CATANIA – I capi assoluti della mafia di Catania si chiamano Santapaola. E se qualcuno manca di rispetto a Grazia Santapaola, la ‘zia Grazia’, arrestata qualche giorno fa per associazione mafiosa aggravata in un’inchiesta della Dda. Beh allora lui, manca “di rispetto a tutti quanti: perché questa persona non è stata una che ha lavato i piatti”.
A dirlo, in un’intercettazione, sono alcuni appartenenti al clan, che discutono di gerarchie mafiose. Non serviva nessun ordine dall’alto per rendere chiaro il concetto: Grazia Santapaola, chiariscono, non è una qualunque, ma fa parte della famiglia Santapaola. E questo, in quegli ambienti, evidentemente evoca ancora rispetto.
Gli appartenenti al clan ne parlano nel corso di una riunione. Una riunione che consegna anche uno spaccato tangibile di un contesto dove ancora oggi, il ruolo delle donne, viene visto quasi come secondario. Salvo, evidentemente, poche eccezioni. Grazia Santapaola sarebbe una di queste.
La crisi e le ‘parole forti’: “Sbirri”
A riunirsi, va specificato, sono figure di secondo piano, non certo dei capi o personaggi carismatici. Eppure parlano, non sapendo di essere intercettati, e la loro conversazione figura nell’ordinanza del gip Anna Maria Cristaldi. Una questione riguardava lo scontro fra due famiglie di mafia, i Nizza e i Saitta. Uno dei Nizza fu condannato per l’omicidio di Lorenzo Saitta, avvenuto a Librino nel 2006.
Una crisi vera e propria, con tanto di scontro diretto. E qui qualcuno si sarebbe persino permesso di appellare i Nizza con una parola che in quegli ambienti, evidentemente, viene percepito come l’insulto peggiore, supremo: “Sbirri”. Per questa parola, detta dai rappresentanti della fazione, per così dire, dei Saitta nei confronti dei Nizza – parola che tra l’altro poneva il dito nella piaga, perché ai Nizza ricordava il pentimento di uno di loro – si è rischiata una guerra di mafia.
L’intervento di zia Grazia
Sta di fatto che a un certo punto sarebbe stata interessata ‘zia Grazia’. Qualcuno le avrebbe chiesto di intervenire. E lei avrebbe addirittura raggiunto via zia Lisa per partecipare a un summit di mafia. Si riuniscono a due passi dall’officina di un mafioso di Catania. E alla fine l’ordine di Grazia Santapaola è stato chiaro, e ragionevole: metteteci una pietra sopra.
Questo materiale fa parte degli elementi che la Procura distrettuale di Catania contesta a Santapaola. Numerose intercettazioni che svelerebbero il suo ruolo. Tanto che il gip, nell’ordinanza, scrive che sussiste “un pericolo quanto mai concreto ed attuale di prosecuzione delle attività criminose”.
L’ordinanza e la pericolosità
“Tenuto conto della sua personalità e del contesto in cui ha operato per un apprezzabile lasso di tempo”, Grazia Santapaola avrebbe “certamente dimostrato una qualificata professionalità a delinquere e conseguentemente un grado di pericolosità sociale talmente elevato, da poter essere tutelato in concreto esclusivamente con la misura cautelare della custodia in carcere”. Anche il braccialetto elettronico, secondo il gip, non basterebbe.

