Caso Lukoil, Priolo a rischio chiusura: lavoratori in piazza IL PUNTO - Live Sicilia

Caso Lukoil, Priolo a rischio chiusura: lavoratori in piazza IL PUNTO

Gli effetti delle sanzioni alla Russia potrebbero scatenare un'onda che potrebbe compromettere 10mila posti di lavoro.
CRISI OCCUPAZIONALE
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Priolo (Siracusa). Lavoratori in piazza venerdì prossimo contro il rischio di chiusura della raffineria Lukoil di Priolo Gargallo, in Sicilia. Il tempo stringe. Senza un intervento delle banche o del governo, l’azienda rischia di fermarsi, portandosi dietro tutto il polo petrolchimico di Priolo, in provincia di Siracusa, e 10mila posti di lavoro. Dopo l’inizio della guerra, le banche hanno messo “over compliance” la Isab che fa capo alla russa Lukoil, tagliando le linee di credito che consentivano all’azienda di comprare petrolio sul mercato. Da diversi mesi, oramai, le raffinerie possono lavorare esclusivamente con il greggio che viene dalla Russia.

Ma lo potranno utilizzare solo fino al 5 dicembre, quando scatterà l’embargo e quindi non si potrà più acquistare petrolio russo. Per questo Cgil, Cisl e Uil Siracusa hanno proclamato per venerdì 18 novembre lo sciopero generale di tutte le categorie impegnate nell’area industriale (Chimici, Energia, Metalmeccanici, Trasporti, Edilizia, Servizi) contro il rischio di chiusura dell’intero polo. Lo stesso giorno è anche fissato un tavolo al Mise con Isab Lukoil, le parti sociali e gli enti locali. Il ministro per le imprese e Made in Italy Adolfo Urso ha rassicurato dicendo che c’è la “disponibilità della Sace a intervenire” per garantire continuità all’azienda.

“Saremo al tavolo con il ministro Urso per contribuire con spirito costruttivo alla soluzione della vicenda”, affeema il governatore siciliano renato Schifani. “L’obiettivo inderogabile della Regione Siciliana è la tutela dei posti di lavoro legati allo stabilimento e all’indotto che la nostra Isola non può permettersi di perdere”. La ‘comfort letter’ arrivata dalla struttura tecnica del Mef per ‘garantire’ la Isab Lukoil verso il sistema bancario e il chiarimento da parte dello stesso Urso, che la stessa azienda “non è soggetta al regime sanzionatorio e non ha violato le sanzioni predisposte dall’Ue e condivise dall’Italia”, per ora non sono bastati.

“La ‘comfort letter’ è un aspetto importante – ha detto all’ANSA il presidente di Confindustria Siracusa, Diego Bivona – ma non ho avuto indicazioni da Lukoil che si è sbloccato il tema delle banche, è un tema ancora sul tappeto, non è stata ritenuta dalle banche sufficiente a coprire i loro rischi. Approvvigionarsi di greggio non è come scendere sotto casa, bisogna fare dei contratti attraverso linee di credito, i tempi tecnici sono non meno di venti giorni”. Insomma siamo agli sgoccioli.

La Isab di Priolo è tra le raffinerie più grandi d’Europa, da qui esce il 22% de i prodotti petroliferi usati in Italia, benzina, nafta, gasolio per gli aerei, quindi un’eventuale blocco avrebbe contraccolpi pensanti non solo in Sicilia, qui le aziende colpite sarebbero 200 tra piccole, medie e grandi, ma in tutto il paese. Secondo le stime di Confindustria, il polo industriale siracusano vale il 53% del Pil della Provincia di Siracusa, il 63% dell’ export della Sicilia, il 30% dei prodotti raffinati consumati in Italia.

“Il sistema bancario che non sappiamo cosa farà – aggiunge il segretario generale della Fiom-Cgil di Siracusa, Antonio Recano – fino ad oggi non ha dato nessun segnale e siamo agli sgoccioli. Entro metà novembre Lukoil può fare gli ultimi acquisti, se non dovesse giungere notizia diversa sul cambio di atteggiamento del sistema bancario, loro non potranno più comprare petrolio”.


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