CATANIA – Perchè Gianfranco La Rocca, figlio del famigerato padrino scomparso di Caltagirone e oggi secondo la procura vertice della famiglia calatina, dovrebbe partecipare a un incontro con i vertici dei Santapaola con Mario Strano visto che da oltre dieci anni è migrato con i Cappello-Carateddi? Ci sarebbe un’alleanza tra gli Strano e la famiglia La Rocca. Almeno questo emerge dalle carte del blitz Agorà che ha decapitato la nuova cabina di regia di Cosa nostra catanese che vede al potere (almeno fino agli arresti) Salvatore Rinaldi, Carmelo Renna e Michele Schillaci. Siamo nel 2019. Mario Strano non è stato ancora arrestato nell’operazione Camaleonte, nome dedicato proprio alla sua figura border line. Il boss di Monte Po però ha voluto precisare ai magistrati “che chi è Cosa nostra non può essere Cappello”. Insomma con Iano Lo Giudice (boss dei Bonaccorsi) si sarebbe distaccato per creare una famiglia con la benedizione dei Lo Piccolo di Palermo. Una famiglia però diversa da quella che avrebbe voluto costituire il killer Francesco Squillaci, detto Martiddina, oggi pentito.
Una pagina complessa della storia della mafia catanese. Le sentenze fotografano un fatto: i fratelli Strano hanno lasciato i Santapaola-Ercolano e hanno fatto un accordo con i Cappello-Bonaccorsi. Secondo un pentito Mario Strano poi ci avrebbe giocato con questa sua posizione così fluida. Per l’operazione Camaleonte il boss avrebbe creato un gruppo autonomo ma collaterale ai Cappello-Bonaccorsi.
Il 5 giugno 2019 ci sono delle conversazioni particolarmente riservate registrate nelle cimici piazzate nell’officina di zia Lisa di Turi Rinaldi millimachini. I Santapaola stanno cercando di riprendersi l’estorsione del Bingo di Misterbianco su cui vanterebbero pretese anche gli Strano. E mentre si discute di questa vicenda si parla dell’asse La Rocca – Strano. I boss dicono che “loro sono Cosa nostra”.
“La famiglia Strano! hanno la testa … tutti sono! Hanno la testa malata e allora, se ti usano questa cosa tra loro compagni, una motivazione ci sarà! La tua motivazione è che loro sono Cosa nostra! Sto sbagliando? che loro sono Cosa nostra! Loro fanno parte di Cosa nostra! … – seguono due secondi di silenzio, ndr – ‘Mbare, i problemi non sono nostri di ora, i problemi sono all’apice dei discorsi, ‘mbare, vedi che io so che il Signor Ciccio La Rocca…”
Gli interlocutori criticano aspramente la scelta di Gianfranco La Rocca che si presenta ad un appuntamento con Antonio Tomaselli (arrestato nel novembre 2017) con Mario Strano. “Ma tu per un appuntamento come fai a venire con… non solo, due volte… inc. E lui solo non veniva, ‘mbare! Non è voluto venire, ‘mbare!”. Ma è Michele Schillaci che spiega a Ferrini (responsabile dei paesi) che l’alleanza di La Rocca con Strano ha “l’avallo di cosa nostra palermitana” “Palermo! Questo è tutta a magghia di iddi!”.