Catania, la nuova mafia: il vuoto dopo la cattura del latitante- Live Sicilia

Catania, la nuova mafia: il vuoto dopo la cattura del latitante

L'arresto di Tony Trentuno, nuovo boss di San Cocimo, spariglia le carte negli equilibri criminali
CLAN SANTAPAOLA
di
2 min di lettura

CATANIA – Quando un latitante decide di tornare, rischiando le manette, vuol dire che serve la sua presenza. Gli assetti della nuova mafia catanese sono in continua mutazione. Tony Trentuno, il latitante catturato sulla Salerno – Reggio Calabria venerdì pomeriggio, era diretto a San Cocimo a Catania. Ma non è riuscito ad arrivare a destinazione.

Il giovanissimo boss, anche grazie alla sua parentela con Lorenzo Saitta ‘u scheletro (è il genero), negli ultimi anni sarebbe riuscito a creare attorno a sé un gruppo di ‘carusi’. Capaci, come è accaduto lo scorso febbraio, anche di rispondere con le pistole alle provocazioni. E per poco, quella volta, poteva anche scapparci il morto. E non un morto qualsiasi. Perché le pallottole hanno provocato la caduta dallo scooter del figlio dell’uomo d’onore Orazio Magrì, che quel giorno era con Sam Privitera dei Nizza, da poco in carcere per la veste di mandante per l’omicidio di Enzo Timonieri. Insomma poteva scatenarsi una guerra tra le nuove fila di Cosa nostra catanese.

Un vertice militare completamente diverso da quello che siamo stati abituati a vedere fino a poco tempo fa. Con il blitz Chaos del 2017 del Ros, gli uomini d’onore di rango e i boss di spessore criminale sono finiti dietro le sbarre. E quel vuoto è stato riempito da teste calde che girano armati. Pronti a sparare. Pronti ad ordinare omicidi. Pronti a uccidere. Alcuni di questi, appena ventenni, sono diventati collaboratori di giustizia. Le rivelazioni dei fratelli Michael e Ninni Sanfilippo, ex Cursoti Milanesi e poi migrati nei Nizza dopo la cruenta sparatoria dell’8 agosto 2020, offrono una fotografia recentissima della mappa catanese. Quei verbali hanno scatenato il terrore tra i Nizza e i Santapaoliani di San Cocimo. La roccaforte criminale di piazza Machiavelli almeno fino a pochi anni fa – così documenta l’inchiesta Zeta – sarebbe rimasta sotto il controllo di Maurizio Zuccaro e family. Ma poi gli arresti hanno permesso a Trentuno di diventare una sorta di ‘signorotto’ della zona a ridosso di San Cristoforo. Nel suo ‘quadrilatero’ di potere ha innescato lo spaccio, prima linfa di liquidità della mafia. La retata dei carabinieri però ha messo scompiglio. E per sfuggire alle manette è scappato all’estero per cinque mesi. A quanto pare però qualcosa è andato storto. Il suo ritorno non sarebbe più stato rinviabile. Ma i suoi piani sono miseramente falliti a Vibo Valentia. Dove è stato catturato. Questo arresto potrebbe provocare altri smottamenti. E a San Cocimo si cerca già un nuovo capo.

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