Mafia a Campobello, il caso “Cibus” e Matteo Messina Denaro

Mafia a Campobello, il caso “Cibus” e Matteo Messina Denaro

Una vicenda “sui generis” quella del ristorante a Tre Fontane
NEL TRAPANESE
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CAMPOBELLO DI MAZARA (TP) – Campobello di Mazara è la cittadina per eccellenza sull’occhio del ciclone per essere stata la sede per alcuni anni, secondo le attuali inchieste della magistratura, della latitanza di Matteo Messina Denaro.

Ma ridurla a mera sede ove il latitante aveva instaurato una vita sociale, economica, imprenditoriale, sembra riduttivo perché Campobello di Mazara è fioriera di vicende a tratti grottesche che hanno coinvolto Cosa nostra, la massoneria, la politica.

Uno squarcio aperto da Report lo scorso 8 maggio, nel servizio “Insospettabili” firmato da Claudia di Pasquale, ha offerto un approfondimento a proposito di ruoli e condotte perseguiti da personaggi che non a caso sono stati indicati nel servizio come “caduti dal pero”, rispetto alla vicenda della latitanza del boss capo mafia trapanese e agli aspetti di commistioni tra mafia, politica, impresa e massoneria.

Caso “Cibus” di Tre Fontane

Una vicenda “sui generis”, che in queste ore sta tenendo banco nella cittadina campobellese, è sicuramente quella del ristorante “Cibus” di Tre Fontane. Il ristorante in questione è aperto da oltre trent’anni ed era di proprietà della famiglia dell’imprenditore del settore automobilistico, Andrea Moceri, oggi deceduto, finito diversi anni fa sotto processo per alcuni prestiti usurari, finiti in prescrizione.

Andrea Moceri non è stato, invece, mai condannato per mafia o favoreggiamento, (i suoi rapporti con alcuni esponenti del gruppo criminale non sono stati ritenuti sufficienti a dimostrare un suo concreto e fattivo contributo alla vita del sodalizio), e alla fine lui e i suoi familiari sono stati colpiti da un provvedimento di confisca alla luce della pericolosità generica del soggetto.

Tra i beni sequestrati e poi confiscati figura anche l’immobile adibito a ristorante con sede in Via Trapani n. 5 a Tre Fontane, frazione di Campobello di Mazara.

Le tappe

Già nel 2017 l’amministrazione giudiziaria, su autorizzazione del giudice, concedeva in affitto l’attività di ristorazione insieme all’immobile alla cooperativa Cibus, amministrata da Franca Lanceri, sorella di Lorena Lanceri, arrestata lo scorso marzo insieme al marito Emanuele Bonafede, con l’accusa di avere ospitato per diversi giorni a casa loro Matteo Messina Denaro, con cui consumavano abitualmente i pasti principali.

Nel 2019, però, la confisca del fabbricato di via Trapani diventava definitiva e il bene passava nelle mani dell’Agenzia dei beni confiscati, che nominava un coadiutore che a sua volta ingiungeva alla cooperativa Cibus di liberare i locali, essendo cessati gli effetti del contratto d’affitto stipulato in precedenza con l’amministrazione giudiziaria.

Il ristorante Cibus, gestito da Franca Lanceri e da suo marito Giuseppe Gabriele ha, però, continuato a svolgere la sua attività all’interno dell’immobile confiscato. E il comune di Campobello nell’estate del 2020 ha anche concesso a Cibus di occupare il suolo pubblico per installare una bella pedana dove mettere tavoli e sedie.

La svolta

La svolta, apparente verrebbe da dire, è arrivata solo il 21 dicembre 2022, quando l’Agenzia dei Beni confiscati ha consegnato formalmente l’immobile al comune di Campobello, a seguito di una sua manifestazione di interesse.

A quel punto lo scorso marzo il comune ha fatto un avviso pubblico per trovare un nuovo affittuario per la durata di sei anni, canone a base d’asta 13.800 euro l’anno, scadenza per la presentazione delle offerte 21 marzo 2023.

Il 27 Marzo 2023 sono state aperte le buste ed è risultato un unico partecipante, la cooperativa Cibus, amministrata da Franca Lanceri, che si è aggiudicata l’immobile per 13.900 euro l’anno.

Tre giorni dopo, il 30 marzo 2023, è arrivata anche la determina generale n. 287, che ha approvato il verbale d’asta. Di fatto a seguito del bando del comune di Campobello, quello che era un immobile confiscato in via definitiva veniva affidato nelle mani dei familiari dei vivandieri di Matteo Messina Denaro. Erano trascorse solo due settimane dall’arresto di Lorena Lanceri e di suo marito Emanuele Bonafede per favoreggiamento.

