Catania, Pogliese punta su Parisi: scendono le quotazioni di Razza

Amministrative, Pogliese punta su Parisi: scendono le quotazioni di Razza

Da Catania, la palla passa adesso ai vertici di Roma.

CATANIA. “Quello che mi sta a cuore è individuare una candidatura inclusiva, e non divisiva, che consenta al centrodestra di andare unito sin dal primo turno e di vincere con ampio margine e con sicurezza”. Il presidente della Regione siciliana, Renato Schifani, lo ha ribadito anche ieri che per individuare il nome del candidato sindaco del centrodestra a Catania serve un lungo lavoro di mediazione. Senza strappi o pericolose fughe in avanti. Seguendo uno schema assai simile a quello che ha portato all’individuazione del nome di Roberto Lagalla a Palermo. 

Ma anche all’individuazione, ancora di più, dello stesso Schifani a candidato governatore unitario. L’analogia con Catania, seppur debole, sta in quella conventio ad excludendum sul nome del presidente uscente Nello Musumeci che oggi pare ripetersi sul nome di Ruggero Razza, ma dal versante Lega. C’è infatti chi ha inteso la discesa in campo di Valeria Sudano come il tentativo di sbarrare la strada a uno dei maggiorenti della fu Diventerà Bellissima (oggi confluita in FdI), il movimento nato per sostenere l’elezione, ormai quasi sei anni fa, di Musumeci alla presidenza della Regione. 

La storia sembra ripetersi, almeno in termini di simpatie o antipatie. Renato Schifani, volto storico della Forza Italia non soltanto siciliana, lo sa perfettamente. Anche per questo si candida a fare il grande mediatore,  nella consapevolezza che la parola fine su Catania la diranno Matteo Salvini e la premier Giorgia Meloni. In zona FdI, dopo la rinuncia a Palazzo d’Orleans, c’è l’obiettivo di non perdere neanche Palazzo degli Elefanti. Non ora che la Fiamma tricolore è in testa a tutti i sondaggi.

E non all’indomani delle dimissioni di Salvo Pogliese dalla carica di primo cittadino dopo un quadriennio segnato dal dissesto, dalla pandemia e dalla controversa vicenda dell’applicazione della legge Severino. Un mandato interrotto, con una progettualità rimasta sospesa. Supportato dal coordinatore provinciale Alberto Cardillo, Pogliese sta giocando una doppia partita diplomatica. La prima, mantenere unita la coalizione (sopratutto in provincia). La seconda, far sì che il del nome candidato sindaco sia partorito tra le stanze di corso Sicilia 11, storica sede della destra nazionale.

Venerdì pomeriggio i vertici catanesi di FdI si sono riuniti per far il punto della situazione. Una riunione fiume, durata quattro ore. Il profilo di Ruggero Razza resta ancora sul piatto, assieme a quello del cardiologo Pippo Arcidiacono; tuttavia – da quanto si apprende – è il nome di Sergio Parisi a svettare tra i desiderata di Pogliese. Nei giorni scorsi, Basilio Catanoso, sodale storico dell’ex sindaco di Catania, aveva espresso una chiara indicazione. “Un nome allo stesso tempo identitario, competente ed espressione della società civile”, ha detto al nostro giornale. 

Ma la partita, come detto, è ancora lunga. L’indicazione di Pogliese dovrà mettere d’accordo anche gli altri maggiorenti del partito. Fra questi Gaetano Galvagno, presidente dell’Ars, e il deputato Manlio Messina, la cui visibilità nazionale è fortemente in ascesa. Alla fine, soltanto alle fine, il dossier catanese sarà consegnato nelle mani di Giovanni Donzelli, Francesco Lollobrigida e Ignazio La Russa. Saranno loro a concludere le trattative. A Roma.  


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