebbe aiutato un amico a suicidarsi.

Mirko Antonio La Mendola, 26 anni, di Caltanissetta, fu trovato senza vita sulla spiaggia di “Punta Grande” tra Porto Empedocle e Realmonte. A causarne la morte è stato un colpo di pistola alla tempia.

L’accusa

Nel capo di imputazione il procuratore Claudia Caramanna e i sostituti Francesco Grassi e Massimo Russo contestano il reato di “aiuto al suicidio” perché “condividendo con Mirko La Mendola, a lui legato da profonda ed intensa amicizia, il programma da questi ideato di porre fine alla propria esistenza a seguito di una cocente delusione legata al mancato superamento di un concorso, prestando assistenza morale e materiale nelle fasi preparatorie ed esecutive dell’atto finale, coadiuvando la vittima nel realizzare le ultime volontà in relazione alle persone a cui dire addio, accompagnandola nel luogo prescelto per il suicidio, rimanendo sul posto fino al compimento del gesto estremo e dandogli materiale aiuto nella relativa esecuzione, rafforzava e comunque agevolava l’esecuzione del proposito di suicidio attuato da La Mendola attraverso l’esplosione di un colpo di pistola alla tempia sinistra, in conseguenza del quale riportava gravi lesioni cranio-encefaliche che ne determinavano il decesso”.

Una lunga sequenza di messaggi

La verità sarebbe contenuta in una chat WhatsApp. Da una serie di messaggi dal contenuto agghiacciante è venuta fuori la terribile storia. La sera del 25 agosto La Mendola si trovava in spiaggia. Il colpo è partito da una pistola Beretta modello FS98, calibro 9X21 che la vittima deteneva legalmente. Quella sera si trovava al mare con l’amico. Si erano conosciuti in palestra ed era nato un rapporto sincero nonostante la differenza di età.

Il mancato superamento del concorso

La Mendola era rientrato da Roma dove era stato assieme al padre per partecipare al concorso per diventare poliziotto. Sognava di indossare la divisa e ci ha sperato nei quattro giorni di prove romane. Tutte superate, alla valutazione finale però non fu giudicato idoneo. Fu una mazzata, ma La Mendola sembrava tranquillo.

La gita al mare

Qualche giorno dopo con il diciassettenne era andato, a bordo della sua Peugeot 206, in provincia di Agrigento. Nelle chat si parla del coinvolgimento del minorenne che, in ragione dell’età, non avrebbe rischiato nulla. Di voglia di vedere un’ultima volta il mare. Di comprensione qualora il ragazzino non se la fosse sentita di arrivare fino in fondo. Di coraggio che mancava per sparare e di un aiuto offerto per mettere in atto quello che sembra un piano pensato nei minimi dettagli.

Ris al lavoro

I carabinieri del Ris hanno partecipato all’autopsia e stanno ancora cercando di individuare tracce di polvere da sparo e biologiche sul cadavere. Erano presenti anche i consulenti nominati dalla famiglia della vittima, assistita dall’avvocato Rosario Didato a cui si deve la raccolta di una serie di elementi decisivi per accertare la verità grazie alle indagini difensive.



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