"Cancellare l'autonomia siciliana" |Così parlò Pif, star della Leopolda - Live Sicilia

“Cancellare l’autonomia siciliana” |Così parlò Pif, star della Leopolda

Il regista lancia la provocazione: un referendum per abrogare l'autonomia. Baluardo o zavorra? Lo statuto torna a fare discutere. Lo storico Lupo: "E' un'anticaglia". Ardizzone: "No, è l'ultima difesa dei siciliani". E intanto, mentre in Sicilia si dibatte, a Roma...

PALERMO – E con la provocazione di Pif, il politically correct schiuse le porte al dibattito sull’autonomia siciliana. Il regista palermitano ieri in una trasmissione radiofonica l’ha buttata lì: “Noi dell’autonomia della Sicilia che ce ne facciamo se uno deve stare otto ore per fare da Palermo a Messina in treno? Basta con l’autonomia siciliana, voglio fare un referendum per abolirla”. Un’idea già lanciata nel suo fortunato pamphlet da Pietrangelo Buttafuoco, che nel suo “Buttanissima Sicilia” parla dell’autonomia come di un mostro da buttare via, un disastro totale. E “l’altro pezzo portante della trattativa – ha ribadito pochi giorni fa lo scrittore a Livesicilia -, la testa dell’acqua, quella che si ebbe tra lo Stato e la mafia quando venne concepito quell’aborto che è l’autonomia regionale siciliana”.

Parole durissime, come nel consueto registro del giornalista siciliano. Ma al “cattivo” Buttafuoco si aggiunge adesso un’altra voce, iscritta a pieno titolo alla lista d’oro del politically correct, quella di quel Pif, già habitué e star della renzianissima Leopolda, che con “La mafia uccide solo d’estate” ha traslato con successo (anche internazionale) l’antimafia nella commedia e che con i suoi spot ha portato temi “sociali”, con sapienti dosi di buonismo, anche nella pubblicità.

Autonomia sì o no, quindi? Qualche settimana fa, dopo la sentenza della Consulta che ha mandato in pensione il controllo preventivo del commissario dello Stato sulle leggi dell’Ars, ci domandammo su Livesicilia quanto in effetti la Sicilia avesse dato prova di “meritare” l’autonomia. Il tema ha una sua attualità mentre alla Camera ci si prepara a esaminare la riforma costituzionale già votata al Senato. E non mancano gli emendamenti presentati in commissione (da esponenti di centrosinistra e centrodestra) che propongono di cassare l’autonomia a tutte o a parte delle cinque regioni a statuto speciale. Un partito trasversale, quello di chi vuole archiviare la stagione delle autonomie, che avrebbe tra i simpatizzanti anche il ministro delle Riforme Maria Elena Boschi, che all’ultima Leopolda – dove Pif, dicevamo, è ormai di casa – si è espressa per una radicale riforma del sistema delle regioni autonome. “Io sono più che convinta che l’autonomia vada esaltata, perché non è stata applicata”.

“Cancellare l’autonomia dei siciliani significa rinunciare definitivamente alle risorse che lo Stato ha tenuto per sé”, dice a Livesicilia il presidente dell’Assemblea regionale Giovanni Ardizzone, che da tempo è in trincea nella difesa delle prerogative statutarie della Sicilia. “L’autonomia è l’ultimo baluardo a difesa dei siciliani – spiega Ardizzone -. Ci sono stati dei privilegi, ma questo anche in altre regioni. Lo Stato però non si può lavare le mani: ci hanno ‘truffato’ i soldi delle accise pari a otto miliardi di euro all’anno”.

Già, l’autonomia applicata solo in parte. Tema tornato in auge in queste settimane, con la Regione alle prese con un bilancio impossibile, anche per i tagli imposti da Roma. “Occorre coalizzarsi e organizzarsi a sostegno della Sicilia e dei siciliani”, commenta Gaetano Armao, giurista ed ex assessore regionale, autonomista convinto. Con la sua associazione ha promosso una serie di iniziative volte al rilancio dell’autonomia, che va “riformulata in un’ottica di tutela del popolo e dello sviluppo siciliano. Per questo motivo bisogna creare le basi per la nascita di un comitato di associazioni che intervenga e si attivi per iniziare un percorso serio di autonomia lontano da clientele, connivenze, approssimazioni e affaristi”.

Riformulare, rilanciare o abbandonare? Propendeva per l’ultima opzione l’ex segretario della Cisl siciliana, Maurizio Bernava, che qualche mese fa definiva l’autonomia siciliana “un alibi per una classe politica irresponsabile che ha privilegiato le logiche del consenso spicciolo alla cultura della buona amministrazione e del risultato di gestione. Una zavorra per l’Isola e i siciliani perché ha frenato l’integrazione della Sicilia nei processi globali ed europei”.

Lo storico Salvatore Lupo la vede in un modo simile. “L’autonomia speciale non va bene – commenta a Livesicilia -. Venne disegnata da gente che pensava che potesse essere utilizzata per fini di riequilibrio. In un tempo medio è diventata un arroccarsi della classe dirigente locale che con questo discorso sicilianista evita che si misuri la sua capacità di amministrare la realtà locale”. Insomma, l’autonomia, che dovrebbe responsabilizzare al massimo una classe dirigente, in Sicilia si è trasformata in strumento di deresponsabilizzazione. “L’autonomia speciale ora diventa una cosa sempre più incongrua – prosegue Lupo – e accade che abbia una funzione di argine a tutte le innovazioni a livello statale. Noi abbiamo bisogno di avere autonomia come tutti gli altri. Lo Statuto regionale è un’anticaglia e non è atto a sostenere una riforma profonda, di cui c’è bisogno”.

Ardizzone non la pensa allo stesso modo e, dal canto suo, la pone così: “Se lo Stato è quello che attraverso l’Anas costruisce le strade in Sicilia che crollano dopo una settimana, io mi tengo lo statuto”.

Eppure, quello statuto, che precede per nascita la stessa Costituzione italiana, non è un moloch. E ha i suoi limiti, osserva Lupo: “Noi non abbiamo bisogno di un parlamento ma di un’assemblea regionale, o di un governo che faccia finta di essere sovrano, ma degli standard di buon governo locale che si hanno altrove. Lo Statuto ha come riferimento lo Statuto Albertino: per fare un esempio, il tema della gestione delle autonomie locali in esso è assolutamente assente. E la Regione è infatti un altro modello centralistico”. Chissà se Pif, che parlava di treni lenti, ci aveva pensato.

 

 


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