PALERMO – Il processo Montante verso lo stop e il trasferimento di sede. Gli avvocati delle difese che sollevato la questione legata alla nomina, decisa ieri, di Nicolò Marino a procuratore aggiunto di Caltanissetta.
Marino è parte civile al processo. È stato assessore regionale con delega ad Acqua, Rifiuti ed Energia del governo di Rosario Crocetta. Ritiene di essere stato vittima dell’ex leader di Confindustria Sicilia, Antonello Montante. Contro di lui sarebbe stato ordito un dossieraggio pur di fermare la sua azione politco-amministrativa che andava contro gli interessi di Montante.
La parte civile ha un ruolo decisivo in un processo. Gode, ad esempio, di un autonomo diritto di ricerca e di ammissione della prova, che si affianca all’iniziativa del pubblico ministero. Tanto che alla fine del dibattimento la parte offesa può chiedere la condanna dell’imputato.
Ieri il Plenum del Consiglio superiore della magistratura ha dato il via libera definitivo alla nomina di Marino alla procura di Caltanissetta. Secondo i legali delle difese, il doppio ruolo di aggiunto e parte civile obbliga il Tribunale a trasferire il processo in un altra sede, che diventerebbe Catania.
Il Tribunale ha rinviato il dibattimento al 19 dicembre, per valutare il da farsi, ma la decisione appare inevitabile. Nelle scorse settimane sono stati riuniti i due tronconi in un unico maxi processo. Gli imputati sono oltre a Montante, l’attuale presidente della Regione Renato Schifani, l’ex direttore dell’Aisi e generale Arturo Esposito, il caporeparto dell’Aisi Andrea Cavacece, l’imprenditore Massimo Romano, il docente universitario Massimo Cuva, il colonnello dei carabinieri, in servizio alla Dia, Giuseppe D’Agata, il sindacalista Maurizio Bernava, gli imprenditori del settore sicurezza Andrea e Salvatore Calì, Rosetta Cangialosi, Carmela Giardina e Vincenzo Mistretta (tre dipendenti di Montante), il poliziotto Salvatore Graceffa, il dirigente di Confindustria Carlo La Rotonda, il maggiore della Guardia di Finanza Ettore Orfanello, il luogotenente Mario Sanfilippo e il colonnello dei carabinieri Letterio Romeo.
La Procura di Caltanissetta s’era detta “fortemente contraria” così come le parti civili. A decidere la riunione è stato Francesco D’Arrigo, presidente della sezione penale del tribunale. Su una fetta di imputazioni incombe la prescrizione. Il maxi processo che ne è venuto rischia di rallentare il processo: più imputati e più testimoni da sentire in aula.
Ora la questione procedurale. La difesa è certa: il processo va spostato per competenza a Catania.