Erano trascorsi quasi due mesi dall’arresto del fratello di Emanuele Bonafede, il dipendente comunale Andrea Bonafede, accusato di aver fatto da postino tra il medico Alfonso Tumbarello e il superlatitante. Ed erano trascorsi circa tre mesi dall’arresto del cugino omonimo, Andrea Bonafede, accusato di aver ceduto la sua carta d’identità a Matteo Messina Denaro.

La difesa del sindaco di Campobello

Il sindaco di Campobello Giuseppe Castiglione oggi si difende dicendo che il 30 marzo, cioè il giorno dell’approvazione del verbale d’asta, “verificata la regolarità della documentazione presentata, che comprendeva anche il regolare certificato antimafia relativo al titolare della cooperativa, il funzionario competente ha provveduto all’assegnazione in via provvisoria del bene”.

In realtà alle telecamere del programma Report, il sindaco Castiglione ha dichiarato di aver fatto un bando pubblico perché non potevano fare “un’assegnazione diretta”, e di avere chiesto un parere alla prefettura e la certificazione antimafia, solo dopo la determina del 30 marzo, che approvava l’affidamento del bene confiscato alla cooperativa Cibus.

La richiesta di comunicazione antimafia da parte del comune è stata inserita nella banca dati nazionale antimafia solo il 12 aprile, e alla fine l’interdittiva antimafia nei confronti della cooperativa Cibus è stata emessa dalla prefettura l’8 maggio 2023, lo stesso giorno della messa in onda della puntata di Report, dedicata a Campobello e ai favoreggiatori di Matteo Messina Denaro.

Cibus, il provvedimento e la revoca

La prefettura ha comunicato al comune il provvedimento interdittivo il 9 maggio, e il 10 maggio il comune ha revocato a Cibus l’affidamento in locazione del bene confiscato. Questa la cronologia degli eventi.

Di assoluto interesse le motivazioni con cui la prefettura ha emesso l’interdittiva antimafia e questo dopo una informativa redatta dal Nucleo Operativo Provinciale dell’Arma dei Carabinieri: pesano sulla cooperativa Cibus non solo i rapporti di parentela con i due vivandieri di Matteo Messina Denaro, Lorena Lanceri ed Emanuele Bonafede, che a sua volta è nipote dello storico boss di Campobello Leonardo Bonafede, ma anche i rapporti di lavoro con Emanuele Bonafede, che dal 2017 al 2022 ha lavorato come cameriere con contratto part time proprio per il ristorante Cibus, e che in precedenza dal 2000 al 2004 è stato dipendente di un’altra società di ristorazione, nella cui compagine comparivano sia Franca Lanceri che la sorella Lorena.

Le due sorelle risultavano fare parte anche di un’altra ditta fino al 2017. Per cui la prefettura ha scandagliato non solo i rapporti di parentela, ma anche le “cointeressenza economiche” tra Franca Lanceri, Lorena Lanceri e il marito Emanuele Bonafede, e ha ritenuto fondato il pericolo che l’attività della cooperativa potesse anche “in modo indiretto agevolare le attività criminose o esserne in qualche modo condizionata”.

Il ricorso

Giuseppe Gabriele, dipendente della cooperativa Cibus e marito di Franca Lanceri, ha già dichiarato che farà ricorso. Il sindaco Giuseppe Castiglione cerca invece ora di prendersi il merito di questa interdittiva. Ma nessuno dei due ha spiegato fino ad ora com’è possibile che la cooperativa Cibus stesse già risistemando il locale di via Trapani in vista della sua riapertura ad aprile, prima ancora di aggiudicarsi il bando.

La trasmissione Report ha, infatti documentato che Cibus era all’interno del bene confiscato già il giorno prima della data di scadenza della presentazione delle offerte. Gliel’ha detto lo stesso Giuseppe Gabriele. Come mai il sindaco Castiglione non ha detto nulla su questo punto?

Se l’immobile era stato consegnato ufficialmente lo scorso dicembre al comune, com’è possibile che la cooperativa Cibus poteva entrare dentro il ristorante prima ancora di aggiudicarselo?

Una vicenda che non sembra essere del tutto conclusa. A leggere le carte e a scorrere le tappe di questa storia che comincia nel periodo della latitanza di Messina Denaro e continua anche dopo la sua cattura, sembra potersi cogliere quegli elementi tali da potere sostenere una procedura di accesso da parte della prefettura di Trapani: un atto preliminare che potrebbe portare allo scioglimento per inquinamento mafioso del Comune di Campobello di Mazara, dopo i due precedenti degli ultimi vent’anni.


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