Cara Livia, il dolore ha perso - Live Sicilia

Cara Livia, il dolore ha perso

Una serata per ricordare la giovane Livia Morello. La testimonianza di Angelo, suo padre, che ci racconta un miracolo d'amore. (nella foto di Igor Petyx un momento della serata)

Il 15 giugno Livia avrebbe compiuto 20 anni.  Abbiamo dovuto spostare la festa del compleanno di due giorni perché il Savio era occupato per i saggi di danza. Forse è stato meglio: la domenica la gente ha più tempo, è più rilassata. L’appuntamento alle 18 in via Evangelista Di Blasi. Alle 17 i primi arrivi mentre Valentino Picone, con i musicisti dell’Omni’Art trio, provava il suo ingresso in scena. Livia era con noi. Il suo sorriso stampato in un grande striscione. Tre lineette  rosse alla base della V color azzurro sotto due puntini rossi, che  simboleggiavano lo sguardo un po’ malinconico dei suoi splendidi occhi  castano chiaro nei giorni precedenti al viaggio dell’addio.

Intorno le sue amiche del cuore, e non solo. Cocca, Francesca, Virginia, in attesa di assistere allo spettacolo, soprattutto all’esibizione di Valentina Di Franco, con la quale proprio sul palco del Savio Livia si era esibita da piccolina in una impacciata danza hip hop. Odio la retorica e la mitizzazione per cui tengo a dire che Livia era una ragazza normale anche se sensibile ai bisogni dei più fragili.  Frammenti di altruismo, un po’ raro nei giovani educati alla competizione. E poi una debolezza: per i bambini, figli di immigrati venuti in un  altro mondo in cerca di fortuna.  Si scioglieva davanti ai loro grandi occhi, resi ancor più evidenti dal contrasto con il colore della pelle. Lei tra l’altro era cresciuta tra le braccia di Rica, una ragazza mauriziana che per anni aveva collaborato con la nostra famiglia e aveva fatto appena in tempo a conoscere la figlia, nata nell’estate del 2010.

Sensibilità queste a me sconosciute, fagocitato dalle dinamiche della  vita, più che impegnato a sapere di lei, nella convinzione che prima o poi  il tempo mi avrebbe consentito di  colmare il vuoto.  Purtroppo non è stato così.  Oggi però io e Roberta abbiamo sconfitto il dolore. Che si è trasformato in energia positiva e le nostre iniziative benefiche  sono una dimostrazione. E soprattutto speriamo che la nostra serenità possa aiutare i tanti altri  genitori che hanno vissuto identiche tragedie senza però riuscire a trovare la  pace.

Casa Livia” è stato un viaggio lungo due mesi fatto di incontri, confronti, ma
soprattutto lavoro. Avevamo la necessità di proporre qualcosa di nuovo rispetto ad una sequenza di esibizioni gestire dal bravo presentatore. L’idea di un contenitore a metà tra il teatro e l’intrattenimento me l’ha data Giovanni Pellerito. Poi mi sono ritrovato con Massimo D’Anna e Filippo La Porta con i quali abbiamo costruito la storia e una scaletta. Abbiamo così realizzato quello che e poi stato  definito un ibrido. Abbiamo alternato vari tipi di arte con richiami ai problemi della vita, aprendo una sorta di finestra sui movimenti della quotidianità che avesse come denominatore comune l’amicizia e la condivisione.

Mi hanno dato la loro disponibilità Salvo Ficarra e Valentino Picone, autentici fenomeni, Salvo Randazzo, voce di straordinaria limpidezza e calore, Alessandro Amato, professionista di grande duttilità, Aurora Falcone e Maurizio Bologna, abilissimi a miscelare recita e ironia, Massimo Barrale, Ruggero Mascellino e Ferdinando Caruso, componenti dell’Omni’Art Trio, la loro musica ha mostrato tanta qualità e talento, Gianni  Nanfa e Totò Aronica, pedine importanti di un incastro che ha trattenuto con grande leggerezza centinaia di spettatori ancorati alle poltrone del teatro Savio generosamente concesso da Francesco Giacalone.

Mi piace anche sottolineare oltre all’impegno e alla disponibilità, da parte degli  artisti, anche il loro coinvolgimento emotivo se hanno sentito il bisogno di  ringraziarci per averli invitati o di promettere di ritornare.  Questo risvolto  ci commuove perché vuol dire che abbiamo colto nel segno. Siamo riusciti a  trasmettere la nostra gioia a tutti indistintamente.  I fondi raccolti andranno in parti uguali al  Centro Santa Chiara, diretto da don Giovanni D’ Andrea, il nostro padre spirituale, che tra poco lascerà per altro incarico ma  che in questi anni ha fatto un lavoro straordinario in una realtà complicata  come quella dell’Albergheria,  all’associazione madre Serafina Farolfi,  rappresentata da una straordinaria figura, la signora Aurora Amodio Mangano,  una mamma per tutti bambini del Capo, serviranno per la colonia estiva dei suoi  piccoli ospiti, all’associazione Apriti Cuore, rappresentata da Domenico  Anastasi, che segue ragazzi disabili o sottratti alle famiglie dal tribunale e  che con il contributo da noi ottenuto lo scorso anno ha aperto una nuova casa  allargando così la sua “famiglia” e con quello in arrivo contribuirà a  migliorane un’altra, all’associazione la Casa di tutte le genti , guidata da  Zenaida Boaventura, che alla Noce si occupa di bambini poveri  e che chiede a  gran voce, da tempo e inutilmente, uno casa più grande per poter dare  assistenza adeguata a quanti bussano alla sua porta.

 

 

 

 

 


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