Cosa è il dolore? E’ l’assenza della felicità o del benessere? Il dolore è la privazione del senso della vita, una menomazione, una sottrazione all’equilibrio fisico o psichico. Siamo nati per essere felici, la vita con il suo imperativo categorico prevale sulla volontà del singolo e si perpetua anche attraverso la legge della sopravvivenza , la legge incomprensibile alla spiegazione umana, della catena alimentare: per sopravvivere l’essere vivente si nutre del più debole…
La morte di mia figlia Carlotta il 15 agosto del 2002 è arrivata nella mia vita come l’evento imponderabile che ogni genitore considera impossibile da avverarsi; sopravvivere alla morte di un figlio. La letteratura, il cinema hanno provato ad esprimere attraverso il racconto il sentimento che in nessuna lingua l’essere umano è riuscito a trasformare in parola: orfano, vedovo….non esiste una parola inventata dall’uomo per comunicare la morte di un figlio perché non è un evento concepibile.
Nella ricorrenza della commemorazione delle vittime del disastro di Genova , scrutavo i volti di coloro che avevano perduto i loro cari ed ho pensato alla pietà di Dio per gli esseri umani che sono gli unici esseri viventi a possedere una memoria selettiva e consapevolmente emotiva. Costruiamo la nostra vita psichica attraverso l’impronta dell’emozione e tuttavia anche se il ricordo acuisce la sofferenza, la memoria si sostituisce alla realtà e ci accompagna appunto con i ricordi.
L’infanzia di mia figlia, le nostre risate, il gioco, la cura, la dedizione; posso andare indietro nel tempo e riprovare tutto con la stessa intensità, annullando la perdita in un eterno presente. Posso riuscire a ricordare i dettagli: quale grande dono Dio ha riservato a noi… Ogni anno accendo una candela per Lei e prego perché Carlotta abbia per sempre la felicità, le dono ogni gesto e pensiero buono che compio vorrei sostituirmi a Lei: vorrei vivesse al posto mio ma non posso..
Ieri camminavo sulla spiaggia le mie impronte venivano cancellate dalla carezza del mare che lambiva la sabbia, ed ho ricordato quella bellissima poesia di Maeterlinck che recita così: “Strano quando pronunciamo una parola, la cosa che indica si svuota del suo significato Siamo convinti di esserci immersi nel fondo di un abisso ma quando torniamo in superficie la goccia d’acqua che rimane sulle punte delle nostre dita pallide non assomiglia al mare da cui proviene. Crediamo di avere scoperto una grotta piena di tesori meravigliosi ma quando torniamo alla luce del sole abbiamo in mano solo pietre false e pezzetti di vetro. E tuttavia il Tesoro continua a brillare, immutato nell’oscurità.
”Vorrei che tutti coloro che hanno la possibilità di comprendere il valore della felicita concessa da Dio, gioissero dell’esistenza ed amassero incondizionatamente i figli trasformando i rimproveri in saggezza e le aspettative in desideri, sentendosi ad ogni istante responsabili della loro felicità. Il tempo concesso nello stare con i figli sia vissuto intensamente e gioiosamente, il cuore pieno d’amore e gli occhi pieni di luce.
Trascorriamo spesso le giornate dimenticando che per quanto a volte possa sembrare impossibile o irraggiungibile “il tesoro continua a brillare immutato nell’oscurità’” ed è per tutti noi che brilla.