PALERMO – “Il partito ha iniziato a sfaldarsi quando ha iniziato a occuparsene Pino Firrarello”. Il Pdl è una polveriera. Le recenti sconfitte elettorali nelle elezioni comunali di Palermo e soprattutto in quelle Regionali, hanno fatto definitivamente deflagrare le tensioni covate sotto la cenere. Che oggi somiglia tanto, appunto, a “polvere da sparo”.
L’intervista rilasciata da Francesco Cascio, qualche giorno fa, a Live Sicilia, non è piaciuta a tanti dirigenti del partito. A caldo ha innescato la reazione del vice presidente dell’Ars Santi Formica: “Se abbiamo perso – ha detto – è colpa di Cascio e dei dirigenti palermitani”, seguita, sempre attraverso le pagine del nostro giornale, da quella del senatore Pino Firrarello che ha replicato a Cascio con toni molto duri: “Dov’era nascosto lui – ha detto il senatore catanese – che per sette anni da assessore e da presidente non ha mai messo carburante nella macchina? Porta dieci mila voti: si dovrebbe vergognare. Vada in convento a riflettere e poi parliamo. Comunque, – ha aggiunto – se Cascio ha bisogno di un medico glielo procuro io”.
Parole che non sono andate giù appunto al presidente dell’Assemblea, che oggi replica: “La mia analisi sul ‘dopo-voto’ – spiega Cascio – non voleva essere affatto polemica, eppure ha innescato queste violente reazioni, che comunque comprendo benissimo. Formica infatti – incalza Cascio – porta avanti una difesa d’ufficio di Domenico Nania. E se fossi in lui, eviterei di dichiarare di essere stato il più votato nel 2008, considerato che era in quel periodo l’assessore al Lavoro uscente, e anche le risultanze della commissione d’inchiesta sulla Formazione professionale. La reazione di Firrarello, invece, la comprendo molto di meno”. Ma certamente, ha molto infastidito Cascio che oggi contrattacca: “Firrarello prima di fare il mio nome, usi un buon collutorio, si sciacqui la bocca. E si ricordi che lui era già deputato quando io andavo ancora a scuola. Forse per lui è giunto il momento di andare in pensione. Io – aggiunge – sono entrato, e ho sempre militato nel Pdl, non nel Pdf, nel ‘Partito di Firrarello’. Lui, insomma, non è e non è mai stato un mio riferimento politico. Mi rendo conto – prosegue Cascio – che Firrarello si rende conto che non ha più il potere di un tempo: quello di decidere tutto, dai candidati al Parlamento europeo fino al presidente dell’ultima municipalizzata. Ma il tempo passa, se ne faccia una ragione. Ha già dato tanto alla politica, forse è arrivato il momento di farsi da parte”.
Ma l’affondo di Cascio non termina qui: “Il disastro del Pdl in Sicilia – dice – è iniziato da quando Firrarello ha preso in mano il partito attraverso il genero Castiglione. Non hanno fatto altro che esportare a livello regionale, una faida tutta catanese. E da allora, abbiamo rotto con tutti, compreso Lombardo. Questa è la verità – aggiunge Cascio – e così la pensa la maggior parte del partito, compresi molti dirigenti. E Firrarello – ribatte – vorrebbe persino consigliarmi un medico… gli ricordo che io sono un medico, casomai mi curo da solo. A lui, invece, consiglio di tornare al suo lavoro, ammesso che ne abbia mai avuto uno”. L’ultima replica su una frase di Firrarello, che ha auspicato che la magistratura ricostruisca “il bilancio patrimoniale degli ultimi venti o trent’anni di alcuni soggetti politici”. “Sfido Firrarello – conclude Cascio – a fare nomi e cognomi. A parlare chiaro. Abbandoni questo linguaggio simil-mafioso”.
Ma gli screzi tra i dirigenti hanno suscitato la reazione molto critica dei giovani del partito. “Il tracollo del Pdl in Sicilia, che Alfano e Castiglione cercano goffamente di nascondere, – ha detto Mauro La Mantia, presidente regionale per la Sicilia Occidentale della Giovane Italia – non ci stupisce perché da tempo denunciamo il pessimo stato in cui versa il partito. Il Pdl – ha aggiunto – è ormai un coacervo di satrapi che gestiscono il partito nel territorio a proprio uso e consumo senza alcun rispetto delle regole interne, senza idee e programmi da proporre ai cittadini. Satrapi che, a differenza degli anni scorsi, oggi sono per lo più senza eserciti come dimostra il calo vertiginoso dei consensi. Siamo l’unico partito nella storia italiana che ha ben tre coordinatori regionali che per ovvi motivi non sono in grado di dettare una linea politica comune. Una situazione comica e grottesca”. Una situazione che non può consentire, secondo i giovani azzurri, nessuna assoluzione: “Il segretario nazionale Angelino Alfano – dichiara la Mantia – non è esente da responsabilità. Sia per il ruolo che ricopre da oltre un anno che per l’essere siciliano quindi a conoscenza della situazione locale, sarebbe dovuto intervenire per evitare il disastro elettorale. Nel giro di pochi mesi il Pdl perde alcune sue roccaforti in particolare Palermo, Agrigento e la Regione dove siede a Palazzo D’Orleans un ex comunista. Alfano – conclude La Mantia – sia realmente l’uomo in grado di rifondare il partito, unire e portare alla vittoria l’intero centrodestra in Italia”.
E se uno dei coordinatori, Dore Misuraca, difende Alfano (“Lo sosterremo alle primarie del Pdl”), e punta l’indice contro le “divisioni interne” del Pdl, la tensione attraversa il partito a qualsiasi livello, e in ogni provincia siciliana. Una durissima “bacchettata” ai vertici regionali, infatti, è arrivata anche da uno dei deputati dell’Ars riconfermati e tra i più votati nel Pdl, Vincenzo Vinciullo: “Il risultato, sicuramente non lusinghiero, riportato dal Pdl in Sicilia, – ha commentato il parlamentare siracusano – oltre a meritare una lunga e approfondita riflessione, credo debba partire dalle dimissioni dei tre coordinatori regionali che, sicuramente bravissimi nei compiti istituzionali che svolgono, ancora una volta, non sono riusciti a comprendere quello che stava succedendo in Sicilia e, soprattutto, a porvi rimedio, ripetendo quanto era accaduto, qualche mese fa, a Palermo. Nella mia provincia, – ha incalzato. Vinciullo – la presenza del coordinamento regionale si è avvertita, solo ed esclusivamente, per l’impegno che è stato profuso nel preparare la lista di Musumeci, a discapito di quella del Pdl che solo grazie all’eccezionale risultato da me conseguito, è riuscita a salvare il seggio. Per il resto – ha concluso – tranne l’aver inondato il mio comitato elettorale di oltre tre milioni di fac simili, peraltro inutilizzabili nella mia provincia, il coordinamento regionale ha brillato per la sua totale assenza”. Insomma, nella “polveriera Pdl” la resa dei conti è solo iniziata.