PALERMO – Sconti di pena per i condannati, una assolto in più rispetto al processo di primo grado e conferma dell’assoluzione dell’ex sindaco. Si chiude il processo di appello ai presunti esponenti della famiglia mafiosa di Castellammare del Golfo, piccolo centro nel “feudo” del boss latitante Matteo Messina Denaro.
Gli assolti dalla Corte di appello presieduta da Mario Fontana sono il sindaco Nicola Rizzo, imputato di favoreggiamento aggravato (era stata la Procura ad appellare la sentenza di assoluzione di primo grado), e Salvatore Mercadante (difeso dall’avvocato Domenico La Blasca, in primo grado era stato condannato a 14 anni di 8 mesi per mafia, furto aggravato e violazione della misura di prevenzione).
Le condanne
Queste le condanne: 8 anni Camillo Domingo (12 in primo grado), 5 anni Daniele La Sala (10 anni e 8 mesi in primo grado), 7 anni Antonino Sabella (8 anni e mezzo in primo grado) 8 anni Francesco Stabile (contro 10 anni e 8 mesi), 4 anni e 6 mesi Francesco Virga.
Non doversi procedere nei Gaspare Maurizio Mulè. per mancanza di querela.
Il padrino scarcerato
L’indagine fu avviata dopo la scarcerazione del padrino Francesco Domingo (processato separatamente), e ha ricostruito l’organigramma della “famiglia” mafiosa.
Il clan controllava le attività economiche, in particolare dei settori agricolo ed edilizio. Attraverso minacce e intimidazioni i boss sarebbero riusciti ad aggiudicarsi lavori e avrebbero svolto un ruolo di mediazione e risoluzione delle controversie tra privati sostituendosi alle istituzioni.
La posizione del sindaco
La posizione di Rizzo era legata a un presunto incontro avvenuto in Comune con Francesco Domingo nel corso del quale il boss avrebbe chiesto al sindaco di Castellammare del Golfo un aiuto per individuare un immobile. Serviva ad una persona vicina al capomafia per aprirvi una una casa di riposo. Il sindaco aveva respinto ogni accusa il giorno in cui ricevette l’avviso di garanzia e fu interrogato in Procura.