CATANIA – “Solo un caffè amichevole, dopo esserci incontrati per caso per strada”. Così dicono i due protagonisti della foto che gira sulle chat WhatsApp di mezza Catania e agita gli animi dell’altra mezza. Seduti al tavolo di un bar di corso Sicilia ci sono due ex sottosegretari che chiacchierano amabilmente: sono Giuseppe Castiglione, deputato nazionale, ex presidente della provincia etnea, ex sottosegretario all’Agricoltura, brontese di nascita, genero del sindaco Pino Firrarello; e Giancarlo Cancelleri, ex deputato regionale, ex vicepresidente dell’Ars, ex viceministro e sottosegretario alle Infrastrutture, nisseno ma di recente adozione catanese. Due politici che, a guardarne il percorso, non potrebbero apparire più distanti. Ma le elezioni amministrative, si sa, a volte hanno il potere di unire anche chi la storia ha sempre visto divisi.
Così alla fotografia viene spesso allegato il gossip. Perché Castiglione è diventato il luogotenente di Azione di Carlo Calenda in Sicilia orientale, dopo trent’anni di esperienze cominciate con la Democrazia cristiana e passate attraverso il berlusconismo prima e l’alfanismo poi, incluso il coinvolgimento nel processo sulla presunta turbativa d’asta nell’appalto per la gestione del Cara di Mineo. E Cancelleri, invece, volto noto del Movimento 5 stelle, ha smesso da tempo di fare mistero di avere intenzione di candidarsi a sindaco di Catania, nonostante i pentastellati non deroghino al vincolo del secondo mandato e, quindi, il suo nome non possa essere quello del partito di Giuseppe Conte. Le malelingue vedono in quel caffè, immortalato da uno scatto rubato, il germe di un accordo in vista delle comunali.
“Ma quando mai?”, ride Castiglione, raggiunto al telefono da LiveSicilia. “Lui passava da corso Sicilia, io ho lì la mia segreteria politica – sottolinea il deputato calendiano – Ho semplicemente preso un caffè con una persona che io stimo”. Di politica, certo, si è parlato. Ma nei termini esclusivi delle chiacchiere da bar: “In quella circostanza, Cancelleri mi ha manifestato la sua volontà di candidarsi a sindaco di Catania, ma non mi ha neanche accennato al fatto che possa avere intenzione di lasciare il Movimento 5 stelle. E Nuccio Di Paola (responsabile regionale del Movimento 5 stelle, ndr) è stato molto chiaro: con Azione no”.
E se Cancelleri lasciasse i 5 stelle? Ci sarebbe spazio per lui tra i calendiani? “La politica fatta con i se non mi appassiona”, taglia corto Castiglione. Che poi avrebbe, in teoria, anche da pensare a Lanfranco Zappalà: sei volte consigliere comunale, adesso ufficialmente candidato sindaco con una lista civica, Zappalà ha più volte strizzato l’occhio a Calenda, sperando che quello rispondesse allo stesso modo. “Zappalà è una persona la sua è certamente una candidatura che considereremo, ma sulle amministrative non abbiamo ancora fatto tutte le valutazioni necessarie”.
Cancelleri, dal canto suo, conferma la versione del collega ex sottosegretario. “Nessun avvicinamento ad Azione – scandice – Nelle prossime settimane, se ne sarò convinto, farò la mia proposta, aperta a chiunque ci voglia stare“. Una proposta civica? “La chiami civica, la chiami personale… Io non ho ancora sciolto le riserve: sto ragionando con la mia famiglia, la mia compagna, i miei amici, sto ascoltando le opinioni che arrivano dalla gente. Ma non c’è nulla di concreto. C’è un’idea, sì, nessuno scoop”. Un’idea che, però, non si accorda con le regole del Movimento 5 stelle, che impongono uno stop alla politica elettiva dopo il secondo mandato. Lo lascerebbe? “Senza offesa, la domanda è mal posta. Io non ho alcuna carica elettiva né ricopro ruoli organizzativi all’interno del Movimento. Sono libero da condizionamenti e da responsabilità. In questa condizione, cosa significa lasciare il Movimento?”.
Allora la domanda si riformula: si sente ancora parte del Movimento 5 stelle? “Io l’ho fondato in Sicilia e ne condivido i valori. È ovvio che i valori possono coincidere, in tutto o in parte, con quelli anche di altri. Ma qualunque decisione prenderò, sarà personale. Io sono fermo nelle mie convinzioni e ho dimostrato con i fatti a cosa voglio appartenere”. Però. “Sono le scelte di altri, che hanno ritenuto di non fare leva sul mio impegno, le mie competenze e le mie caratteristiche”.