CATANIA. Una richiesta circostanziata e diretta: quella di riformare integralmente la sentenza di primo grado che lo condanna a un risarcimento dei danni, rinnovare il dibattimento e citare come testi il presidente del Consiglio e il ministro dell’Interno, la vedova Marisa Grasso, e l’altro imputato condannato, Daniele Natale Micale.
Sono le richieste avanzate alla Corte d’appello civile di Catania dalla difesa di Antonino Speziale, l’ultrà del Catania che ha scontato una condanna definitiva a otto anni di reclusione per l’omicidio preterintenzionale dell’ispettore capo della polizia Filippo Raciti, morto il 2 febbraio del 2007 dopo scontri tra forze dell’ordine e tifosi etnei mentre si giocava il derby con il Palermo. L’atto è stato depositato dall’avvocato Giuseppe Lipera.
La data d’udienza
L’udienza è stata fissata per il 30 giugno del 2022. Il Tribunale civile, il 14 maggio scorso, con sentenza di primo grado, ha condannato Speziale e Micale, quest’ultimo condannato a 11 anni di reclusione per lo stesso reato, a pagare 15 mila di euro come risarcimento danni alla Presidenza del consiglio dei ministri e al ministero dell’Interno. Speziale, inoltre, è stato condannato a versare, da solo, 25mila euro ciascuno alla Presidenza del Consiglio e al ministero dell’Interno. Nel ricorso l’avvocato Lipera osserva che la sentenza è stata pubblicata, ma non ancora notificata e ribadisce che “Antonino Speziale (all’epoca dei fatti minorenne) non ha alcuna responsabilità sulla morte del compianto ispettore Filippo Raciti”, sottolinea “l’insussistenza del danno patrimoniale e non patrimoniale” e ritiene la cifra stabilita “eccessiva e sproporzionata, oltre che del tutto immotivata”. Nel sollecitare la rinnovazione del dibattito l’avvocato Lipera ha chiesto di “ammettere a prova” nove testimoni – tra medici legali, esperti del Ris e poliziotti – ponendo complessivamente 59 quesiti a cui rispondere in sede di eventuale udienza.
Il presidente del Consiglio e il ministro dell’Interno, la vedova Marisa Grasso, e l’altro imputato condannato, Daniele Natale Micale, è stato precisato da fonti legali, nel ricorso stati citati come parti coinvolte nel procedimento e non come testi. Ribadita la richiesta di rinnovamento del dibattimento per “ammettere le prove che non sono state “assunte nel processo di primo grado”.