CATANIA – Non c’è alcuna “autostrada privilegiata” nelle indagini della guardia di finanza di Catania per dare un nome al cadavere trovato all’interno di una grotta lavica nel territorio di Zafferana Etnea.
L’ipotesi che quei resti umani siano di Mauro De Mauro, il cronista del quotidiano L’Ora rapito da Cosa Nostra il 16 settembre 1970, è solo una delle tante che “sarà approfondita”. La Procura di Catania disporrà la comparazione del Dna, unico esame che può dare risposte certe.
De Mauro e non solo: al numero diramato ieri dalla Guardia di Finanza non è arrivata solo la chiamata dei familiari del giornalista palermitano, ma decine e decine di segnalazioni. Alcune immediatamente da scartare, come quella di una madre che ha parlato del figlio scomparso nel 2010, altre invece molto più circostanziate che meritano “un approfondimento investigativo”.
A far ipotizzare che quel corpo ormai in avanzato stato di decomposizione potrebbe essere quello di Mauro De Mauro è la presenza di malformazioni al naso e al volto. Un tratto caratterizzante del cronista rapito dalla mafia. Ma va evidenziato un fatto: gli inquirenti hanno specificato che la morte dell’uomo, un cinquantenne, non sarebbe stata di natura violenta. E poi ci sono le datazioni del giornale e delle monete trovate accanto al corpo nella grotta, successive alla scomparsa di De Mauro.
Le indagini non si baseranno solo sulle segnalazioni ricevute e che stanno ricevendo. I finanzieri del gruppo guidato dal tenente colonnello Massimiliano Pacetto hanno avviato un filone parallelo che apre scenari diversi. Partendo dal range cronologico indicato come possibile periodo del decesso – tra gli anni ’70 e ’90 – gli investigatori stanno recuperando le denunce delle persone scomparse.
E sono migliaia. In quel ventennio nella provincia di Catania si sono combattute cruente guerre di mafia. E sono numerosi anche i casi di lupara bianca. Ma torna il dubbio iniziale: gli esperti hanno escluso la morte violenta. C’è un altro dato da tenere in considerazione: in quel periodo storico è entrata in vigore la legge Basaglia che ha disposto la chiusura dei manicomi. Molti pazienti, senza casa e famiglia, finirono in strada.
Oltre che vagliare le denunce di scomparsa, gli investigatori hanno diffuso il dettaglio e le foto degli abiti che indossava l’uomo: lunghi pantaloni scuri, una camicia chiara a righe, un leggero maglione di lana, una cravatta nera, una mantellina di nylon verde scuro, un cappello di lana con pompon e degli scarponcini Pivetta n. 41. Rinvenuti anche delle monete di vecchie lire e un orologio Omega con cinturino e un piccolo pettine con custodia.
La Procura, dopo che la Sezione investigazione scientifica dei carabinieri ha svolto i rilievi nella grotta sull’Etna, ha anche nominato un antropologo per svolgere analisi specifiche sui resti ritrovati.